Libia: tensioni a Tripoli, organizzazioni internazionali mandano a casa il personale locale

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(Roma, Parigi, 10 marzo 2022). La tensione nella capitale è molto alta per il possibile scoppio di un conflitto armato tra due coalizioni rivali: da una parte il Gun del premier uscente Dabaiba, riconosciuto dall’Onu; dall’altra il nuovo Gsn, sostenuto dall’Esercito nazionale libico di Haftar

Alcune organizzazioni internazionali basate a Tripoli, la capitale della Libia, hanno invitato il personale locale a rientrare nelle proprie abitazioni come misura precauzionale. Lo ha appreso “Agenzia Nova” da fonti libiche. La tensione nella capitale è molto alta per il possibile scoppio di un conflitto armato tra due coalizioni rivali: da una parte il Governo di unità nazionale (Gun) del premier uscente Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dall’Onu; dall’altra il nuovo Governo di stabilità nazionale (Gsn), sostenuto dall’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar e dalla presidenza del Parlamento di Tobruk. Stephanie Williams, consigliere speciale per la Libia del segretario generale delle Nazioni Unite, ha lanciato un appello “alla moderazione e alla necessità di astenersi da azioni provocatorie, a parole e con i fatti, compresa la mobilitazione delle forze”. In un messaggio su Twitter, la diplomatica statunitense ha rinnovato “l’offerta di utilizzare i buoni uffici delle Nazioni Unite per mediare e assistere i libici nel trovare una via consensuale da seguire”. Anche l’ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, Richard Norland, ha esortato le parti libiche “a perseguire una soluzione politica piuttosto che rischiare un’escalation”. Sempre su Twitter, il diplomatico ha dichiarato di “sostenere pienamente” il messaggio della Missione di sostegno delle Nazioni Unite (Unsmil), la quale ha espresso preoccupazione per le notizie sull’accumulo di forze armate a Tripoli e dintorni. La missione ha sottolineato “l’importanza di preservare la calma e la stabilità nel Paese e invita tutte le parti ad astenersi da qualsiasi azione che possa portare a scontri armati”. Unsmil ha esortato le parti libiche a cooperare con Williams “negli sforzi in corso per trovare una via negoziale allo stallo politico attuale”.

Il premier designato Fathi Bashagha, già ministro dell’Interno, si troverebbe in una località sconosciuta della Tripolitania, forse Zintan, circa 140 chilometri a sud-ovest di Tripoli, in attesa di entrare nella capitale grazie ad accordi stretti con milizie e gruppi armati. Secondo fonti di sicurezza sentite da “Nova”, Bashagha potrebbe essere invece nel Dar Al-Salam Hotel di Sirte, città a metà strada fra Tripoli e Bengasi. Le stesse fonti riferiscono che i notabili e gli sceicchi di Misurata (città da dove provengono entrambi i premier rivali) starebbero portando avanti una mediazione tra le due coalizioni a Tobruk, in Cirenaica. “Se Bashagha non ha perfettamente preparato il terreno sarà guerra”, riferiscono a “Nova” fonti libiche. Un membro di alto profilo della Brigata Mahjoub, importante forza militare di Misurata, ha detto ad “Agenzia Nova” che le azioni portate avanti dalla cosiddetta Forza di protezione delle elezioni, coalizione di milizie fedele a Dabaiba, potrebbero rappresentare la miccia per l’inizio di una guerra. “Stanno posizionando barriere di terra alle porte di Masalata e Al Naqazah (a sud-est di Tripoli): questa è considerata una minaccia esplicita che potrebbe portare alla guerra”, ha detto la fonte.

A est di Tripoli, la Forza operativa congiunta di Misurata ha dichiarato lo stato di massima allerta, ordinando l’adunata dei suoi membri al quartiere generale. “Tutti i membri della Forza operativa congiunta di Misurata devo recarsi immediatamente al quartier generale con l’equipaggiamento completo”, riferisce una nota su Facebook. I membri di questo gruppo armato hanno combattuto ferocemente durante gli scontri armati a sud della capitale, Tripoli, contro le forze di Haftar nella guerra del 2019-2020. La stessa milizia di Misurata ha più volte manifestato il proprio sostegno alle dichiarazioni di Dabaiba sempre più ostili contro Bashagha e il parlamento di Tobruk. Curiosamente, il 20 febbraio scorso il governo di Tripoli ha assegnato alla Forza operativa congiunta la somma di 100 milioni di dinari (circa 20 milioni di euro), senza tuttavia che ne fossero spiegate le ragioni.

Intanto almeno quattro membri del governo Dabaiba si sono dimessi nelle ultime ore. Si tratta del ministro di Stato per gli Sfollati e i diritti umani, nonché ministro dell’Educazione “ad interim”, Ahmed Abu Khuzam; del ministro del Servizio civile Abdel Fattah Khoja; del ministro di Stato per l’Immigrazione, Jadid Maatouq; del sottosegretario alle Finanze per gli Affari istituzionali, Ali Taboni. E’ in corso di verifica la notizia delle possibili dimissioni del sottosegretario al ministero degli Enti Locali, Mehdi Saeiti, per evitare divisioni e scontri con il Governo di stabilità nazionale. Sebbene si tratti di posizioni di secondo piano, le dimissioni presentate finora potrebbero spingere altri ministri a fare un passo indietro, compromettendo così la coesione del Gun rispetto la nomina del nuovo governo. Tale sviluppo, peraltro, rafforza la valutazione che Bashagha stia attivamente manovrando per portare dalla sua parte i ministri del governo di Tripoli. Intanto anche l’Unione dei lavoratori del settore petrolifero della Libia ha annunciato in una nota il proprio appoggio al nuovo esecutivo Bashagha. Una dichiarazione, quella del sindacato, che parrebbe influenzata dal ministro del Petrolio del Gun, Mohamed Aoun, il quale ha recentemente espresso sostegno al governo di Bashagha. Da notare che Aoun ha da tempo cooptato i sindacati del petrolio e del gas nel tentativo di esercitare pressioni sul presidente della National Oil Corporation (Noc), Mustafa Sanallah, suo rivale.

Redazione. (Nova News)