Siria: i missili di Israele colpiscono la capitale

0
420

(Roma 07 gennaio 2021). Un attacco missilistico, condotto, presumibilmente, da Israele ha colpito il Sud della capitale siriana Damasco nella notte tra il 6 e il 7 gennaio. L’obiettivo è stato rappresentato dalle postazioni delle milizie affiliate a Teheran.

Si tratta del terzo episodio di tal tipo in meno di dieci giorni e, secondo quanto precisato dal quotidiano al-Arabiya, i missili sono stati lanciati a circa 48 ore di distanza da una visita di alcuni leader iraniani del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) in Siria. Come affermato anche da “disertori dell’esercito” siriano, l’obiettivo dei raid è stato rappresentato dalle postazioni delle milizie iraniane stanziate ad al-Kiswah, a circa 13 chilometri a Sud di Damasco. Tale notizia è stata altresì confermata dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR), il quale ha riferito che i bombardamenti hanno colpito non solo i battaglioni della Prima Divisione stanziata ad al-Kiswah, ma anche la periferia di al-Suwaidaa, dove sono presenti gruppi armati affiliati sia all’Iran sia ad Hezbollah. Da parte loro, le forze di Difesa aerea siriana hanno intercettato e distrutto missili, presumibilmente israeliani, diretti verso Jabal Al-Mani’ e verso le postazioni della 91esima Brigata.

Secondo quanto riportato dal SOHR, sono stati registrati danni materiali e perdite di vite umane. Nello specifico, 3 persone sono state uccise, 2 nell’area di al-Kiswah e un’altra ad al-Suwaidaa, mentre altri 11 individui sono rimasti feriti, alcuni dei quali versano in gravi condizioni. Parallelamente, sono stati distrutti un sistema radar ad Ovest di Al-Suwaidaa e depositi di armi situati nel Sud di Damasco.

Uno degli ultimi attacchi attribuiti ad Israele era stato condotto nella notte tra il 29 e il 30 dicembre ed aveva provocato la morte di almeno un soldato, oltre al ferimento di altri tre membri dell’esercito affiliato al presidente siriano, Bashar al-Assad. Prima ancora, tra il 24 e il 25 dicembre, le forze di difesa aerea siriana avevano riferito di aver intercettato e colpito missili, presumibilmente lanciati da Israele, diretti verso la provincia di Hama, nell’Ovest della Siria. Obiettivo dei raid, in questo caso, era Masyaf, un’area militare considerata rilevante per le forze di Assad, la quale ospita altresì un’accademia militare e un centro di ricerca scientifica.

Sin dal 2011, Israele ha condotto centinaia di attacchi aerei in Siria, prendendo di mira i suoi principali nemici nella regione mediorientale, ovvero l’Iran, i gruppi palestinesi e l’organizzazione paramilitare libanese Hezbollah, considerati un pericolo per l’integrità dei propri confini territoriali. Nel corso del 2020, il SOHR ha monitorato circa 39 attacchi, perlopiù aerei, perpetrati da Israele nei territori siriani, i quali hanno provocato la distruzione di circa 135 obiettivi, tra edifici, magazzini, quartieri generali e veicoli. Il bilancio delle vittime ammonta, invece, a 217 persone, tra cui 4 civili e 213 membri delle forze affiliate ad Assad, all’Iran o a Hezbollah. Tra questi, vi sono stati anche 21 combattenti dell’IRGC. I missili lanciati nel corso dell’ultimo anno, ha precisato l’Osservatorio, hanno preso di mira prevalentemente Deir Ezzor, Damasco, Daraa, Quneitra, Homs, Hama e Aleppo.

A detta di Israele, Teheran starebbe provando ad intensificare la propria presenza in Siria, creando una base permanente, sebbene le operazioni israeliane abbiano contribuito a limitare l’influenza del nemico iraniano. A tal proposito, fonti definite “affidabili”, bassate nel Ghouta Est, hanno rivelato al SOHR che, dai primi giorni di gennaio 2021, diversi funzionari iraniani dei Guardiani della Rivoluzione hanno effettuato “ispezioni” presso l’eliporto di Marj al-Sultan e nei centri militari di Al-Aftaris, al-Kiswah e Beit Nayim. Al momento, però, le motivazioni dietro tali visite non sono ancora note. Si tratta di siti militari occupati dai gruppi di opposizione fino alla fine del 2012 e successivamente caduti nelle mani di gruppi affiliati all’esercito di Assad, a partire dal mese di marzo 2018, ovvero a seguito della conquista del Ghouta Est.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)