Una missione navale europea per il grano ucraino. Col rischio di attacco russo

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(Roma, 28 maggio 2022). L’ipotesi al vaglio del vertice straordinario che inizierà lunedì. Il rischio di uno scontro con la Marina russa preoccupa meno della crisi alimentare. L’intelligence italiana ha informato il governo che il Paese rischia di essere investito da un flusso straordinario di profughi

L’Unione europea sta valutando una missione navale per aiutare a esportare grano dall’Ucraina. Lo sostiene il quotidiano spagnolo El País, citando fonti di Bruxelles, secondo le quali il vertice europeo straordinario che inizierà lunedì solleverà il problema dell’aumento del rischio di fame nei Paesi dipendenti dalle esportazioni agricole dall’Ucraina. L’Unione europea starebbe anche discutendo la possibilità di avviare una missione navale per scortare navi mercantili dall’Ucraina attraverso il Mar Nero, in particolare dal porto di Odessa.

Il Consiglio europeo “condanna fermamente la distruzione e l’appropriazione illegale della produzione agricola ucraina da parte della Russia”, si legge nelle bozze di conclusione del vertice citate dal giornale spagnolo. Il documento invita Mosca a “porre fine al blocco dei porti ucraini e a consentire le esportazioni di prodotti alimentari, in particolare da Odessa”. L’operazione navale per il grano ucraino potrebbe causare uno scontro militare con la Marina russa ma Bruxelles guarda con altrettanto timore allo scoppio di una crisi umanitaria nei Paesi i cui bisogni alimentari più elementari dipendono dalle esportazioni ucraine.

I NUMERI DELLA CRISI

Secondo i dati della Commissione europea, la Tunisia importa il 53% del suo grano dall’Ucraina, la Libia il 44% e l’Egitto il 26%. In India e Pakistan, con una popolazione complessiva di quasi 1,7 miliardi di persone, la dipendenza dal grano ucraino è quasi del 50%. La carenza di grano in tutti questi Paesi potrebbe scatenare non solo una carestia, ma anche una crisi economica e sociale che prima o poi porterebbe a ondate migratorie verso l’Europa. Fino allo scoppio della guerra, l’Ucraina esportava ogni anno 18 milioni di tonnellate di grano, 24 milioni di tonnellate di mais e quasi cinque milioni di tonnellate di orzo, secondo i dati dell’International Grains Council.

GLI SFORZI DI DRAGHI

Mario Draghi ha parlato al telefono venerdì con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Durante il colloquio, il presidente del Consiglio ha discusso anche le prospettive di sblocco delle esportazioni di grano dall’Ucraina per far fronte alla crisi alimentare che minaccia i Paesi più poveri del mondo. Il giorno prima Draghi aveva sentito il leader russo Vladimir Putin, che, stando a quanto dichiarato dal Cremlino, ha dettato una condizione per lo sblocco della crisi del grano: rimozione delle sanzioni imposte dall’Unione europea per l’invasione dell’Ucraina. Secondo il presidente russo “la crisi alimentare è colpa delle sanzioni e se le sanzioni fossero tolte, la Russia potrebbe esportare grano”, aveva spiegato il presidente del Consiglio in conferenza stampa. “Ma ovviamente le sanzioni sono lì perché la Russia ha attaccato l’Ucraina”, aveva aggiunto lasciando intendere di non voler cedere al ricatto di Putin su una crisi da egli stesso causata, probabilmente pensato anche per spezzare il fronte europeo.

I TIMORI EUROPEI

“Putin usa fame e grano per esercitare il potere”, ha dichiarato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, a Davos, in Svizzera, in occasione del Forum economico mondiale. “Ancora una volta, la nostra risposta è e deve essere quella di mobilitare una maggiore collaborazione a livello europeo e a livello globale, aprendo corsie di solidarietà che collegano i confini dell’Ucraina ai nostri porti e finanziando diverse modalità di trasporto”, ha aggiunto. “L’artiglieria russa bombarda i granai in tutta l’Ucraina deliberatamente”, ha continuato, “le navi da guerra russe nel Mar Nero bloccano le navi ucraine piene di grano e di semi di girasole. Le conseguenze di questi atti vergognosi sono evidenti: i prezzi del grano a livello globale stanno salendo alle stelle e sono i Paesi fragili e le popolazioni vulnerabili che soffrono di più”.

L’ALLARME PROFUGHI

“Se la trattativa sul grano fallisse, se quei ventidue milioni di derrate dovessero marcire nei porti ucraini, la carestia nelle zone più povere dell’Africa e dell’Asia provocherebbe un’ondata migratoria senza precedenti verso l’Europa”, ha spiegato il Corriere della Sera. “E colpirebbe per primi gli Stati rivieraschi. Da settimane l’intelligence italiana ha informato il governo che il Paese rischia di essere investito da un flusso straordinario di arrivi, calcolato in ‘centinaia di migliaia’ di persone. ‘Quattrocentomila’ un esponente dell’esecutivo. Ecco l’ordigno con cui i russi minacciano il Vecchio Continente e tentano di trasformare le sue coste in un’altra trincea”, aggiunge il quotidiano.

IL DOSSIER AL COPASIR

Il tema è stato portato anche all’attenzione del Copasir da Elisabetta Belloni, direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. “Già nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, se non si garantisce la sicurezza alimentare, se non si liberano i porti ucraini e non si consente di fornire il grano ai popoli dell’Africa, ben prima avremo una massa migratoria che premerà sull’Europa come una bomba demografica innescata da chi ha lanciato una guerra permanente per sottomettere la nostra Europa”, ha dichiarato Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia e presidente del Copasir.

Di Luigi Romano. (Formiche)