(Roma, Parigi, 26 agosto 2021). Mentre gli Stati europei provano con ogni mezzo a evacuare migliaia di collaboratori e cittadini rimasti in Afghanistan, c’è un Paese che sembra uscirne – fino a questo momento – quasi a testa alta: la Francia. A dirlo non sono i quotidiani transalpini, ma addirittura un quotidiano britannico, il Telegraph. Un’incoronazione che ha dunque un doppio valore: sia per i rapporti tra inglesi e francesi, sia per l’importanza che riveste l’Afghanistan per gli strateghi di Londra. E che di certo sono rimasti molto feriti dalla conclusione di questa guerra afghana che per venti anni ha visto le proprie forze sul campo fino a dover andarsene dopo il ritiro voluto da Washington.
La stampa britannica ha individuato in particolare un elemento: la “pianificazione preventiva”. La Francia infatti ha iniziato l’evacuazione sin dalla metà di maggio, almeno per i collaboratori afghani più in pericolo. Ha rafforzato il piano di evacuazione anche a luglio, e adesso è uno dei pochissimi Paesi occidentali a poter dire di avere il controllo della situazione, o comunque di poter rispettare, non senza difficoltà, il calendario imposto dagli Stati Uniti.
A confermare questo incessante lavoro di intelligence che ha permesso a Parigi di prevedere il rapido deterioramento della crisi era stato il ministro degli Esteri, Jean Yves Le Drian, che con un comunicato del 15 agosto, quindi durante la presa di Kabul, ha scritto che “a partire da maggio, grazie alla pianificazione anticipata effettuata nei mesi scorsi, i dipendenti afgani delle strutture francesi in Afghanistan che potrebbero essere a rischio sono stati accolti nel nostro Paese con le loro famiglie, ovvero più di 600 persone, supportate dai servizi”. Un messaggio cui si è aggiunto anche quello del ministro degli Affari europei Clément Beaune, che ha parlato di valutazioni “pessimistiche” che hanno portata una decisa accelerazione delle procedure di fuga da Kabul e da tutto l’Afghanistan.
La domanda che tutti iniziano a porsi è perché. Cosa sapeva la Francia che gli altri Stati non erano in grado di comprendere in anticipo? Il quotidiano britannico, in particolare attraverso le parole dell’ex ambasciatore a Parigi, Lord Peter Ricketts, considera fondamentale i rapporti meno stretti che ha la Francia con gli Stati Uniti. La special relationship tra Regno Unito e Usa avrebbe in sostanza alimentato la fiducia in quello che prevedevano Casa Bianca e Pentagono, facendo sì che a Londra nessuno potesse credere di essere di fronte al disastro.
A questo si deve però aggiungere anche un lavoro di intelligence e di diplomazia che Parigi non ha mai smesso di fare in Afghanistan nonostante una presenza meno fragorosa rispetto a quella di altri Paesi. Non deve ad esempio dimenticarsi il collegamento creato in questi anni tra Emmanuel Macron e l’establishment francese con Ahmad Massud, figlio del leggendario comandante dell’Alleanza del Nord, e oggi a capo delle milizie anti-talebane nella valle del Panjshir. Contatti che non sono semplicemente di cortesia. Macron, l’ambasciatore francese a Kabul, David Martinon, il segretario agli Affari europei, Clement Beaune e il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, hanno conosciuto e incontrato il figlio del leone del Panjshir. E, come ha confermato a Politico Arnaud Ngatcha, consigliere di Hidalgo per gli affari internazionali, il suo ufficio ha “scambi regolari con Massud e il suo entourage” e “ci ha avvisato abbastanza presto che le cose sarebbero crollate rapidamente in Afghanistan”.
Una rete di intelligence che probabilmente è servita per evitare il crollo, ma che comunque non ha potuto frenare l’onda d’urto dell’arrivo dei talebani. In questi giorni Parigi ha chiesto più tempo. Le Drian lo ha chiesto arrivando negli Emirati Arabi Uniti insieme al ministro della Difesa, Florence Parly, per controllare l’andamento delle procedure di evacuazione. La base di Al-Dhafra, a 30 chilometri da Abu Dhabi, è diventato l’hub francese per le operazioni del ponte aereo da Kabul e i due ministri hanno voluto essere lì per controllare da vicino la situazione. Anche questo un segnale da non sottovalutare sull’importanza che il governo d’Oltralpe sta dando a questa fuga dall’Afghanistan.
Lorenzo Vita. (Il Giornale-Inside Over)