Russia: Vladimir Putin discute di Iran e Cina

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(Roma, 15 giugno 2021). Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha rilasciato, lunedì 14 giugno, un’intervista all’emittente statunitense NBC. Tale episodio è stato definito raro dal giornalista degli USA, Chris Simmons, il quale ha sottolineato che Putin non è solito rilasciare dichiarazioni ad emittenti straniere. Il giornalista ha posto sul tavolo numerose questioni rilevanti nella sfera internazionale. Tra queste, vale la pena menzionare i possibili accordi russo-iraniani sulla tecnologia satellitare, le relazioni bilaterali con la Cina.

Putin ha negato di aver avviato negoziati con l’Iran per la fornitura del sistema satellitare avanzato Kanopus-V, definendo le dichiarazioni rilasciate sulla questione una “sciocchezza” e “pura fantasia”. Il presidente russo ha affermato che Teheran e Mosca sono partner attivi nel campo militare, chiarendo, però, che la cooperazione riguarda esclusivamente la fornitura di armi convenzionali. La notizia sulla possibile cooperazione militare russo-iraniana è stata resa nota qualche giorno prima dell’intervista, l’11 giugno.

Il satellite Kanopus-V, di fabbricazione russa, è dotato di una telecamera ad alta risoluzione che migliorerebbe notevolmente le capacità di spionaggio militare dell’Iran, permettendogli di monitorare regolarmente le strutture più disparate, dalle raffinerie petrolifere del Golfo Persico alle basi militari israeliane, fino a giungere agli insediamenti militari iracheni che ospitano truppe statunitensi. Gli USA non hanno accolto con favore la notizia poiché temono che l’Iran possa condividere le immagini satellitari con gruppi di milizie filo-iraniane in tutta la regione, dai ribelli Houthi che combattono contro le forze governative sostenute dai sauditi nello Yemen, ai combattenti di Hezbollah nel Sud del Libano, fino alle milizie sciite in Iraq e in Siria. In tale quadro, è rilevante sottolineare che più di una volta le milizie iraniane sono state ritenute responsabili o direttamente connesse ad attacchi missilistici sferrati contro le basi militari irachene che ospitavano militari statunitensi.

Nel corso dell’intervista, Putin ha rivelato che, negli ultimi anni, Mosca e Pechino hanno instaurato una cooperazione strategica basata sulla mutua fiducia. Il partenariato, ha continuato il presidente russo, è ai “massimi storici” e non riguarda solo la sfera politica ma tocca una pluralità di settori, quali economico, tecnologico, spaziale, nucleare e militare.  In virtù degli ottimi rapporti tra i due attori, Putin ha altresì rivelato che il Cremlino non considera la Cina una minaccia, bensì un “Paese amico”.

Una tematica rilevante che è stata affrontata durante l’intervista riguarda la posizione della Russia rispetto all’approccio della Cina sul nucleare. Pechino si “rifiuta di negoziare sulla riduzione delle armi nucleari offensive”, ha affermato Putin. Aggiungendo, però, che tale posizione, non è del tutto errata. Russia e Stati Uniti, le due principali potenze nucleari secondo i recenti dati, dispongono di tecnologie molto più sviluppate della Cina. È per tale ragione che Washington e Mosca hanno rinnovato, il 3 febbraio, il New START; un accordo che fissa un tetto massimo di 1.550 testate e 700 missili e bombardieri dispiegati per ciascuno dei due Stati. Secondo Putin, Pechino si rifiuta di intavolare trattative sulla limitazione delle armi nucleari strategiche perché teme che gli Stati Uniti mirino a “congelare il loro livello di deterrenza nucleare”. Pertanto, secondo Putin, prima di ridurre il proprio arsenale, la Cina mirerebbe a raggiungere almeno la parità nucleare con Russia e Stati Uniti.

Il capo del Cremlino ha sottolineato che la Federazione “non è intimidita dalla militarizzazione della Cina”, spiegando che le capacità difensive di Mosca sono ad un livello “molto alto” rispetto a Pechino. Putin ha altresì posto l’accento sul rapido sviluppo dell’economia cinese, affermando che, in termini di parità di potere di acquisto, è diventata “maggiore dell’economia statunitense”. Tuttavia, tale ritmo di crescita non è fonte di preoccupazione per la Federazione. Infine, è stato rivelato che il fatturato commerciale del Paese asiatico, nell’anno 2020, gli ha permesso di classificarsi al primo posto in Europa.

La crescente vicinanza di Mosca e Pechino ha portato i due Paesi a stabilire una “alleanza strategica”. Nell’ultimo periodo, sono stati numerosi Stati ad aver espresso preoccupazione per la stretta cooperazione tra la Russia, lo Stato più esteso al mondo a livello territoriale, e la Cina, la principale economia mondiale per il suo ritmo di crescita. In tale contesto, è importante sottolineare che, dal 22 al 23 marzo, il ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa si è recato a Pechino per incontrare il suo omologo cinese, Wang Yi. Quest’ultimo, prendendo le difese di Mosca, ha condannato le accuse che il blocco europeo ha mosso nei suoi confronti, definendole “un mero pretesto di ingerenza”. L’asse sino-russo ha più volte criticato le misure imposte dall’Unione Europea, tra cui le sanzioni che, il 22 marzo, sono state varate contro persone fisiche ed entità giuridiche di Russia e Cina, tra gli altri Stati. Più tardi, il 14 giugno, si sono riuniti a Bruxelles i rappresentanti dei 30 Paesi membri della NATO. Il vertice è stato principalmente focalizzato sull’elaborazione di un piano strategico per fronteggiare la “crescente aggressione” di Mosca e Pechino. Lo stesso è avvenuto durante l’incontro del G7, tenutosi il 13 giugno, in Inghilterra.

Anna Peverieri. (Sicurezza Internazionale)