Roma, 10 luglio 2021). Lo Stato islamico (Is) torna a minacciare l’Italia e Roma, “fra i principali bersagli dei mujaheddin”, mettendo nel mirino il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio. È quanto emerge dall’ultimo numero (293) della rivista online “Al Naba” diffusa sui canali Telegram dal sedicente “califfato”. A pagina tre, l’editoriale della “testata” delle bandiere nere è incentrato sulla riunione ministeriale della Coalizione globale anti-Daesh, co-presieduta il 28 giugno a Roma dal capo della diplomazia italiana e dal segretario di Stato Usa, Antony Blinken. La rivista prende in giro la coalizione (che erroneamente sostiene sia stata formata “otto anni fa”: la coalizione in realtà è stata costituita nel settembre 2014) per la sua presunta incapacità di sconfiggere lo Stato Islamico in Iraq e Siria, minacciando di infliggere una « sconfitta duratura » ai “crociati e ai loro alleati apostati”. L’editoriale sottolinea le preoccupazioni dell’Italia circa l’insorgenza delle bandiere nere in Africa (compresa la regione del Sahel dell’Africa occidentale) e le potenziali minacce all’Europa. “Il ministro degli Esteri italiano ha ammesso che ‘non basta’ affrontare lo Stato Islamico in Iraq e Siria, ma bisogna guardare ‘altri luoghi’ in cui è presente, visto che l’espansione dello Stato Islamico in Africa e il Sahel è ‘preoccupante’, affermando che proteggere le regioni del Sahel significa ‘proteggere l’Europa’”, si legge nel testo della rivista propagandistica.
È la prima volta che Di Maio viene espressamente nella citato dall’organizzazione terroristica. Per trovare un precedente simile bisogna tornare al 2015, nel periodo di massima espansione del sedicente “califfato”, quando un radiogiornale diffuso da Mosul, “capitale” dell’Is nel nord dell’Iraq, definì l’allora titolare della Farnesina, Paolo Gentiloni, “il ministro degli Esteri dell’Italia crociata”. L’editoriale di « Al Naba » collega lo svolgimento dell’incontro della coalizione anti-Daesh in Italia con l’antica profezia islamica di conquista della “capitale crociata”, Roma, e la promessa di Dio di vittoria dei credenti. “Le paure dell’Europa crociata sono ben riposte, le paure della Roma crociata sono naturali e giustificate, perché erano e sono ancora nella lista dei più grandi obiettivi dei mujaheddin”, si legge ancora nella rivista, che fa poi riferimento all’epica battaglia di Dabiq, piccola città siriana citata nell’Hadith (il “racconto”), il libro che narra vita ed azioni del profeta Maometto, al versetto 6924: “L’ultima ora suonerà solo quando i romani arriveranno a Dabiq. Allora verrà da Medina un esercito per contrastarli, un esercito formato dagli uomini migliori dei popoli della Terra”.
Vale la pena ricordare che la città di Daqib, così importante dal punto di vista simbolico, è stata strappata al controllo delle bandiere nere dai ribelli siriani sostenuti dalla Turchia alla fine del 2016. Nonostante la dimensione territoriale dello Stato islamico in Iraq e in Siria sia oggi solo un ricordo, il gruppo terroristico diffonde ancora la convinzione tra i suoi combattenti e sostenitori che l’epica battaglia di Dabiq e la profetizzata conquista di Roma alla fine si verificheranno. A testimonianza che le narrazioni storiche – inclusa la conquista musulmana di Roma – hanno ancora un ruolo da svolgere nella propaganda dello Stato Islamico. “I mujaheddin dello Stato Islamico aspettano la realizzazione della promessa di Dio Onnipotente per Dabiq, Ghouta, Al Quds (Gerusalemme) e Roma: lì entreremo sicuramente. (…) Le battaglie epiche stanno arrivando”, conclude l’editoriale.
Redazione. (Nova News)