(Roma, Parigi, 21 maggio 2022). I porti del Mar Nero sotto controllo russo rimarranno chiusi. Mosca rifiuta di collaborare con i Paesi occidentali che le impongono pesanti sanzioni economiche, considerate « folli ».
È questa la risposta arrivata dal Cremlino a chi invita Mosca a far ripartire il commercio di grano ucraino, bloccato nei porti del Mar Nero, per evitare una crisi alimentare mondiale.
«323 milioni di persone a rischio fame»
Lo scenario preoccupa da settimane le istituzioni internazionali. « Il numero di persone a rischio di fare la fame era già aumentato da 80 milioni a 135 milioni prima del Covid-19 », ha spiegato David Beasley, Direttore esecutivo del World Food Programme dell’Onu. « Dopo la pandemia, erano 276 i milioni di persone a rischio fame. E ora a causa della crisi in Ucraina, questo numero salirà ancora, a almeno 323 milioni di persone », ha dichiarato l’alto funzionario delle Nazioni Unite, prima di lanciare un avvertimento: « se la Russia non dovesse riaprire i porti nella regione di Odessa, sarebbe come dichiarare guerra alla sicurezza alimentare globale. Le conseguenze potrebbero essere carestie, instabilità e migrazioni di massa ». A essere minacciati sono soprattutto i Paesi africani.
«Un’arma silenziosa»
Ora Washington accusa Mosca di servirsi della questione alimentare per ricattare l’Occidente: « la Russia sceglie di usare le riserve alimentari come un’arma », ha tuonato il segretario di Stato americano Antony Blinken. « Anche Dimitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza ed ex presidente russo, ha dichiarato che la produzione agricola russa è un’arma silenziosa ».
In attesa di sbloccare la situazione sul versante della sicurezza alimentare mondiale, il Senato statunitense continua ad aiutare Kiev. Ieri è stato approvato un nuovo pacchetto di aiuti per l’Ucraina, del valore di 40 miliardi di dollari.