(Roma, 05 marzo 2022). Strategia nucleare della Russia, che cosa emerge dai documenti ufficiali
Dal punto di vista quantitativo la Russia possiede più di 6000 testate nucleari, e dal punto di vista strategico il 2 giugno del 2020 il presidente Putin ha rilasciato il documento ufficiale o presidenziale numero 355 sulla deterrenza nucleare.
Questo documento si può considerare a tutti gli effetti un report di pianificazione strategica, ed è importante perché è la prima volta che la Russia definisce in maniera ufficiale che cosa intenda per deterrenza nucleare e, più generale, per dottrina nucleare.
Il testo presidenziale è molto chiaro su alcuni aspetti, ed in modo particolare su come le autorità russe interpretino le armi nucleari: secondo questo documento le armi nucleari sono esclusivamente uno strumento di deterrenza e il loro uso va fatto solo in casi estremi, allo scopo di ridurre la minaccia nucleare e per impedire che le relazioni interstatali si deteriorino. Tuttavia, dal documento presidenziale non emerge chiaramente se la dottrina russa sia guidata da una logica di escalation o invece di de-escalation. La complessità interpretativa è dovuta al fatto che in questo documento si usa l’espressione espressivo.
Infatti il documento parla del fatto che la Russia potrebbe porre in essere il dispiegamento espressivo delle armi nucleari. Cosa intende, con questa espressione, la dottrina russa? Potremmo interpretare questo termine affermando che la Russia stia parlando di una deterrenza attiva attraverso un efficace dispiegamento di sistemi d’arma. La possibilità dell’uso della deterrenza nucleare dipende anche dal fatto che ormai l’architettura internazionale dei trattati relativa alla sicurezza nucleare si è andata via via deteriorando anche a causa delle scelte poste in essere da Bush e da Trump, e proprio per questo la Russia ha optato per una strategia flessibile.
Ma ad aiutarci a comprendere la complessità della dottrina sulla deterrenza nucleare russa ci sono due eventi recentissimi: il primo è relativo all’annuncio da parte del presidente bielorusso fatto il 27 febbraio, relativo ad un referendum che deve annullare lo status di nazionale denuclearizzata al fine di poter accogliere le armi nucleari russe; il secondo evento è relativo ad dichiarazione del presidente russo – fatta, guarda caso, il 27 febbraio – sul fatto che l’esercito russo può includere una componente nucleare.
Ebbene, questi due eventi, se accostati l’uno all’altro, si inseriscono all’interno della strategia nucleare di deterrenza russa. In ultima analisi possiamo davvero escludere che Putin sarebbe disposto a utilizzare uno strumento di questo genere nel caso in cui la guerra si prolungasse in maniera indiscriminata?
Per una questione di onestà intellettuale non possiamo escludere un’eventualità, per quanto drammatica, di questo genere.
Di Giuseppe Gagliano. (Start Magazine)