Il piano della Germania per salvare l’accordo sul nucleare iraniano

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(Roma 28 dicembre 2020). La Germania non ha mai nascosto la contrarietà alla decisione dell’amministrazione Trump di uscire dall’accordo sul nucleare iraniano, la cui formulazione è stata anche il frutto della partecipazione diretta della diplomazia tedesca. Ed è da Berlino che, mentre si approssima l’uscita di scena di Donald Trump, è stata lanciata una proposta per impedire la morte definitiva dell’accordo.

La proposta di Berlino

Heiko Maas, l’attuale ministro degli esteri tedesco, intervistato dal Der Spiegel sulla questione iraniana, ha spiegato che l’accordo del 2015 è ancora salvabile, ma ad una condizione: che venga rivisto ex novo. L’uscita degli Stati Uniti dall’accordo, con conseguente reintroduzione del regime sanzionatorio, ha spinto l’Iran a riprendere il programma di arricchimento dell’uranio e ha aggravato la tensione nell’intero Medio Oriente.

La Germania è consapevole che negli ultimi cinque anni la situazione geopolitica è radicalmente mutata, in particolare la posizione negoziale iraniana è molto più debole, perciò propone di tornare al tavolo delle trattative per siglare una nuova intesa, ribattezzata da Maas l’”accordo sul nucleare plus”. I punti del piano sono ancora da definire nel dettaglio, ma il capo della diplomazia tedesca ha preannunciato che, oltre ad evitare che Teheran si doti di armi nucleari, l’accordo dovrebbe prevedere l’imposizione di restrizioni allo sviluppo del programma balistico e limitazioni di varia natura per ridurre la proiezione egemonica iraniana nel Medio Oriente.

Al lavoro per il nuovo accordo ?

La bozza di accordo illustrata in via preliminare da Maas ha ricevuto un’accoglienza positiva in Israele. Jeremy Issacharoff, l’attuale ambasciatore israeliano a Berlino, ha dichiarato che la proposta, enfatizzando la necessità di introdurre limitazioni al programma missilistico e combattere l’influenza iraniana nella regione, rappresenta un “passo nella giusta direzione” e che il cambio di presidenza a Washington potrebbe effettivamente avere ricadute positive sulla riapertura dei negoziati. Il problema principale, secondo Issacharoff, è dato dal fatto che “bisogna capire che non si può semplicemente riportare l’orologio al 2015. Ci sono stati (nel frattempo) la produzione di missili ed esperimenti missilistici e questi temi devono essere affrontati, così come le gravi violazioni dell’accordo fatte dall’Iran”.

Il vero dilemma, in realtà, è rappresentato dall’incognita iraniana: il governo, infatti, ha escluso categoricamente ogni ritorno al tavolo negoziale. Maas, però, è fermamente convinto che l’accordo sul nucleare plus abbia delle potenzialità, perciò ha chiesto formalmente all’omologo iraniano, Mohammad Javad Zarif, di valutare la proposta e tenere in considerazione il fattore Biden: potrebbe trattarsi di un’occasione irripetibile.

Nell’attesa che la diplomazia sottobanco faccia il suo corso fra Berlino e Teheran, il 21 dicembre Maas ha presentato ufficialmente la propria proposta ai firmatari dell’accordo sul nucleare iraniano durante una videoconferenza. Alle parti è stato chiesto di analizzare “concretamente” la fattibilità del piano alla luce del possibile rientro degli Stati Uniti nel quadro d’azione.

Emanuel Pietrobon. (Inside Over)