(Roma, 08 maggio 2022). Gli oligarchi russi sono sempre più sul punto di tradire Putin. Ecco il racconto di un ex manager di Gazprom e i motivi alla base di quello che potrà accadere prossimamente
Poche ore al 9 maggio: anche se all’apparenza la Giornata della Vittoria sui nazisti sembrerà una parata trionfale con chissà quali proclami sul conflitto in Ucraina, Putin e i suoi uomini non hanno proprio nulla da festeggiare. Più indizi forniscono una prova, concreta: gli autosabotaggi dei carri armati di alcuni soldati russi, gli aiuti occidentali sempre più presenti e possenti per l’esercito di Zelensky che sta riorganizzando idee e forze e il potenziale tradimento da parte dei Siloviki. A questi fatti si aggiungono le parole di Igor Volobuev, ex manager di Gazprom fuggito in Ucraina, che in un’intervista a Repubblica ha affermato che se l’Ue impedirà agli oligarchi di « entrare nel territorio e continua con le sanzioni, presto cominceranno a fare qualcosa per rovesciarlo ». Insomma, lo Zar dovrà vedersela anche con un « fronte interno » che potrebbe volere la sua testa.
« So cosa può accadere… »
Ma perchè i miliardari russi, abituati al lusso e agli sfarzi, stanno iniziando a perdere la pazienza? La domanda è retorica: « Agli oligarchi interessano proprietà e soldi. Sanno che le mosse di Putin sono una minaccia ai loro averi », sottolinea il 50enne Volobuev che negli ultimi sei anni è stato vicepresidente di Gazprombank e in precedenza membro di Gazprom. Insomma, qualcuno che conosce molto bene il meccanismo dall’interno e non millanta ipotesi anti regime. « Ho visto la cucina dall’interno, so cosa può accadere », afferma al quotidiano italiano, specificando che per « cucina » intende la potente e falsa propaganda che il Cremlino emana ininterrottamente. Originario della città ucraina di Sumy, è rientrato per i sensi di colpa che conduceva in Russia con la sua vita agiata. Si sarebbe voluto anche arruolare ma senza esperienza militare non gli è stato concesso.
« Posso contrastare la propaganda »
Avendo avuto un passato da giornalista, l’idea di Volobuev è quella di « contrastare la propaganda russa. Dentro Gazprom mi occupavo di insegnare la ‘politica dell’informazione’. Conosco la cucina dall’interno… », ribadisce, raccontando come lo Zar veicoli le fake news che si verificavano anche durante la « guerra del gas del 2008-2009 », il cui obiettivo principale della stampa russa di cui era il Capo « era dimostrare che gli impianti dell’Ucraina avevano un tasso altissimo di guasti, che Kiev non investiva nell’ammodernamento e che, dunque, era più conveniente bypassarli. Un modo per screditare l’Ucraina e toglierle lo status di principale Paese di transito ». Oggi, è libero di svelare la verità: « I dati sugli impianti russi non sono migliori di quelli ucraini ».
« Si manipola la realtà »
Sempre a proposito di quel periodo, che si adatta molto bene all’attualità bellica, Volobuev e i suoi ebbero più volte l’ordine di « dimostrare che l’Ucraina rubava il gas alla Russia manipolando la realtà ». Il vizio non è stato perso: dal 24 febbraio, sui canali tv russi e sugli organi di informazione, non si fa che mentire « in continuazione » sostenendo « che siano le truppe ucraine a bombardare le città e il popolo russo ci crede », spiega l’ex Gazprom a Repubblica. E aggiunge un particolare fondamentale che ormai abbiamo imparato anche noi occidentali: « Non dimentichiamo mai la regola base: qualsiasi informazione che proviene da fonti ufficiali russe è di default una bugia fino a quando non sia provata ».
« Per me lo Zar è un criminale »
Infine, un cenno all’artefice del pandemonio che ha creato in Ucraina con migliaia di morti e crimini di guerra, Vladimir Putin. « L’ho incontrato diverse volte, molto tempo fa. Non mi ha fatto alcuna impressione. Per me è un criminale ». Adesso, per vendetta, Volobuev ha un procedimento in corso dove viene accusato di tradimento perché si potrebbe anche sospettare che sia una spia del Cremlino e abbia messo in piedi questa messinscena. « Si dice che chi lavora in strutture come Gazprom sia automaticamente arruolato nell’Fsb, lo so bene. Ma io non ho mai avuto a che fare coi servizi segreti russi », conclude.
Di Alessandro Ferro. (Il Giornale)