(Roma, 19 luglio 2021). Il regime siriano ha minacciato di prendere d’assalto la città meridionale di Daraa se i residenti non consegneranno tutte le armi e non consentiranno alle truppe di perquisire le abitazioni. Lo ha riferito il quotidiano The New Arab, citando quanto riportato da siti web locali.
L’avvertimento è stato lanciato ai leader tribali di Daraa dal capo militare del regime nel governatorato, Louay Al-Ali. Le forze governative chiedono ai residenti di consentire i posti di blocco russi nell’area e di consegnare tutte le armi leggere in loro possesso. Secondo fonti del luogo, tuttavia, la richiesta sarebbe stata respinta dagli anziani dei clan e dal comitato centrale di Daraa, che la considerano una violazione dell’accordo di riconciliazione del 2018, in base al quale i locali avrebbero consegnato solo le armi pesanti e medie nel caso in cui le truppe siriane fossero tornate alle loro caserme.
La provincia è stata assediata dalle forze del regime per oltre tre settimane nel tentativo di costringere i combattenti dell’opposizione ad accettare l’istituzione di posti di blocco militari e la consegna di tutte le armi. Secondo i resoconti dei media locali, i residenti che hanno lasciato i quartieri assediati di Daraa sono stati oggetto di abusi e arresti da parte delle unità militari del regime. Gruppi per la difesa dei diritti umani hanno avvertito della possibilità di “gravi ripercussioni umanitarie” che potrebbero colpire fino a 40.000 persone se il regime siriano dovesse continuare l’assedio di Daraa. La provincia, ex roccaforte dell’opposizione, è stata teatro di agguati sin dall’accordo di riconciliazione. È stata una delle prime regioni della Siria ad assistere alle proteste antigovernative del 2011, che sono state brutalmente represse dalle forze del regime.
Nel frattempo, nella serata di domenica 18 luglio, nella Siria orientale, un attacco compiuto per mezzo di droni da parte degli Stati Uniti ha preso di mira un mezzo di una milizia irachena appoggiata dall’Iran, distruggendo il veicolo. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, una ONG di monitoraggio dei conflitti con sede in Gran Bretagna, ha affermato che il camion trasportava armi e munizioni per una milizia irachena e che sarebbe stato colpito poco dopo aver attraversato il confine con l’Iraq. Una persona, il conducente del mezzo, sarebbe rimasto ucciso secondo l’Osservatorio. I funzionari della milizia irachena, dal canto loro, si sono rifiutati di dire cosa trasportasse il camion. Hanno dichiarato che il drone americano avrebbe sparato inizialmente un colpo di avvertimento, dopo di che l’autista sarebbe saltato fuori dal mezzo e un missile avrebbe colpito il veicolo poco dopo. Il camion apparterrebbe a Kataib Sayyid al-Shuhada, un gruppo attivo lungo il confine tra Iraq e Siria. Le forze statunitensi sono solite prendere di mira i militanti iracheni che utilizzano droni e razzi per colpire le basi che ospitano le truppe statunitensi. Non ci sono stati commenti immediati da parte dell’esercito USA.
Già il 27 giugno, gli aerei dell’aeronautica americana avevano effettuato raid vicino al confine tra Iraq e Siria contro quelle che, secondo il Pentagono, erano strutture utilizzate da gruppi di miliziani sostenuti dall’Iran per supportare attacchi con droni all’interno del territorio iracheno. Quattro miliziani erano rimasti uccisi. Giorni dopo, il comandante di Kataib Sayyid al-Shuhada aveva promesso di vendicarsi e, da allora, sono stati segnalati diversi attacchi missilistici contro basi che ospitano truppe statunitensi in Siria e in Iraq. Centinaia di truppe statunitensi sono schierate nella Siria orientale come parte della guerra contro il gruppo dello Stato islamico. Migliaia di combattenti, sostenuti dall’Iran, operano in diverse parti della Siria per aiutare le forze del presidente Bashar al-Assad.
Il conflitto siriano è in corso ormai da circa dieci anni. É scoppiato il 15 marzo 2011, quando parte della popolazione siriana ha iniziato a manifestare e a chiedere le dimissioni del presidente Assad. L’esercito del regime è coadiuvato da Mosca, oltre ad essere appoggiato dall’Iran e dalle milizie libanesi filoiraniane di Hezbollah. Sul fronte opposto vi sono i ribelli, i quali ricevono il sostegno della Turchia.
Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)