(Roma 13 gennaio 2021). L’Iran ha dato inizio, mercoledì 13 gennaio, a una nuova esercitazione militare, la quarta in una settimana, durante la quale ha mostrato la nave militare più grande posseduta dalla Marina di Teheran.
Secondo quanto riportato dal quotidiano al-Araby al-Jadeed, si prevede che l’esercitazione, soprannominata “Iqdar”, durerà due giorni e interesserà prevalentemente il Golfo di Oman e l’Oceano Indiano settentrionale. Si tratta di un’esercitazione navale volta a testare missili a corto raggio, da collocarsi nella cornice dei “preparativi” di Teheran di fronte a una eventuale offensiva di Washington negli ultimi giorni del mandato del presidente statunitense uscente, Donald Trump. All’avvio dell’operazione militare, sono state consegnate alla Marina iraniana due nuove imbarcazioni militari, Zereh, nave da guerra predisposta al lancio di missili, e Makran, definita la maggiore nave militare posseduta dall’Iran.
In particolare, IRIS Makran, lunga circa 228 metri, risulta essere più grande rispetto alle imbarcazioni fino ad ora svelate dal Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC). In precedenza, l’imbarcazione era una petroliera, ma le operazioni di conversione ed equipaggiamento le hanno conferito capacità offensive e difensive. In particolare, Makran, prodotta da “industrie militari navali strategiche dell’esercito iraniano”, può trasportare fino a sei elicotteri ed è in grado di viaggiare per tre anni senza attraccare. Si prevede opererà soprattutto nelle acque dell’Oceano Indiano settentrionale, nello stretto di Bab al-Mandeb e nel Mar Rosso, fornendo supporto logistico, svolgendo missioni di ricerca e salvataggio, trasportando forze speciali, offrendo assistenza medica, o agendo come base per imbarcazioni veloci. Zereh, invece, fungerà da “base navale galleggiante”. Nel corso dell’esercitazione, inoltre, verranno lanciati missili da crociera superficie-superficie, verranno testati missili da sottomarini, verranno condotte operazioni dalle forze speciali e verranno dispiegati veicoli aerei senza equipaggio.
Il 5 gennaio, l’Iran ha condotto un’esercitazione congiunta di droni da combattimento su larga scala, definita la prima di tal tipo, la quale ha visto la partecipazione di centinaia di droni appartenenti alle forze di difesa terrestre, aerea e marittima. Questa ha avuto luogo nella provincia di Semnan e in varie aree situate ai confini iraniani. Successivamente, l’8 gennaio, l’IRGC ha lanciato la terza esercitazione di “mobilitazione navale” nell’isola Farsi, nel Golfo Persico, durante la quale sono state dispiegate circa 700 tra navi militari leggere e pesanti appartenenti ai Guardiani della Rivoluzione.
Non da ultimo, nella medesima giornata, in un video trasmesso dalla televisione di Stato iraniana, il comandante a capo dell’IRGC, il maggiore generale Hossein Salami, ha svelato la presenza di una base missilistica sotterranea in una località del Golfo non rivelata. Questa, a detta di Salami, non è l’unica base ad ospitare “missili strategici” a servizio della Marina iraniana, ma, al contrario, Teheran dispone di diverse postazioni sotterranee simili, in cui sono presenti missili di precisione, con un raggio di gittata di centinaia di chilometri e una elevata capacità distruttiva, il che li rende in grado di affrontare anche le armi impiegate per guerre elettroniche.
Teheran ha più volte minacciato di rispondere alla morte del generale della Quds Force, Qassem Soleimani, e del vicecomandante delle Forze di Mobilitazione Popolare, Abu Mahdi al-Muhandis, uccisi, il 3 gennaio 2020, a seguito di un raid ordinato da Trump contro l’aeroporto internazionale di Baghdad. In realtà, le tensioni fra i due nemici, l’Iran e gli USA, si erano acuite già a seguito del ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano, l’8 maggio 2018, e dalla rimposizione di sanzioni contro Teheran. Da parte sua, nelle ultime settimane, Washington ha più volte inviato bombardieri B-52 verso la regione del Golfo. L’ultimo episodio risale al 7 gennaio, e si inserisce anch’esso tra i tentativi degli USA di “dimostrare il continuo impegno delle forze armate statunitensi per la sicurezza regionale e la deterrenza contro le aggressioni”.
Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)