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Attacco ad Ain Issa: i curdi presi tra Russia e Turchia

(Roma 30 dicembre 2020). Da quasi due settimane la città di Ain Issa, nel nord della Siria, è sotto il fuoco dell’Esercito siriano libero (Nsa), una formazione sostenuta dalla Turchia che si oppone al presidente Bashar al Assad. L’area è di particolare importanza per Ankara e i suoi alleati in quanto si trova nei pressi della M4 – l’autostrada che collega Hasaka e Latakia, passando per Aleppo, Idlib e Raqqa – e il cui controllo garantirebbe un grande vantaggio alle forze dell’opposizione.

La città inoltre è ancora nelle mani delle Syrian Democratic Forces (Sdf), le milizie curdo-arabe contro cui Ankara ha lanciato diverse operazioni fin dallo scoppio della guerra in Siria e considerate una minaccia per la sicurezza della Turchia. Gli attacchi degli ultimi giorni, quindi, servono anche ad allontanare ulteriormente le forze curde dalla linea di confine, come già successo nel 2019 con l’operazione Sorgente di pace. Obiettivo ultimo della Turchia è aggiungere Ain Issa alla cosiddetta safe zone che attualmente si estende da Tell Abyad e Ras al-Ain, avvicinandosi così alle città di Manbij e Kobane.

La Turchia però non è l’unica interessata ad aumentare la propria presenza nel nord della Siria. Anche Russia e Damasco vogliono riprendere il controllo della parte settentrionale del Paese e nel farlo stanno cercando di sfruttare la debolezza dei curdi a proprio favore. Mosca ha infatti proposto alle Sdf di cedere alle forze russe il controllo di Ain Issa per fermare l’avanzata delle milizie filo-turche e salvare così la vita alla popolazione civile. Le Sdf però temono che una volta presa Ain Issa, la Russia possa decidere di avanzare verso le regioni circostanti: secondo Riad Darar, co-presidente del Consiglio democratico siriano, il braccio politico delle Sdf, Mosca e Damasco stanno ricattando i curdi per raggiungere i propri obiettivi.

Tuttavia, nessuno degli attori in campo sembra seriamente intenzionato a lanciare un’operazione di larga scala, almeno non nei prossimi mesi. La Turchia sta aspettando l’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, per capire quale sarà la posizione di Washington nei suoi confronti e anche la Russia si sta muovendo con cautela nell’area data la vicinanza delle forze statunitensi alle sue postazioni.

Il memorandum di Sochi

Se Ain Issa dovesse effettivamente passare nelle mani di Mosca e Damasco, la Russia potrebbe allentare la presa sulla regione di Idlib, ma secondo diversi analisti la Turchia potrebbe spingersi ben oltre e chiedere alla Russia una revisione del memorandum di Sochi e dell’accordo su Idlib.

Il memorandum, negli articoli 3 e 5, prevede il ritiro delle Sdf anche da Manbij e dalla regione di Tell Rifat, ma ad oggi le forze curde sono ancora presenti in entrambe le aree all’interno del cosiddetto Consiglio militare, in violazione quindi dell’accordo preso tra Russia e Turchia nel 2019. Mosca dunque non è riuscita a far sì che i curdi rispettassero del tutto il memorandum e ciò ne indebolisce la posizione nei confronti della Turchia, che è tornata a fare leva sul testo dell’accordo per fare pressioni su Mosca. Ankara infatti giustifica le sue violazioni dell’accordo su Idlib con la mancata implementazione del memorandum da parte della Russia. Per uscire da questa impasse, le parti potrebbero rivedere il memorandum di Sochi alla luce dell’attuale situazione sul campo, dato che l’accordo fu siglato nel momento in cui l’abbandono della Siria da parte degli Usa sembrava ormai certa.

Il costo umanitario

Intanto, almeno 9.500 persone hanno abbandonato l’area di Ain Issa per cercare rifugio in altre zone della Siria. La maggior parte degli sfollati interni si è diretta verso la città di Raqqa, nel sud, ma durante i bombardamenti delle forze filo-turche  almeno 38 civili sono stati feriti e 8 membri delle Sdf hanno perso la vita.

I nuovi sfollati sperano di poter fare presto ritorno alle loro case, considerando tutte le difficoltà che la vita nei campi profughi comporta, soprattutto nel momento in cui il Paese è alle prese con una crisi economica senza fine e con la pandemia da coronavirus.

Futura D’Aprile. (Inside Over)

(foto-Benedetta Argentieri – TPI)

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