(Roma il 05 febbraio 2021). Tre uomini sono stati processati davanti alla corte d’assise speciale di Parigi in quanto sospettati di aver tentato di compiere un attentato a Parigi nel dicembre 2016.
Due residenti a Strasburgo di 41 anni, Yassine Bousseria e Hicham Makran, e il marocchino 30enne Hicham El-Hanafi sono stati accusati di associazione a delinquere di stampo terroristico, rischiano 30 anni di reclusione.
Tuttavia questo procedimento penale è assolutamente particolare, come ha dichiarato il quotidiano francese Le Monde
perché “è il primo ad essere basato su cyber-infiltrazioni effettuate dai servizi di intelligence”. L’operazione di infiltrazione è stata posta in essere da parte di un agente operativo della Direzione generale della sicurezza interna (DGSI), che testimonierà in videoconferenza oggi con il nome in codice 282-SI, soprannominato anche “Ulisse”.
La genesi di questa vicenda è da collocarsi nel marzo 2016. La Direzione generale della sicurezza interna aveva appreso che lo Stato islamico stava cercando di ottenere armi per compiere “azioni violente” in Francia. L’intelligence si stava servendo di propri account per mettersi in contatto con i terroristi, per cui l’agente della DGSI, nome in codice “Ulisse”, inizio la sua cyber-infiltrazione per saperne di più.
Spacciandosi per un candidato alla jihad, partecipò a una conversazione su Telegram e prese contatto con l’”emiro” a capo del gruppo, “Sayyaf”. Iniziarono ampie discussioni tra l’agente dell’intelligence e questo membro dell’ISIS, con sede in Siria. “Sayyaf” chiese armi, munizioni e 12mila euro, che dovranno essere utilizzati per l’acquisto delle armi.
L’emiro” nel giugno 2016 specificò che la somma (complessivamente 13.300 euro) era nascosta nel cimitero di Montparnasse, nel 14mo arrondissement di Parigi. “Sayyaf” descrisse in dettaglio il modo per trovare il denaro. La mattina del 25 giugno un poliziotto individuò il denaro.
Recuperata la somma, l’agente infiltrato all’interno del gruppo jihadista su Telegram annunciò a “Sayyaf” di aver acquistato le armi desiderate, e di averle nascoste nel cuore della foresta di Montmorency (Val-d’Oise) .”Ulisse” trasmise le indicazioni necessarie, comprese le coordinate GPS, per consentire agli uomini di “Sayyaf” di recuperare le armi. La trappola era pronta.
Sembrava tutto in ordine, ma si verificò un inaspettato contrattempo. “Sayyaf”, precisa Le Monde, non amava questa presa di iniziativa e soprattutto voleva che “Ulisse” passasse direttamente all’azione violenta. “Ulisse” rifiutò ripetutamente, ponendo fine alle discussioni tra i due uomini. L’indagine si interruppe per diversi mesi quando nel novembre 2016 l’intelligence francese venne informata che due uomini di Strasburgo, Yassine Bousseria e Hicham Makran, si dichiarano pronti a compiere un atto violento in Francia, attentatori questi che vennero arrestati tra il 19 e il 20 novembre.
Tuttavia la volontà politica di compiere un attentato terroristico non si concluse. Infatti, sempre nel novembre 2016, un’altra informativa permise alla DGSI di scoprire che un jihadista con sede in Siria voleva che una persona in Francia recuperasse due Kalashnikov. L’intelligence francese effettuò una seconda operazione di cyber-infiltrazione, questa volta sulla messaggistica Threema. Un “emiro” dello Stato Islamico dialogò senza saperlo con un agente della Dgsi ed espresse il desiderio di trovare armi e alloggio per un uomo a Marsiglia, un certo Hicham El-Hanafi, che venne arrestato nella notte tra il 20 e il 21 novembre.
In definitiva queste azioni di cyber-infiltrazione hanno permesso da un lato di scoprire che “Sayyaf” era Salah-Eddine Gourmat, membro della cellula delle operazioni esterne dell’ISIS, ucciso da un attacco americano il 4 dicembre 2016, e dall’altro lato che l’uomo che aveva contattato Hicham El-Hanafi era Boubaker El Hakim era stato ucciso anche lui in un attacco americano.
Giuseppe Gagliano. (Notizie Geopolitiche)