Jean-Yves Le Drian: «la Francia continuerà a combattere il terrorismo nel Sahel ma non in Mali»

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(Roma, 15 febbraio 2022). “Macron ha voluto che ci riorganizzassimo ma non ce ne andiamo”, ha affermato il ministro degli Esteri francese

La Francia continuerà a combattere il terrorismo nel Sahel, ma non in Mali. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, all’emittente televisiva “France 5”. “Il presidente della Repubblica (Emmanuel Macron) ha voluto che ci riorganizzassimo ma non ce ne andiamo”, ha affermato Le Drian. “Se le condizioni non saranno più soddisfatte, come è evidente, per poter agire in Mali, continueremo a combattere il terrorismo insieme ai paesi del Sahel che ne faranno richiesta”, ha spiegato il capo della diplomazia francese.

Le dichiarazioni di Le Drian arrivano poche ore dopo un incontro in videoconferenza dei ministri degli Esteri europei e alla vigilia della riunione convocata all’Eliseo da Macron con tre suoi omologhi saheliani del G5 Sahel: il nigeriano Mohamed Bazoum, il ciadiano Mahamat Idriss Déby e il mauritano Mohamed Ould Ghazouani. Parallelamente, sempre domani sono attesi a Parigi anche il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, per “consultazioni e prospettive di impegno per il Sahel”, secondo quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi.

Stando a quanto riferito nei giorni scorsi dall’emittente “RFI”, al termine dell’incontro di domani con i leader del G5 Sahel verranno fatti degli annunci e con ogni probabilità verrà annunciato il ritiro del contingente francese impiegato nell’operazione Barkhane in Mali. Alla riunione saranno presenti anche il presidente dell’Unione africana, Macky Sall, quello della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao), Nana Akufo-Addo, quello del Consiglio europeo, Charles Michel, e Josep Borrel, alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri. Al vertice non sono state invitate le autorità del governo di transizione del Burkina Faso né quelle del Mali. Restano da definire le modalità con cui verranno fatti gli annunci. “Tutto è ancora in discussione, dipenderà dalle decisioni”, ha spiegato una fonte diplomatica a “Rfi”. Già la scorsa settimana il quotidiano “El Pais”, citando fonti diplomatiche, ha riferito che la Francia avrebbe deciso di ritirare le sue truppe dal Mali e Parigi avrebbe informato i partner europei della sua decisione di trasferire la maggior parte di esse nel vicino Niger. Secondo le fonti, per agevolare la sua uscita dal Paese la Francia starebbe cercando il sostegno di altri partner europei. Un tale ritiro congiunto significherebbe abbandonare uno dei principali progetti europei contro il radicalismo islamico nella regione africana del Sahel. In tal senso la Spagna, il principale contribuente della missione europea di formazione Eutm Mali con 530 militari (la metà del totale), punta a mantenere la presenza nel Paese sub-sahariano.

Macron aveva già annunciato lo scorso luglio la sua intenzione di ridurre del 40 per cento le 5.100 truppe dell’operazione anti-jihadista Barkhane e sostituirle, in parte, con la nuova operazione Takuba. Tuttavia, la situazione è precipitata in aeguito all’espulsione, lo scorso 31 gennaio, dell’ambasciatore francese a Bamako, Joel Meyer, dopo che il capo della diplomazia francese, Jean-Yves Le Drian, ha descritto la giunta militare che governa Bamako come illegittima. Secondo le stesse fonti, sia l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, sia il governo spagnolo sono favorevoli al mantenimento della missione di formazione, sia per la posizione strategica del Mali nel Sahel sia per il timore che il vuoto lasciato dagli europei sia riempito dalla Russia. La continuità della presenza militare europea in Mali dipenderà in gran parte dalla decisione della Germania, che è il secondo maggior contribuente di Eutm Mali con 325 militari ed è il perno di Minusma (la Missione delle Nazioni Unite per il Mali) con 1.300 unità. In tal senso la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, si è chiesta la settimana scorsa se, “alla luce delle misure prese dal Mali, i presupposti per il nostro impegno comune siano ancora validi”. “L’impegno”, ha avvertito, “non è fine a se stesso”. Il Parlamento tedesco sarà chiamato a maggio a votare per il proseguimento della sua partecipazione all’operazione militare in Mali. Al di là della volontà politica dei Paesi europei che partecipano alla missione, gli esperti sottolineano che il ritiro delle truppe francesi potrebbe portare a un rapido deterioramento della sicurezza che renderebbe impraticabile la tenuta dell’Eutm Mali e renderebbe necessaria una “profonda revisione” della missione stessa.

Redazione. (Nova News)