Diritti Umani

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(Roma, 30 aprile 2021). Diritti umani, ma quali ? Messi in discussione da chi ? E a chi spetta il compito di difenderli ?

Su questi aspetti non c’è nulla ma proprio nulla di condiviso. Spalancando così la porta a falsificazione dei fatti, e a manipolazioni ideologiche a tutto danno della stessa causa.

Stiamo parlando di noi occidentali. Calati (anche perché senza concorrenti…) nel ruolo di interpreti e difensori della libertà.

Ora guardare al problema con i nostri occhiali ha avuto conseguenze di non poco conto. La prima è quella di attribuirci il ruolo di esportatori/missionari di una verità  che tutti i popoli del mondo sono disposti ad accettare; salvo, poi, a togliere di mezzo, con le buone ma anche con le cattive, i miscredenti e i pagani .

E’ un’idea visivamente rappresentata dallo stupore dei report ers per l’assenza di folle festanti  al momento dell’abbattimento della statua di Saddam Hussein. Ma sono anche le follie dell’interventismo democratico, di guerre e poi sanzioni imposte prima con l’avallo dell’Onu ma poi unilateralmente.

Qui, specie sotto il profilo dei diritti umani, il disastro è totale. E visibile a tutti. Con il ritiro dall’Afghanistan si conclude, almeno speriamo, un ciclo di guerre, tutte costosissime, nessuna vinta. Tutte, con un’eredità terribile di lutti e di macerie Mentre l’uso smodato della sanzioni non è stato pagato dai regimi (solo incattiviti) ma dai loro popoli. E, beffa finale, dai gruppi più vicini a noi: le borghesie illuminate, da Kabul sino a Tripoli e, ancor più, i cristiani d’oriente, ridotti in Iraq dal 2003 in poi da più di un milione a due/trecento mila e oggi in fuga dal povero e martoriato Libano.

Calibrare, poi, il confronto con la Cina sul terreno delle libertà e dei diritti è, a dir poco, sconsigliabile.

Se oggi poniamo l’individuo e l’individualismo al centro dei nostri progetti politici come della nostra offerta pubblicitaria (“siamo qui per aiutarti a soddisfare le tue esigenze; per vedere riparate le buche davanti alla tua casa ti toccherà aspettare”), dovremo anche fare nosttra la sua idea di libertà. Che non è quella

di manifestare o di ripristinare la competizione  politica: ma quella di arrivare alla fine del mese, di vivere in sicurezza, di viaggiare in tutto il mondo, di parlare di quasi tutto con tutti, di comprare di tutto e di più e,ciliegina sulla torta, di avere accesso agli strumenti di comunicazione più moderni. Per noi, un dato scontato. Per i cinesi, una conquista recente; il che non può che rafforzare, in un’ottica confuciana, la loro fiducia in un Potere centrale (qui con la maiuscola) che, tra l’altro, è in grado di realizzare gli obbiettivi che si propone.

L’unica arma a nostra disposizione nel conflitto per l’egemonia, è allora la democrazia. Un valore che è  nostro e a cui non possiamo rinunciare; e che per i cinesi si identifica, invece, con il caos Ma anche un’idea/forza che, non a caso, è nei paesi del terzo mondo ma non solo,  insieme, strumento e obbiettivo della loro lotta per i diritti umani.

Noi occidentali ci siamo abituati, nel corso della seconda metà del secolo scorso, a considerarla come una conquista definitiva, in una con la libertà. Ma non è così. E non solo perché  la democrazia è stata conquista molto dopo la libertà; ma anche e soprattutto perché è oggi la democrazia ad essere sotto attacco; e, almeno nel mondo sviluppato, proprio, in nome della libertà.

Così, in generale, nella gestione della pandemia, dove diritti degli “aperturisti (individui o categorie) a liberarsi, dai vincoli del lockdown, contrastano l’esigenza, propria della democrazia, di garantire i diritti alla salute dell’intera collettività.

Così, in particolare, proprio negli Stati uniti, è questo il fondamentale discrimine nello  scontro tra democratici e repubblicani. I primi paladini dei diritti umani i secondi difensori accaniti delle libertà individuali, viste come fondamento stesso dell’identità americana. Uno scontro giunto a livelli tali da mettere, e non solo metaforicamente, in discussione sia le istituzioni sia le stesse basi su cui si regge una collettività nazionale.

Un conflitto, per concludere, non mediabile, contrariamente alle aspettative interessate dei politici e degli opinionisti nostrani. E non mediabile perché nasce da due opposte visioni del mondo.

Gli Stati uniti sono, fortunatamente, un’eccezione. Mentre questa nota deve, per mille ragioni, ragionare, e in modo schematico, sulla generalità. Partendo dalle situazioni in cui l’attacco ai diritti umani è dispiegato nella sua interezza. Accennando alle cause che lo favoriscono. E rinviando al futuro l’esame alle condizioni di base, perché si abbia un’inversione della tendenza.

Diciamo subito, allora, che al principio di tutto abbiamo la diffusione della paura. Un sentimento che accomuna, per ragioni diverse, i detentori del potere e coloro che non lo hanno o, comunque, sentono di perderlo. Nello specifico, il potere non reagisce perché si sente, qui e oggi, minacciato. Dopo tutto la gente ha vissuto, nell’insieme, con grande maturità e dignità il ritorno dei Cavalieri dell’Apoclisse, dalla fame, alla guerra, alla peste.

ILa sua reazione è, allora, quella di chi ha paura di ciò che può. Una reazione, naturalmente molto diversa nella sua intensità e nei suoi obbiettivi ma che un fondo comune; la fine del rapporto fiduciario tra stato e cittadino. Il primo non ascolta più il secondo perché sa di non potere rispondere in alcun modo alle sue aspirazioni (o ai suoi diritti umani); il secondo ha perso la fiducia nei suoi confronti.

E’ bene ricordare che l’affermazione dei diritti umani fa tutt’uno con quella della democrazia; e che e tute si basano sulla tacita convinzione che il futuro sarà migliore del presente e per un numero sempre maggiore di persone di un futuro sempre migliore del presente e fruito da un numero sempre maggiore di persone.

Sappiamo tutti come, quando e perché la tendenza si è invertita. Come sappiamo tutti di vivere in un mondo più chiuso, più povero e più disuguale, dove alla speranza si è sostituita la paura e alla solidarietà la lotta di tutti contro tutti.

E dovremmo sapere tutti (qui il condizionale è d’obbligo), che all’interno dei confini nazionali sempre più chiusi, il potere, incapace di rispondere alle aspettative della gente, ha risposto in modo radicalmente diverso a seconda dell’area di riferimento ma con un obbiettivo comune: el’individuazione  di un Nemico immaginario- dal migrante, alla Russia, a Soros come nuovo oppio dei popoli. Così da stornare l’attenzione da quanto accade al suo interno: dalle prevaricazioni dell’esecutivo in Europa fino ad uno stato in guerra contro i suoi sudditi (come in Brasile e in India).

Dove andremo, allora a finire ? Tutto dipenderà dall’evoluzione del quqro internazionale. Qui il campo è libero; ma perché pieno di macerie.

Alberto Benzoni