I talebani a soli 50 km da Kabul. Il Pentagono: « Preoccupati dalla rapidità dell’avanzata »

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(Roma, 13 agosto 2021). Dopo Herat e Kandahar, terza e seconda città dell’Afghanistan, i talebani hanno conquistato anche Lashkar Gah, dove l’esercito regolare controllava ormai solo una base militare presa d’assedio dagli insorti. Nelle stesse ore i ribelli si sono impadroniti inoltre di Qalat, Terenkot, Pul-e Alam, Feruz Koh e Qala-i-Naw. E ora si trovano soli 50 chilometri dalla capitale Kabul.

È salito così a 18 il numero dei capoluoghi di provincia afghani in mano ai talebani. Completano il bottino dei talebani Zaranj, Shebergan, Sar-e-Pul, Kunduz, Taloqan, Aybak, Farah, Pul-e-Khumri, Faizabad e Ghazni, espugnate in appena una settimana di rapidissima avanzata. Si avvicina ora la battaglia decisiva, quella per la conquista di Kabul che, secondo l’Onu, potrebbe avere « un impatto catastrofico sui civili ».

Grande la preoccupazione del Pentagono.  « Abbiamo notato con grande preoccupazione la velocità con la quale si stanno muovendo i talebani », ha detto John Kirby, portavoce della Difesa Usa E ha aggiunto: « Kabul al momento non si trova in una situazione di minaccia imminente. Chiaramente, però, se si guarda a cosa stanno facendo i talebani, stanno tentando di isolare Kabul », ha detto Kirby, che ha respinto le accuse di chi ritiene il presidente, Joe Biden, responsabile dell’avanzata dei ribelli. « Abbiamo visto i talebani progredire anche prima che l’amministrazione Biden si insediasse », ha detto il portavoce », abbiamo visto i talebani avanzare a livello di distretti prima che il presidente prendesse la sua decisione », ovvero di accelerare il completamento del ritiro del contingente Usa.

Da parte sua, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres ha detto che  la situazione in Afghanistan « sta andando fuori controllo. Il messaggio della comunità internazionale a coloro che sono sul sentiero di guerra deve essere chiaro: prendere il potere con la forza militare è una proposta perdente. Questo può solo portare a una lunga guerra civile o al completo isolamento dell’Afghanistan ».

La caduta di Kandahar

A Kandahar le forze di sicurezza si sono ritirate dalla città lasciando sotto il controllo degli insorti la casa del governatore, la sede della polizia e altri importanti edifici delle istituzioni governative afghane. Non è un successo banale dato che si tratta della seconda città più grande del Paese dopo la capitale. In più, oltre a rivestire per anni il ruolo di centro nevralgico del potere politico e amministrativo, è anche considerata come il luogo di nascita del movimento talebano.

Kandahar, infine, era anche un’importante base operativa per le forze statunitensi in Afghanistan. Almeno fino a quando le truppe internazionali hanno consegnato il comando alle forze afghane lo scorso primo maggio, come concordato nel piano di ritiro dal Paese.

Lashkar Gah, invece, è caduta ieri sera nelle mani dei ribelli. Il comandante militare regionale, il governatore e altri funzionari, hanno lasciato la città in elicottero sfruttando un passaggio sicuro offerto dagli stessi invasori. La provincia di Helmand, quella dove si produce più oppio, è un’altra storica roccaforte talebana. Da Feruz Koh, ultimo capoluogo a cadere in ordine di tempo, sono arrivate notizie simili. Una volta assoggettata la città, gli insorti hanno garantito un passaggio sicuro per la fuoriuscita dei funzionari locali.

Emergenza profughi

Nelle ultime 24 ore, secondo il bilancio quotidiano del ministero della difesa afghano, i combattimenti si sono protratti in 7 delle 34 province del Paese. 202 combattenti talebani sono stati uccisi e 89 sono rimasti feriti. L’Agenzia Onu per i Rifugiati (Unhcr) ha invece stimato l’esistenza di almeno 250 mila profughi dall’inizio di maggio, di cui circa l’80% sono donne e bambini. Questo esodo si somma ai 150 mila profughi registrati fra gennaio e maggio, portando il totale dei rifugiati a 3,3 milioni di persone in tutto il Paese.

Per la portavoce Shabia Manto « il numero di vittime nelle ostilità è immenso » e l’Afghanistan è destinato a registrare « il peggior bilancio di vittime civili in un conflitto da quando l’Onu ne tiene il conto ».

I talebani hanno reso noto di aver arrestato l’ex governatore di Herat, il potente ‘signore della guerra’ e alleato del governo Ismail Khan, insieme a molti dei suoi stretti collaboratori. In un messaggio video diffuso su Twitter dai media pro-insurrezione, il signore della guerra afferma che i talebani gli hanno permesso di andare a casa sua, di essere stato « trattato bene durante l’arresto » e di essersi unito ai talebani. Da giorni le milizie di Ismail Khan, 70 anni, si battevano al fianco delle forze di sicurezza afghane per la difesa di Herat.

Blinken sente Stoltenberg

L’attenzione del mondo continua a guardare verso Kabul con estrema preoccupazione. Il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha sentito telefonicamente il presidente del Consiglio, Mario Draghi, per fare il punto sulla situazione in Afghanistan alla luce degli ultimi sviluppi dopo l’avanzata dei talebani. Durante il colloquio è stata ribadita la necessità di procedere con la massima attenzione per mettere in sicurezza anche il personale dell’ambasciata italiana a Kabul.

La Gran Bretagna, invece, fa sapere tramite il ministro della Difesa, Ben Wallace, di « essere pronta a tornare in Afghanistan se il Paese dovesse iniziare a ospitare al Qaeda diventando cosi’ una minaccia per l’Occidente ». Londra ha poi sottolineato che il ritiro delle truppe americane « ha creato molti problemi e grandi difficoltà ».

Il segretario di stato americano, Antony Blinken, ha ribadito che Washington resta impegnata « per la sicurezza e la stabilita' » del Paese « di fonte « alla violenza talebana ». Il dipartimento di Stato ha riferito che Blinken ha avuto un colloquio con le sue controparti canadesi e tedesche, e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per discutere la situazione in Afghanistan e preparare i prossimi passi.

(AGI)