Turchia: visita dei leader dell’Unione Europea per incontro con Erdogan

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(Roma, 06 aprile 2021). I massimi funzionari dell’Unione Europea si sono recati in visita ad Ankara, martedì 6 aprile, per incontrare il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e testare la sua effettiva disponibilità a migliorare le relazioni con il blocco. Il tour, guidato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e dal capo del Consiglio europeo, Charles Michel, è stato organizzato dopo che i leader di Bruxelles hanno accettato di riaprire le porte alla Turchia nonostante le preoccupazioni per la situazione delle libertà civili e dei diritti umani nel Paese e la controversia energetica nel Mediterraneo orientale. Tra le questioni sul tavolo, ci sono le richieste di Ankara di un maggiore sostegno europeo ai milioni di rifugiati siriani residenti in Turchia, una modernizzazione dell’unione doganale e una liberalizzazione delle norme sui visti per i viaggiatori turchi.

La Turchia, formalmente candidata per l’adesione all’UE dal 2005, continua a vedere bloccata la sua richiesta da anni. Nel 2018, sotto il presidente Erdogan, i negoziati sono stati congelati su quello che l’UE aveva definito “un passo indietro” del Paese in materia di democrazia, Stato di diritto e diritti fondamentali. Gli sforzi di Erdogan per la riconciliazione sono ripresi da poco, dopo le divergenze dello scorso anno sull’accordo migratorio del marzo 2016 con l’Unione e la decisione della Turchia di inviare navi da ricerca nelle acque rivendicate da Grecia e Cipro. Il mese scorso, i leader europei hanno affermato che il blocco è pronto “a impegnarsi con la Turchia in modo graduale, proporzionato e reversibile per rafforzare la cooperazione in una serie di aree di interesse comune”.

Michel e von der Leyen hanno incaricato la Commissione UE di cercare di trovare strategie per migliorare l’accordo del 2016, il quale aveva visto la Turchia impegnata ad arginare il flusso di migranti, in fuga principalmente dalla guerra siriana, in cambio di miliardi di euro di aiuti europei. In particolare, il governo turco ha di recente accusato il blocco di non aver rispettato completamente l’intesa e ha chiesto che il patto venga rivisto. I rappresentati europei hanno dunque invitato la Commissione ad esplorare modi per continuare a contribuire al finanziamento dei circa 4 milioni di rifugiati siriani in Turchia, così come in Giordania e Libano. L’accordo UE-Turchia aveva ridotto in maniera massiccia il numero di richiedenti asilo in arrivo sulle isole greche, vicine alla costa occidentale della Turchia. In base a tale intesa, l’Unione aveva offerto ad Ankara 6 miliardi di euro per aiutare i rifugiati siriani nel Paese e disincentivarli dal cercare di raggiungere l’Europa.

Dal canto loro, i due funzionari del blocco si sono detti preoccupati per lo stato della democrazia e dei diritti umani in Turchia. Il 20 marzo, Erdogan ha ritirato il Paese, con un decreto presidenziale, dalla Convenzione di Istanbul, il trattato del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne. Contemporaneamente, i pubblici ministeri hanno preso provvedimenti per mettere al bando il Partito Democratico dei Popoli filo-curdi, attualmente il terzo gruppo più numeroso in Parlamento. Negli ultimi mesi, però, Ankara ha optato per un tono più morbido, promettendo un “programma di riforme” interno sui diritti umani. Ciononostante, la ONG Human Rights Watch continua a denunciare che le repressioni in Turchia non accennano a diminuire.

I leader di Ankara e dell’UE dovrebbero incontrarsi nuovamente a giugno per valutare i progressi nelle relazioni bilaterali. La tabella di marcia per il rilancio della cooperazione, secondo quanto espressamente sottolineato dai funzionari del blocco, dipenderà da Erdogan e dalla sua volontà di agire o meno in maniera costruttiva per allentare le tensioni sulle esplorazioni energetiche nel Mediterraneo orientale. Un funzionario dell’UE ad Ankara ha riferito che l’incontro di martedì “non rappresenta il momento dei negoziati, ma fornisce un quadro” sulla via da seguire. “Se Erdogan non si mostra collaborativo, tutto verrà bloccato”, ha avvertito il funzionario, che ha parlato con il quotidiano The Arab Weekly in condizione di anonimato.

Convincere il leader turco ad accettare le condizioni non sarà facile ed Erdogan ha già fatto pressioni sull’UE perché si muova velocemente verso “risultati concreti”. Analisti e diplomatici sostengono, tuttavia, che il presidente turco sia diventato più docile da quando sono aumentati i problemi economici interni e si è inasprita la linea di Washington. I membri dell’UE sono ancora divisi su come gestire le relazioni con la Turchia. Da un lato, Cipro, Grecia e Francia spingono per una posizione dura, dall’altro, molti altri Paesi del blocco, guidati dalla Germania, prediligono una disponibilità ed un impegno maggiore nell’allentamento dei dissidi.

Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)

(Foto-La Repubblica)