Kaliningrad: la provincia «militare» russa da tenere d’occhio

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(Roma, 04 marzo 2022). Kaliningrad è un oblast della Federazione Russa al di fuori dai suoi confini, stretto tra Lettonia e Polonia, che si affaccia sul Mar Baltico. Rappresenta quindi quella che viene chiamata exclave russa, e proprio per la sua posizione geografica deve essere attentamente monitorata per capire quanto effettivamente Mosca stia elevando, o meno, il suo livello di minaccia all’Occidente.

Nella regione, che si estende per poco più di 15mila chilometri quadrati, vivono circa un milione di abitanti rappresentati in maggioranza da russi (87%), ucraini (3%) e bielorussi (3%). Per la quantità di installazioni delle diverse forze armate russe presenti, l’oblast rassomiglia più a una grande base militare. Kaliningrad fa parte del Distretto Militare Occidentale russo dal 2010, il più importante della Russia, ed è sede del quartier generale della Flotta del Baltico, situato a Baltiysk (Pillau), che a sua volta è diviso con la base di Kronstadt, San Pietroburgo, nel Golfo di Finlandia.

Le “armi” di Kaliningrad

Kaliningrad ospita almeno una brigata di fucilieri motorizzati, un reggimento di fucili motorizzati e una brigata di fanteria di marina della flotta baltica. Nell’oblast sono presenti basi aeree e missilistiche: sappiamo che sono stati dispiegati dal 2012 i sistemi da difesa aerea S-400 e risulta che ci siano 10 sistemi Iskander-M (SS-26 Stone in codice Nato). Recentemente le forze terrestri sono state aumentate e organizzate in una divisione di fucili motorizzati come parte dell’11esimo corpo d’armata (2016).

Le risorse aeree schierate nell’oblast di Kaliningrad sono ancora un mix di Su-27P e Su-24M/MR ma dal 2016 sono stati consegnati otto caccia Su-30SM divisi tra le basi aeree di Chernyakhovsk e Chkalkovsk. Le forze ad ala rotante sono costituite da Mil Mi-24, Mi-8T, Ka-27(M), Ka-27P e Ka-29.

La componente terrestre può contare su carri tipo T-72B3 e B1, che però dovrebbero essere stati sostituiti entro la fine del 2021. Le brigate di artiglieria di stanza a Kaliningrad sono state oggetto di ammodernamento negli ultimi anni, dopo aver ricevuto gli Mlrs (Multiple Launcher Rocket System) BM-27 Uragan e BM-30 Smerch.

Il comandante della flotta del Mar Baltico gestisce anche le forze di difesa costiera, che sono composte, tra le altre unità logistiche e da guerra elettronica, dalla 336esima brigata di fanteria navale e dal 25esimo reggimento missilistico costiero di cui fa parte un battaglione con sistema K-300P Bastion e uno con 3K60 Bal. La flotta del Baltico annoverava nei suoi registri, a metà del 2020, 52 unità di superficie e una sottomarina (Ssk classe Kilo) e tra il 2007 e il 2014, ha ricevuto quattro corvette di classe Steregushchiy (o project 20380) e una Neustrashimy (o project 11540).

Sostanzialmente, quindi, per la quantità e tipo di assetti presenti nell’oblast, Kaliningrad è, a tutti gli effetti, una bolla di interdizione Anti Access/Area Denial (A2/AD) e trovandosi circondata da Paesi dell’Alleanza Atlantica, in questi giorni in cui il conflitto in Ucraina ha esacerbato la tensione internazionale al punto che la propaganda mediatica ha fatto addirittura parlare di minaccia nucleare, funge da cartina tornasole per capire quale sia l’effettivo livello delle minaccia di Mosca all’Occidente.

Il ruolo dell’exclave nella guerra

Qualche giorno prima della guerra, vi avevamo raccontato dell’arrivo a Kaliningrad di caccia MiG-31K armati di missili ipersonici Kinzhal. Un dispiegamento che abbiamo considerato anomalo, in quanto questo particolare velivolo non è di base in quella regione russa ed è la prima volta che si è visto da quelle parti. Lo scorso 7 febbraio, infatti, un MiG-31K è stato visto atterrare alla base aerea Kaliningrad Chkalovsk, con agganciato, nella classica posizione ventrale, un Kh-47M2.

Ora, col senno del poi, e conoscendo le possibilità date dal Kinzhal, possiamo dire che si sia trattata di una mossa di deterrenza preventiva in vista del conflitto, ma è singolare che, nonostante tutti i provvedimenti presi dall’Occidente, chiusura degli spazi aerei compresa, da Kaliningrad in questi giorni di guerra non si sia levato in volo nessun velivolo a effettuare le classiche “puntate” verso le Adiz dei Paesi Nato.

Non sappiamo se i quattro caccia intercettati ieri sull’isola di Gotland dagli svedesi dopo aver sconfinato stessero volando da Kaliningrad, riteniamo sia più plausibile che volassero verso l’oblast exclave, ma anche se fosse, i velivoli non hanno rappresentato una minaccia diretta alla Nato ma più un avviso alla Svezia riguardante il suo possibile ingresso nell’Alleanza Atlantica.

Kaliningrad, in queste ore, resta quieta, e la Flotta del Baltico non sta effettuando manovre, sebbene non sappiamo dire con esattezza se sia rientrata tutta in porto dopo le recenti esercitazioni navali che sono servite alla Russia per sollevare “un polverone” e mascherare l’aggressione all’Ucraina, nella più classica delle tradizioni della maskirovka.

I velivoli civili russi, o i trasporti militari, a oggi non hanno fatto nulla di anomalo – se escludiamo l’episodio di Gotland – che possa indicare quindi un atteggiamento generalmente più aggressivo, rispettando la chiusura degli spazi aerei. Questa palese tranquillità, che viene molto attentamente monitorata dagli assetti da ricognizione elettronica della Nato che ogni giorno pattugliano quei cieli, può quindi essere letta come un segnale di “non escalation” verso la Nato, anche al netto dell’innalzamento del livello di allerta per le flotte del Pacifico e del Nord, che però si spiega con l’ordine di “allerta speciale” impartito dal presidente Putin domenica scorsa alle forze strategiche nucleari, in quanto quelle due forze navali sono le uniche ad avere in servizio i sottomarini lanciamissili balistici russi (gli Ssbn), che pertanto vanno “difesi” con le unità di superficie affinché possano operare in sicurezza nelle loro zone di pattugliamento all’interno dei “bastioni marittimi” delle acque prossime a quelle territoriali russe.

Di Paolo Mauri. (Il Giornale/Inside Over)