Tunisi: scontri tra polizia e manifestanti

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Scontri tra la polizia e giovani manifestanti, nei luoghi simbolo della Rivoluzione dei Gelsomini del 2011, i parenti delle vittime chiedono la pubblicazione dei nomi. Oltre 600 gli arrestati. Mechichi: « Gli atti vandalici e di saccheggio ai beni pubblici non hanno alcun rapporto con i movimenti di protesta o il diritto costituzionale di manifestare pacificamente ».  Ancora tensione a Tunisi e in tutto il Paese. Lungo Avenue Habib Bourguiba, nel centro della Capitale, luogo simbolo della Rivoluzione dei Gelsomini del 2011, le forze di sicurezza hanno disperso con gas lacrimogeni una manifestazione convocata sui social e alla quale hanno preso parte centinaia di giovani che hanno chiesto il rilascio delle persone arrestate durante i disordini delle ultime notti.   E non solo, tafferugli si sono vissuti quando il gruppo ha tentato di avvicinarsi alla sede del Ministero dell’Interno luogo al quale la polizia dispiegata in maniera massiccia – aveva vietato di avvicinarsi al corteo delle famiglie dei martiri e dei feriti della rivoluzione che chiedono da lungo tempo la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale della lista dei martiri.  La notte scorsa – la quarta consecutiva – è stata ancora teatro di scontri e disordini tra giovani manifestanti e forze di sicurezza in tutto il Paese: a Citè Ettadhamen, Mnihla, La Manouba, sobborghi popolari della capitale, Kram ma anche Beja, Kasserine, Biserta, Sfax, Sousse e Monastir, Kef. Violenza, saccheggi, incendi di pneumatici, sassaiole ad opera di giovani e giovanissimi che hanno visto l’intervento della polizia e largo uso di lacrimogeni: 632 gli arresti soprattutto giovani, molti dei quali minori, con l’accusa di atti vandalici. Il ministero dell’Interno ha infatti escluso motivazioni politiche nel comportamento di questi giovani e giovanissimi, dichiarando che il loro fine principale è il saccheggio di proprietà e beni altrui.   « Gli atti vandalici e di saccheggio ai beni pubblici non hanno alcun rapporto con i movimenti di protesta o il diritto costituzionale di manifestare pacificamente », ha detto il primo ministro tunisino Hichem Mechichi a margine di un incontro con i vertici della sicurezza interna, precisando che l’esecutivo « dialoga solamente con i manifestanti pacifici in coordinamento con i partner della società civile al fine di trovare soluzioni suscettibili di rispondere alle rivendicazioni dei cittadini ». Il premier si è anche scagliato contro gli appelli al caos lanciati in questi giorni sui social annunciando sanzioni per tali comportamenti. « Questi incidenti notturni non sono innocenti » ha detto ancora Mechichi. (Rai News)