Siria: aumenta il ruolo dell’Iran nell’economia di Damasco

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L’Iran ha discusso con il governo di Damasco della possibilità di creare una zona di libero scambio e di istituire una banca congiunta. L’obiettivo di Teheran potrebbe essere rafforzare la propria presenza nel panorama economico siriano, in un momento in cui teme il ruolo di altri competitor, Russia in primis.

La notizia è stata diffusa a margine di una visita intrapresa, dal 12 gennaio, da una delegazione commerciale iraniana, guidata dal ministro delle Strade e dello Sviluppo urbano, Rostam Qasemi, da inserirsi nel quadro degli sforzi profusi da Teheran per rafforzare il proprio ruolo nell’economia siriana. I colloqui hanno visto protagonisti alti funzionari siriani, oltre al presidente Bashar al-Assad, il ministro degli Esteri, Faisal Mekdad e il ministro dell’Economia e del commercio estero, Mohammad Samer al-Khalil. “Le banche iraniane e siriane esistenti dovrebbero avere filiali in entrambi i Paesi”, ha dichiarato Qasemi ai media, annunciando la possibile istituzione di un istituto bancario congiunto e affermando che i colloqui hanno portato a importanti risultati, che contribuiranno a sviluppare i legami commerciali tra Teheran e Damasco. Parallelamente, secondo quanto riferito dal direttore generale dell’Organizzazione per il commercio iraniana, Alireza Peymanbak, nel corso della visita è stata presa in esame la possibilità di aumentare la produzione di prodotti iraniani in Siria, trattori e attrezzature agricole in primis, mentre si è discusso dell’annullamento delle tariffe doganali e dell’aumento delle esportazioni all’interno della regione. Secondo alcuni analisti, attraverso l’istituzione di una banca congiunta, sia Teheran sia Damasco starebbero cercando di aggirare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti, in un momento in cui l’Iran cerca di ottenere il denaro stanziato dalla Siria per finanziare i progetti portati avanti.

In tale quadro, il 15 gennaio, fonti mediatiche filogovernative hanno riferito che il governatore della regione occidentale di Latakia, Amer Hilal, ha tenuto colloqui con l’ambasciatore iraniano a Damasco, Mahdi Sobhani, proponendo di istituire un impianto per lo smistamento di rifiuti solidi, da dover poi smaltire in una discarica che verrà presto messa in funzione. Il governatore avrebbe poi chiesto all’interlocutore iraniano di beneficiare dell’esperienza di Teheran nella produzione di succhi di frutta e frutta essiccata. “Cerchiamo partenariati e opportunità di cooperazione con le compagnie iraniane”, ha dichiarato Hilal, dicendosi favorevole alla partecipazione dell’Iran in progetti industriali a Latakia e, in particolare, a livello di energia ed elettricità. Sobhani, dal canto suo, ha espresso il desiderio del suo Paese di collaborare con la Siria e ha messo in luce il ruolo di Latakia a livello economico. A tal proposito, alcuni ritengono che tale regione rappresenti una delle più rilevanti per l’Iran, in quanto lontana da combattimenti e sede di uno scalo portuale.

Latakia è considerato il secondo porto più importante in Siria dopo Tartous, quest’ultimo posto per buona parte sotto il controllo di Mosca. In un primo momento, l’Iran aveva iniziato a rafforzare la propria presenza a Latakia nominando suoi alti funzionari al suo interno o circondando la città con milizie da esso sostenute. Tuttavia, con l’intervento russo in Siria, nell’autunno 2015, Teheran ha visto ostacolate le proprie ambizioni sulla costa del Mediterraneo. Nel 2019, il presidente siriano pensò di affidare il porto di Latakia a una compagnia iraniana, ma la mossa incontrò l’opposizione della Russia, determinata a preservare la propria influenza sui porti siriani.

L’influenza dell’Iran in Siria è cresciuta a livelli senza precedenti con lo scoppio della rivoluzione siriana del 2011. Teheran, sostenitrice del governo damasceno, oltre a destinare aiuti economici, ha istituito università e società all’interno dei territori siriani, anche al fine di potenziare gli scambi commerciali. A tal proposito, il 13 gennaio, il capo della Camera di commercio siro-iraniana, Kiwan Kashfi, ha affermato che le esportazioni iraniane in Siria sono aumentate del 90% da marzo alla fine del 2021, per un valore totale di 160 milioni di dollari. Tuttavia, secondo alcuni analisti, Teheran sembra essere diventata “sospettosa della debolezza della sua quota di torta nell’economia siriana”, il che la starebbe spingendo a firmare il maggior numero di accordi nel minor tempo possibile per provare a preservare il proprio ruolo. (Sicurezza Internazionale)