Libia: stallo al dialogo politico a Ginevra, percorso ONU in bilico

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(Roma, 01 luglio 2021). I lavori del Foro di dialogo politico (Lpdf) a Ginevra, l’organismo di 74 membri che dovrebbe trovare un accordo sul quadro giuridico per le elezioni – parlamentari, presidenziali, entrambe, o su un referendum – non stanno andando per il meglio. Il capo della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia, Jan Kubis, ha sollecitato “progressi negli impegni volti a facilitare lo svolgimento delle elezioni nazionali del 24 dicembre, sviluppando una proposta di compromesso per facilitare il voto”, sottolineando che il mancato raggiungimento di un consenso “non è un’opzione”. Egli, tuttavia, non è presente di persona per malattia e il suo appello rischia di cadere nel vuoto. Come se non bastasse, diversi partecipanti sono risultati positivi al Covid-19 e ci sono forti disaccordi tra i membri del Forum sulla strada da percorrere. Nei loro interventi, diversi membri hanno espresso rabbia e frustrazione per come sono state gestite le cose e per le decisioni dell’ultimo minuto. Claudia Gazzini, esperta libica della Ong International Crisis Group, spiega su Twitter che “non è ancora chiaro come si evolveranno le cose e se vedremo una soluzione”.

Libia: resta il nodo delle elezioni e delle candidature

Nel suo ultimo rapporto sulla Libia, l’International Crisis Group ha consigliato di sbloccare il quadro elettorale consentendo ai membri dell’Lpdf di votare su diverse proposte, in più di un turno se necessario, fino a raggiungere una maggioranza del 50 per più uno dei voti. Le Nazioni Unite, tuttavia, hanno puntato tutto su una bozza di proposta presentata dal Comitato consultivo dell’Lpdf, ma il documento è stato aspramente criticato perché permetterebbe a chiunque (compresi militari e chi ha la doppia cittadinanza) di candidarsi. Le Nazioni Unite hanno prolungato i lavori fino a domani, nella speranza di trovare proposte alternative dell’ultimo minuto. Eppure, invece di ricevere diverse opzioni per mettere a punto i dettagli irrisolti (come i criteri di ammissibilità) delle elezioni parlamentari e presidenziali, almeno 21 membri del Foro stanno facendo pressioni per il rinvio definitivo delle consultazioni. Ciò ha aumentato le tensioni tra i membri del forum e non solo. Vale la pena segnalare che il capo del partito politico Ihya Libya, Aref al Nayed, ex ambasciatore libico negli Emirati Arabi Uniti, ha denunciato l’esistenza di un gruppo che ostacola le elezioni collegato all’attuale establishment politico del premier Abdulhamid Dabaiba.

Ma chi sono esattamente i 74 che stanno discutendo in Svizzera del futuro della Libia? Si tratta nello specifico di 13 membri scelti dalla Camera dei rappresentanti di Tobruk (il parlamento eletto nel 2014 che si riunisce nell’est, per la maggioranza espressione delle istanze del generale Khalifa Haftar) e altri 13 dall’Alto Consiglio di Tripoli (il “Senato” di Tripoli dove sono confluiti i membri del soppresso Congresso generale, l’autorità legislativa a trazione islamista nata dopo la rivoluzione anti-Gheddafi). Gli altri 48 delegati sono stati selezionati da Unsmil sulla base di criteri geografici, politici e tribali.

Modalità di elezione e poteri del presidente

Lo scorso febbraio, il Foro di dialogo politico libico ha nominato l’attuale Governo di unità nazionale (Gun) guidato dal premier Abdulhamid Dabaiba, imprenditore originario di Misurata, e il nuovo Consiglio di presidenza “ristretto” a tre soli membri: un presidente (Mohamed Menfi, espressione della Cirenaica) e due vice presidenti, Abdullah al Lafi (Tripolitania) e Musa al Kuni (Fezzan). Il nodo cruciale delle discussioni è sulle elezioni presidenziali e i poteri del presidente: non si sa se avverranno tramite il parlamento o attraverso il voto popolare. Alcuni gruppi politici, come i Fratelli musulmani, spingono per il voto popolare, altri vorrebbero invece passare dal parlamento per evitare l’elezione di un presidente troppo divisivo in questa fase storica. L’Alta commissione elettorale della Libia ha più volte dichiarato che se il parlamento non approverà la Base costituzionale entro i primi di luglio, la data del 24 dicembre per andare alle elezioni è fortemente a rischio.

Redazione. (Nova News)