Iran: il blocco dei controlli dell’IAEA non è un ritiro dall’accordo sul nucleare

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(Roma il 21 febbraio 2021). Il ministro degli Affari Esteri dell’Iran, Mohammad Javad Zarif, ha affermato, il 21 febbraio, che la decisione del proprio Paese di porre fine alle ispezioni a sorpresa degli inviati dell’Onu dal 23 febbraio prossimo non significherà abbandonare il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), noto come accordo sul nucleare iraniano. Intanto, il 20 gennaio, il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA), Rafael Grossi, si è recato in Iran per discutere le attività di verifica essenziali della propria agenzia nel Paese.

Durante un’intervista televisiva, il ministro degli Affari Esteri iraniano ha affermato che tutte le azioni in violazione del JCPOA sono reversibili e che la decisione relativa al prossimo 23 febbraio non sarà un abbandono dell’intesa. In base ad una legge approvata nel 2020, il governo sarà obbligato a limitare le ispezioni dell’IAEA ai soli siti che sono stati dichiarati dalle autorità iraniane nucleari. Tale provvedimento revocherà la possibilità per gli ispettori dell’IAEA di avere accesso con breve preavviso a qualsiasi luogo ritenuto di rilievo per raccogliere informazioni e sarà attivato se gli USA entro il 21 febbraio non avranno ancora rimosso le sanzioni a carico dell’Iran.

Teheran ha annunciato che quest’ultima decisione sarà attivata se anche le altre parti del JCPOA non si atterranno a quanto da esso previsto. Lo scorso 18 febbraio, l’amministrazione del presidente statunitense, Joe Biden, aveva affermato di essere pronta a riprendere il dialogo con l’Iran riguardo il ritorno di Teheran e Washington al JCPOA, dal quale la precedente amministrazione dell’ex-presidente, Donald Trump, si era ritirata l’8 maggio 2018. Ciò nonostante, da un lato l’Iran sostiene che gli USA debbano dapprima ritirare le sanzioni imposte a suo carico per riavviare il dialogo mentre gli USA affermano che Teheran debba innanzitutto tornare a rispettare l’accordo.

Per quanto riguarda, invece, la visita di Grossi in Iran, l’uomo ha incontrato il presidente della Iran Atomic Energy Organisation, Ali Akbar Salehi, con il quale, secondo Teheran ha avuto un dialogo “fruttuoso“.  Grossi incontrerà anche Zarif.

Il 21 febbraio, Zarif ha nuovamente ribadito la posizione iran.iana sostenendo che gli USA siano “dipendenti dalle sanzioni” e ha ribadito che il proprio Paese non sta cercando di armarsi nuclearmente.

Il JCPOA, firmato il 14 luglio 2015 da Iran, Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti, Germania e Unione Europea, prevede limiti allo sviluppo del programma nucleare iraniano in cambio del progressivo allentamento delle sanzioni internazionali che gravano su Teheran e della rimozione dell’embargo sulle armi convenzionali, entrambe previste dalla Risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, approvata il 20 luglio 2015. Tuttavia, l’8 maggio 2018, durante la presidenza di Donald Trump, Washington si è ritirata unilateralmente dall’accordo sostenendo che l’Iran non avrebbe rispettato gli impegni presi in modo soddisfacente

Il nuovo presidente statunitense, Joe Biden, sembra essere disposto ad allentare la politica di massima pressione esercitata dalla precedente amministrazione ma ha anche richiesto che l’Iran riprenda a rispettare in toto quanto da previsto dall’intesa sul nucleare.

Tra le ultime iniziative in violazione del JCPOA da parte iraniana, lo scorso 4 gennaio, Teheran aveva annunciato di aver ripreso l’arricchimento di uranio al 20% presso il proprio impianto nucleare sotterraneo di Fordow, superando di quasi sei volte la soglia del 3,67% fissata dal JCPOA. Prima del 4 gennaio, l’Iran stava già arricchendo uranio fino al 4,5% e l’ultimo incremento ha lasciato presagire timori rispetto al fatto che l’Iran intenda realizzare armi nucleari, piano che prevedrebbe l’arricchimento dell’uranio fino al 90%.

Camilla Canestri. (Sicurezza Internazionale)