Ankara accusa Atene di azioni aggressive contro una nave turca, il governo greco smentisce

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(Roma il 25 febbraio 2021). Fonti del Ministero della Difesa di Ankara hanno riferito che 4 caccia F-16 greci avrebbero “importunato” la nave turca Cesme mentre navigava in acque internazionali, nell’Egeo settentrionale, per condurre “ricerche idrografiche”. Uno dei 4 aerei da combattimento della Grecia, hanno aggiunto le fonti, avrebbe scaricato a 2 miglia nautiche dal natante un razzo chaff, impiegato dagli aerei da guerra come strumento di disturbo dei radar nemici. Ankara ha dichiarato di aver dato una “risposta adeguata” ai caccia greci ma non ha fornito ulteriori dettagli.

Rispondendo alle accuse, fonti del Ministero della Difesa greco hanno respinto la versione turca, dichiarando che l’Aeronautica Militare ellenica non è attualmente attiva nella porzione di mare in cui opera la Cesme e che le attività di addestramento dei caccia F-16 si svolgono a diversi chilometri a Sud-Ovest dell’area. Atene ha altresì specificato che nessun aereo da combattimento ellenico avrebbe sorvolato la nave da ricerca e che non ci sarebbe stata alcuna risposta da parte della Turchia.

La Cesme sta attualmente operando, in acque internazionali, nella zona di mare tra Limnos e Agios Efstratios. Il 14 febbraio, un Navtex emesso dalla Marina turca ha autorizzato la nave a condurre le sue “ricerche idrografiche” nell’Egeo settentrionale fino al 2 marzo. Le attività della Cesme, hanno chiarito funzionari del Ministero della Difesa di Ankara, saranno limitate alla superficie del mare, dal momento che la nave non poserà i suoi cavi nel fondale. L’imbarcazione è strettamente monitorata da una nave della Guardia Costiera greca.

Le accuse turche secondo cui i caccia F-16 di Atene avrebbero compiuto “azioni aggressive” contro la Cesme sono state considerate dal governo ellenico un tentativo di Ankara di minare gli sforzi per ripristinare un clima di normalità tra i due Paesi. Il Navtex turco, secondo quanto sottolineato dal quotidiano greco Ekathimerini, scadrà poco prima delle date proposte per una ripresa dei colloqui esplorativi tra Grecia e Turchia. Oltre a questo, si aggiunge l’annuncio di una maxi-esercitazione navale turca, nel Mediterraneo e nell’Egeo, tra il 25 febbraio e il 7 marzo. Lo ha reso noto il Ministero della Difesa di Ankara, lunedì 22 febbraio. Le esercitazioni, denominate “Blue Homeland 2021”, coinvolgeranno una vasta gamma di risorse militari, tra cui 87 navi da guerra, 27 aerei, 20 elicotteri e droni. Alle attività navali prenderanno parte anche unità dell’Aeronautica militare turca, del Comando della guardia costiera e del Comando generale della gendarmeria. Lo scopo di queste esercitazioni, si legge nel comunicato del Ministero, è quello di valutare la preparazione del quartier generale, delle unità e delle navi affiliate al Comando delle Forze Navali. A tal fine, si prevedono operazioni di addestramento in scenari di fuoco vivo ed esercizi per assicurarsi che gli aeromobili a pilotaggio remoto “creino reali condizioni operative”. Durante le manovre, droni ad alta velocità saranno altresì utilizzati come obiettivi di esercitazioni di tiro.

Riguardo alla presunta aggressione greca contro la Cesme, fonti militari hanno riferito al quotidiano Ekathimerini, martedì 23 febbraio, che la Hellenic Air Force avrebbe condotto quel giorno un’esercitazione nell’area più ampia dell’Egeo centrale e che il relativo avviso agli aviatori (Α0350/21) sarebbe stato emesso il 9 febbraio, ovvero cinque giorni prima che la Turchia emettesse il Navtex per le attività esplorative della sua nave. Secondo le stesse fonti, avrebbero preso parte all’esercitazione greca un totale di 29 aerei da combattimento. I caccia sarebbero decollati intorno alle 13.30 e ritornati nelle basi alle 14.40. Le fonti hanno categoricamente negato che ci fossero jet vicino alla Cesme durante le operazioni e hanno sottolineato che nessuno trasportava razzi. Più precisamente, l’esercitazione sarebbe stata effettuata tra le isole di Agios Efstratios e Kyra Panagia e a Sud, vicino a Psara. L’aereo greco più vicino sarebbe arrivato a 10 miglia nautiche di distanza dalla nave turca, volando ad un’altezza di 19.000 piedi.

“Le affermazioni pubblicate dai media turchi non hanno alcuna correlazione con la realtà”, hanno dichiarato le fonti, riferendosi principalmente all’agenzia di stampa turca Anadolu. Tuttavia, Ankara continua a insistere con le accuse. Atene collega la recente escalation non solo alla strategia turca di pressione nei confronti della Grecia, ma anche alla volontà del governo della Turchia di esprimere la sua insoddisfazione nei confronti dell’Unione Europea e, soprattutto, degli Stati Uniti, fornitori degli F-16 alla Grecia.

In un discorso che rischia di provocare ulteriori tensioni tra Atene e Ankara, il viceministro degli Esteri turco, Yavuz Selim Kiran, ha affermato, martedì 23 febbraio, che il governo ellenico avrebbe respinto più di 80.000 rifugiati in Turchia negli ultimi tre anni, in chiara violazione di un principio fondamentale del diritto internazionale sull’asilo. Durante un discorso in occasione del seminario sulla tratta di esseri umani e sul diritto di asilo organizzato dall’Accademia di giustizia turca, un ente statale che forma pubblici ministeri e giudici, Kiran ha sottolineato l’importanza della cooperazione internazionale e regionale nel fornire condizioni dignitose ai rifugiati. “Ciononostante, alcuni Paesi non esitano a violare i principi essenziali del diritto internazionale. Ci rammarichiamo che uno dei principi fondamentali sul diritto di asilo, il principio di non respingimento, sia stato violato. Negli ultimi tre anni, la Grecia ha respinto oltre 80.000 rifugiati, che sono tornati nel nostro Paese”, ha sottolineato il viceministro. “La Turchia ha condiviso le prove dei respingimenti illegali della Grecia con le organizzazioni internazionali, compresa l’UE, e continuerà a farlo”, ha aggiunto, specificando che il suo Paese è quello che ospita il maggior numero di rifugiati al mondo, ovvero oltre 4 milioni, di cui circa 3,6 provenienti dalla Siria. “La Turchia ha speso oltre 40 miliardi di dollari solo per i rifugiati siriani e fornisce anche i tanto necessari aiuti umanitari agli sfollati interni in Siria”, ha evidenziato all’ultimo Kiran.

Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)