« Se quando sei incinta e non sposata essere ospitata dai talebani ti sembra un rifugio sicuro, vuol dire che sei messa male… ». Queste le parole di Charlotte Bellis, giornalista neozelandese , per descrivere la sua situazione. La donna, inviata di Al Jazeera in Afghanistan ad agosto per seguire il ritiro delle truppe occidentali, era rientrata da poco nel quartier generale della rete televisiva a Doha quando si è accorta di essere incinta del compagno, il fotografo belga Jim Huylebroek. Essendo illegale in Qatar avere figli senza essere sposata, la donna decide di licenziarsi e rientrare in Nuova Zelanda, ma le rigide norme anti-Covid imposte dal governo di Jacinda Ardern non glielo permettono.
L’unico Paese per il quale lei e il compagno hanno visti validi è l’Afghanistan, e così la giornalista si rivolge direttamente ai suoi contatti tra alti funzionari talebani. « Siamo felici per te, puoi stare qui, non avrai nessun problema », le rispondono da Kabul, consigliandole comunque di dichiarare di essere sposata. E nel caso si venisse a sapere che non lo è, di « chiamarli ». « Andrà tutto bene », pare l’abbiano rassicurata i talebani. L’ironia della sorte, scrive Bellis, « è che io stessa avevo attaccato i talebani per il trattamento riservato alle donne, e adesso mi trovo invece a criticare il mio Paese ». La giornalista dovrebbe partorire una bambina a maggio.
La reporter sostiene di aver inviato alle autorità neozelandesi 59 domande per ottenere un via libera « d’emergenza », senza mai ottenere risposta. Le durissime regole decise dalla Nuova Zelanda per chi rientra dall’estero, inclusa la quarantena di dieci giorni in hotel gestiti da militari, sono state oggetto di forti critiche. Chris Bunny, il capo del Sistema di isolamento e quarantena, ha spiegato chela domanda di Charlotte è stata respinta perché non soddisfaceva il requisito della partenza entro 14 giorni, ma il ministro neozelandese per l’emergenza Covid Chris Hipkins ha chiesto un’indagine sul suo caso.
Intanto dopo la pubblicazione della notizia sul New Zealand Herald e l’eco che ha suscitato, riferisce il Guardian di Londra, un portavoce governativo l’ha contattata invitandola a ripresentare la richiesta di ingresso. A questo punto la pratica sembra essersi rimessa in moto ed è possibile che possa rientrare in Nuova Zelanda.
E in queste ore Charlotte Bellis, parlando da Kabul con la radio neozelandese, ha detto che ha ricevuto un’offerta di asilo da un paese, di cui non ha voluto rivelare il nome, ma si è dichiarata « molto triste di non poter tornare in Nuova Zelanda ». (Rai News)