USA-Turchia: i temi caldi per la presidenza Biden

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(Roma il 21 gennaio 2021). La nuova amministrazione degli Stati Uniti, guidata dal presidente Joe Biden, dovrà affrontare alcune questioni geopolitiche di rilievo che definiranno il futuro delle relazioni tra USA e Turchia.

A partire dal 20 gennaio, la nuova amministrazione statunitense si troverà di fronte ad alcuni “temi caldi” che riguardano il rapporto tra Washington e Ankara: le opinioni divergenti sulla situazione in Siria, l’acquisto da parte della Turchia dei sistemi di difesa missilistica S-400 di fabbricazione russa e la conseguente distanza tra i due alleati della NATO, che è cresciuta di misura durante i 4 anni di presidenza di Donald Trump.

In Siria, la situazione al confine con la Turchia e la questione delle Syrian Democratic Forces (SDF) mette Ankara e Washington su due fronti opposti. Le SDF sono un’alleanza multi-etnica e multi-religiosa, composta da curdi, arabi, turkmeni, armeni e ceceni. Il braccio armato principale, nonché forza preponderante, è rappresentato dalle Unità di Protezione Popolare curde (YPG). Fin dalla loro formazione, il 10 ottobre 2015, le SDF hanno svolto un ruolo fondamentale nella lotta contro lo Stato Islamico in Siria, contribuendo alla progressiva liberazione delle roccaforti occupate dai jihadisti. Le loro operazioni sono state sostenute dagli Stati Uniti, che hanno fornito armi e copertura aerea. Tuttavia, la Turchia non ha mai accettato la presenza di queste forze armate al confine siro-turco.

Ankara non vuole che alle SDF, ma sopratutto alla formazione curda, sia permesso di controllare un’area al confine con i propri territori. Motivo per cui, nel corso degli anni, la Turchia ha condotto diverse operazioni nel Nord della Siria. L’ultima di queste, nota come “Fonte di Pace”, risale al 9 ottobre 2019 e ha consentito ai gruppi armati supportati dalla Turchia di prendere il controllo di alcune città settentrionali della Siria, tra cui Tell Abyad e Ras al-Ain. In tale contesto, gli Stati Uniti avevano permesso l’operazione, ritirandosi dal territorio e lasciando scoperte le SDF, che avevano percepito tale mossa come un tradimento nei loro confronti da parte di Washington.

Per quanto riguarda gli S-400 russi, il 14 dicembre 2020, gli Stati Uniti hanno annunciato l’imposizione di sanzioni contro entità turche. La decisione, presa in considerazione da tempo dall’amministrazione Trump, è stata confermata dall’ex segretario di Stato degli USA, Mike Pompeo, su Twitter.”Nonostante i nostri avvertimenti, la Turchia è andata avanti con l’acquisto e il collaudo del sistema russo S-400. Non tollereremo transazioni significative con il settore della difesa russo”, ha scritto Pompeo. Ad essere colpita dalle sanzioni statunitensi è stata la Presidenza turca delle Industrie per la Difesa, in particolare il suo presidente e tre dipendenti. Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha condannato le sanzioni americane legate all’acquisto degli S-400 russi, definendole ininfluenti sull’economia del Paese e aggiungendo che Ankara sta valutando l’approvazione di alcune contromisure.

L’accordo che ha causato la rottura con Washington, che valeva 2.5 miliardi di dollari, era stato firmato da Mosca e Ankara il 29 dicembre 2017. A causa di tale acquisto di armamenti russi da parte di un alleato della NATO, gli USA avevano escluso la Turchia dal programma di produzione dei caccia F-35 e avevano minacciato sanzioni. Gli Stati Uniti, così come gli altri Paesi della NATO, temono che se Ankara avesse a disposizione sia gli S-400 sia i caccia statunitensi di quinta generazione F-35, i radar delle unità di contraerea russe avrebbero imparato a calcolare e tracciare i mezzi dell’Alleanza. Per questa ragione Washington aveva minacciato di cancellare la vendita degli F-35 dando un ultimatum ad Ankara: “o gli S-400 o gli F-35”. Oltre a Cina, Turchia, India, Arabia Saudita e Iran, anche l’Iraq ha espresso interesse per l’acquisto degli armamenti russi.

In tale contesto, alcune informazioni sulla futura posizione di Biden nei confronti della Turchia sono state rivelate dal nuovo segretario di Stato degli USA, Antony Blinken, durante la sua audizione di conferma al Senato del 19 gennaio. Questo ha messo in dubbio lo status della Turchia come partner strategico a seguito dell’acquisizione degli S-400.”L’idea che un nostro partner strategico – cosiddetto strategico – sia effettivamente in linea con uno dei nostri maggiori concorrenti, la Russia, non è accettabile”, ha dichiarato Blinken, aggiungendo che il suo team valuterà gli impatti delle sanzioni statunitensi per “determinare se c’è altro da fare”.

Da un punto di vista politico, è importante ricordare che la Turchia ha condannato duramente Biden per una sua dichiarazione in cui definiva il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, un “autocrate. Le parole erano state pronunciate dall’allora candidato democratico alla presidenza degli USA nel dicembre del 2019, in un’intervista girata dal New York Times. Tuttavia, il 15 agosto 2020 un video con tali osservazioni era diventato virale sui social media. Infine, Ankara lamenta anche il fatto che gli Stati Uniti non sono riusciti a soddisfare le richieste di estradizione di Fethullah Gulen, un religioso turco che vive negli USA e che Erdogan accusa di aver orchestrato il fallito colpo di Stato del 15 luglio 2016.

Maria Grazia Rutigliano. (Sicurezza Internazionale)