Quirinale: Parlamento convocato il 24 gennaio. Dall’incognita assenze causa Covid al nome ancora da scrivere

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Il presidente della Camera Fico invia le lettere per la designazione dei rappresentanti delle Regioni che parteciperanno all’elezione del Capo dello Stato. Misure di sicurezza eccezionali e super green pass mentre aleggiano i nomi di possibili successori di Mattarella, tra cui tante donne di alto profilo

Era una delle date previste: il Parlamento in seduta comune integrato dai delegati regionali è stato convocato dal presidente della Camera, Roberto Fico, il 24 gennaio alle ore 15 per l’elezione del Capo dello Stato. Come stabilito dalla Costituzione il massimo organo legislativo sarà allargato ai rappresentanti delle Regioni alle quali Fico ha inviato oggi la lettera ufficiale, che sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Si tratta dell’ultima elezione con i 1008 « grandi elettori »: a partire dalle prossime politiche, infatti, i membri di Camera e Senato saranno ridimensionati nel numero – in tutto 600 – e di conseguenza lo sarà anche il numero dei delegati che in futuro indicherà l’inquilino del Quirinale.

Da qui al 24 sono tante le incombenze e non mancano incognite e criticità. A partire dall’applicazione delle norme di sicurezza e rispetto delle prescrizioni anti Covid, tra cui il possesso del Super Green Pass, che dovranno essere applicate a tutti, parlamentari e delegati, così come ai dipendenti di Montecitorio e ai giornalisti accreditati. Si mette al lavoro proprio oggi la logistica di Montecitorio che avvia i primi rilievi nelle varie sale del palazzo e nel cortile dove tradizionalmente sono ospitate le postazioni televisive italiane e straniere. Si dovranno poi individuare delle aree riservate alle testate di tutto il mondo, ma anche ai leader politici non parlamentari e a tutti gli accreditati.

L’incognita maggiore resta quella dei contagi che avanzano in tutta Italia e che non lasciano intonse le aule parlamentari. Misure di sicurezza eccezionali insomma che dovranno essere studiate nel dettaglio affinché i lavori si svolgano senza intoppi. I primi dei quali si potrebbero pesare già il 10 e l’11 gennaio quando si riuniranno, rispettivamente, le aule di Camera e Senato: in quella data si capirà meglio quanti possano essere i deputati e senatori positivi al virus o costretti alla quarantena.

L’incognita assenze per Covid

All’ultima seduta della Camera gli assenti per Covid erano 30, di cui 20 positivi, mentre in Senato le defezioni al 23 dicembre erano meno di 10. Ragion per cui sarà indicativa la prima riunione dell’anno per capire quale sia l’andamento dei contagi fra i parlamentari. Contando che anche i delegati regionali potrebbero subire il contraccolpo del virus e tenendo conto delle ultime norme in materia di quarantena, il numero complessivo degli aventi diritto al voto non si dovrebbe però discostare di molto dal plenum. In ogni caso, calcola l’Agi, nelle prime tre convocazioni del Parlamento allargato dovrebbe essere garantita la maggioranza qualificata dei due terzi e la maggioranza assoluta dal quarto scrutinio in poi, necessarie per eleggere il successore di Mattarella.

Il toto Quirinale: le quotazioni di Draghi

Ma a infiammare gli animi in attesa dell’inizio dei lavori è il toto Quirinale, ovvero il nome di colui o colei che possa assulgere alla prima carica dello Stato. Il presidente uscente ha già sgomberato il campo da ogni velleità di prolungamento del suo mandato. Tanto che nel suo discorso di fine anno è stato un inequivoco commiato. Ipotesi aperte dunque, con Mario Draghi – autodefinitosi « nonno prestato alla politica » – che resta il nome più quotato nonostante le resistenze di molti partiti che vorrebbero che il suo mandato a Chigi andasse avanti fino al termine della legislatura. Ma il clima è quanto mai fluido e anche il M5S, che con Conte ha sempre chiuso all’ipotesi, sembra allentare la presa. Il partito di maggioranza relativa dà indicazioni importanti: va bene anche Draghi purché cada nel vuoto l’ipotesi Berlusconi.

La salita al Colle del presidente del Consiglio però delinea un’altra incognita, quella della successione a Palazzo Chigi, non scevra da « rischi » in piena nuova ondata pandemica e la delicatezza della gestione dei fondi del Pnrr sul lato economico. La scelta del suo nome passerà inevitabilmente dalla valutazione dell’opportunità di una crisi di governo, visto l’ingorgo istituzionale senza precedenti a cui si andrebbe incontro. Nel caso fosse, il nome più citato come nuovo premier è quello dell’attuale ministro dell’Economia, Daniele Franco, che garantirebbe la continuità con il lavoro del suo predecessore. E’ chiaro che due governi « tecnici » di seguito sia un’ipotesi piuttosto odiata dai partiti i quali in ogni caso respingono l’ipotesi di elezioni anticipate.

Berlusconi in calo, Cartabia e Severino in salita

E allora i nomi alternativi al Colle non mancano. Parola d’ordine trasversalità, come lo stesso Mattarella ha fatto intendere. E qui si colloca in testa Giuliano Amato, attuale giudice costituzionale, « tecnico di ispirazione socialista » come viene definito, che potrebbe mettere d’accordo quasi tutti. Soprattutto coloro che dentro il centrodestra, sostengono la candidatura di Silvio Berlusconi, il cui nome fa infuriare la sinistra e convince (ma solo timidamente e con molti distinguo) il suo schieramento. Fuori dai giochi si direbbe per essere più divisivo che unificante. Prenderebbe terreno invece Pierferdinando Casini, eletto con il Pd in quest’ultima legislatura, ma di lunga militanza da leader del centrodestra (quindi « trasversale »), ed ex presidente della Camera, e Dario Franceschini, attuale ministro della Cultura.

Mentre si fa strada l’appello alle forze politiche da parte di intellettuali di varia estrazione per eleggere una donna. Una iniziativa cappeggiata da Dacia Maraini (e firmato tra le altre da Edith Bruck, Liliana Cavani, Michela Murgia, Luciana Littizzetto, Silvia Avallone, Melania Mazzucco, Lia Levi, Andrée Ruth Shammah, Mirella Serri, Stefania Auci, Sabina Guzzanti, Mariolina Coppola, Serena Dandini, Fiorella Mannoia) chiede che anche l’Italia come altri Paesi europei possa avere una personalità femminile come capo dello Stato.

L’appello: una donna capo dello Stato

I nomi circolati non sono pochi e tutti di altissimo profilo, che saprebbero ricoprire con dignità la carica istituzionale più alta. Da Marta Cartabia, ministra della Giustizia ed ex presidente della Corte Costituzionale – ma la sua riforma della Giustizia, criticata da molti partiti in primis dal M5S, la blocca – alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, a cui si uniscono la ex ministra della Sanità, Rosy Bindi, 70 anni, l’ex Guardasigilli Paola Severino e quella dell’Interno con Monti, Annamaria Cancelleri. Ma anche la storica leader dei Radicali Emma Bonino, la giudice costituzionale Silvana Sciarra, 73 anni, e Anna Finocchiaro, 63 anni, possibile candidata di bandiera del Pd. (Notizie.Tiscali)