Libia: fumata nera a Sirte, rinviata a domani la fiducia al governo unitario

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Fumata nera al centro congressi “Ouagadougou” di Sirte, in Libia. I deputati libici riuniti in una storica sessione unitaria hanno bocciato i ministri inclusi nella lista del Governo di unità nazionale (Gun) proposta dal premier designato, Abdelhamid Dabaiba. L’elenco originale prevedeva 26 ministri, due vicepremier e sei ministri senza portafoglio. Dopo frenetiche discussioni e negoziazioni sulla composizione dell’esecutivo incaricato di traghettare il Paese alle elezioni fissate per il 24 dicembre, i lavori sono stati dapprima sospesi e infine rinviati alla giornata di domani, 10 marzo. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, il capo del governo ha accettato di sostituire il vicepremier Saqr Boujwari, già sindaco di Bengasi, con l’ex membro del Consiglio di presidenza in quota Cirenaica, Ali Faraj al Qatrani, e di “congelare” la poltrona di ministero degli Esteri, che nell’elenco originario doveva essere assegnato per la prima volta a una donna: Lamia Fathi Abusedra di Bengasi, accusata di essere vicina all’islamista libico Abdelhakim Belhaj, ex comandante del Gruppo islamico libico combattente.

I cambiamenti riguarderebbero anche il dicastero della Sanità, che dovrebbe essere assegnato all’ex sottosegretario della Sanità del Governo di accordo nazionale (Gna), Ali Al Zanati, ma anche il ministero della Giustizia. Il dicastero della Difesa dovrebbe rimanere invece vacante. Teoricamente, la lista del nuovo governo ha bisogno della maggioranza semplice di 90 voti per ottenere la fiducia. L’esito del voto di fiducia è incerto anche perché tra i 132 deputati riuniti a Sirte c’è chi chiede di rinviare il voto fino alla pubblicazione del rapporto delle Nazioni Unite (prevista il 15 marzo) sui casi di presunta corruzione al Foro di dialogo politico libico di Tunisi che coinvolgerebbero il clan di Dabaiba, oltre a chi vorrebbe votare una modifica costituzionale (che richiede un quorum di 120 deputati) insieme alla fiducia al nuovo governo. La formazione presentata alla presidenza della Camera dei rappresentanti (il parlamento libico eletto nel 2014 e oggi diviso in tre tronconi che si riuniscono a Tobruk, Tripoli e Tunisi) intendeva garantire un’ampia partecipazione della comunità libica e una equa distribuzione geografica fra le regioni del Paese, vale a dire Cirenaica (est), Fezzan (sud) e Tripolitania (ovest).

Presentando la sua squadra ai deputati, il premier designato Dabaiba ha spiegato che il suo obiettivo è esclusivamente quello di “rispondere alle aspirazioni” dei cittadini libici: “E’ necessario avere un governo allargato – ha detto – per garantire la partecipazione di tutti. Io ho ascoltato tutti e ho scelto ogni singolo ministro di questo governo”. Per il premier designato “è necessario pensare come possiamo risolvere i nostri problemi e aiutare il cittadino libico. Tutti i libici devono partecipare a questo governo. Le persone, le tribù e le regioni. C’è chi chiede un governo ristretto e ha ragione. E’ tanto avere 26 o 30 ministri, ne basterebbero 16. Ma per mantenere l’unità dei libici abbiamo bisogno della compartecipazione di tutti”. Dabaiba ha poi elogiato il ruolo della città di Sirte in quanto “tutte le tribù si rivolgono a Sirte e io sono orgoglioso di essere qui e saluto in modo particolare questa città”.

La città di Sirte ha una forte valenza simbolica e strategica in Libia. Anzitutto si trova nel centro del Golfo della Sirte ed è uno snodo fondamentale lungo l’arteria stradale che percorre la costa libica. Su impulso del defunto colonnello Muammar Gheddafi, in questa città ha avuto origine l’Unione Africana: lo stesso complesso di Ouagadougou dove oggi si svolge il dibattuto parlamentare ha dato i natali all’organizzazione regionale. Il rais, peraltro, era nato a 20 chilometri da Sirte e in questo stesso luogo aveva trovato la morte il 20 ottobre del 2011, ucciso da un colpo di pistola alla testa dopo essere stato catturato dai ribelli mentre si nascondeva in una conduttura. Sirte ha visto anche l’ascesa e il tramonto dello Stato islamico, estirpato dalla città nel dicembre del 2016 ma a caro prezzo dalle milizie di Misurata, che hanno perso circa 700 combattenti (oltre 2.000 i feriti) contro le “bandiere nere”. Oggi Sirte si trova proprio lungo la linea del fronte del conflitto congelato tra Governo di accordo nazionale da una parte ed Esercito nazionale libico dall’altra.

Rivolgendosi ai deputati, il capo del governo designato ha definito la riunione di oggi “storica e noi siamo orgogliosi di voi”, ricordando che “questa è una fase molto difficile per la Libia che richiede le vostre decisioni per salvare il Paese“. Dabaiba ha aggiunto: “Sono venuto con questo governo dopo Ginevra (dove è stato eletto dai delegati del Foro di dialogo politico patrocinato dalle Nazioni Unite, ndr) in una fase di divisione tra i libici. Questa è una fase che richiede sacrifici. La mia famiglia ha pagato un prezzo di sangue sia con gli ottomani che con gli italiani. Oggi guardiamo il Paese e cosa vediamo? Dieci anni di guerra. Questo è un Paese che ha bisogno di ogni aiuto e di gente che lavora. Oggi, dopo la mia nomina, sono venuto per presentare il governo in modo chiaro. Abbiamo combattuto, ma ora siamo in una situazione di cessate il fuoco”. Dabaiba ha ricordato che l’economia libica, un tempo florida, è oggi azzerata. “I soldi proventi del petrolio vanno persi. Le entrate sono pari a zero”. Il politico originario di Misurata ha ricordato di aver ricevuto 3 mila curriculum per il suo governo e di averli studiati tutti. “Abbiamo discusso con la società elettrica per discutere di come risolvere i problemi dei blackout”, ha detto ancora Dabaiba, denunciando infine l’esistenza di “una grande campagna contro di noi orchestrata da chi vuole male al Paese”. (Nova.News)