Natale di sangue in Nigeria: Boko Haram devasta villaggio cristiano

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(Roma 27 dicembre 2020). Il bilancio finale è un vero e proprio bollettino di guerra: almeno 11 morti, una chiesa bruciata e sette persone rapite, tra cui un prete. L’ennesimo bagno di sangue si è abbattuto sulla comunità cristiana nigeriana, alle prese con la piaga del terrorismo islamico. Nel nord della Nigeria, i jihadisti di Boko Haram continuano a seminare il panico, tra assalti, blitz e sequestri. Il clima, in verità, era teso da giorni. Le festività cristiane avevano spinto le autorità locali a lanciare ripetuti allarmi in merito a ipotetici attentati o episodi di violenza.

E infatti, il giorno della Vigilia, i miliziani hanno attaccato Pemi, villaggio a maggioranza cristiana nello Stato del Borno, sparando a tutto ciò che si muoveva e appiccando il fuoco agli edifici. “I terroristi hanno ucciso 7 persone, bruciato 10 case e saccheggiato scorte di cibo che dovevano essere distribuite ai residenti per celebrare il Natale“, ha spiegato una fonte locale, aggiungendo che “altri quattro cadaveri sono stati rinvenuti nei dintorni”.

I miliziani hanno inoltre rubato forniture mediche e incendiato una chiesa, sequestrando il prete. Il villaggio si trova a poca distanza da Chibok, dal quale nel 2014 Boko Haram prelevò oltre 200 studentesse. Un altro attacco è avvenuto contro la comunità cristiana di Garkida, nello Stato di Adamawa, dove sono state saccheggiate scorte di cibo e medicinali e appiccato il fuoco alle abitazioni, senza tuttavia fare vittime.

Cristiani nel mirino

Il copione è sempre lo stesso. I terroristi di Boko Haram arrivano all’improvviso, sparano in aria in sella a blindati e motociclette, cercano di uccidere più persone possibile e poi se ne vanno. Spesso portandosi via ostaggi e altri oggetti utili, come medicinali, oggetti di valore o cibo. E pensare che il presidente nigeriano Muhammadu Buhari aveva rassicurato tutti dichiarando che la minaccia jihadista era “sotto controllo”. Forse nella parte meridionale della Nigeria, dove la vita, tutto sommato, scorre normalmente. Non nei territori settentrionali, praticamente nelle mani di Boko Haram e terroristi vari.

«Nel villaggio di Pemi i jihadisti si sono materializzati intorno alle 17:30 del pomeriggio del 24 dicembre, proprio mentre la comunità cristiana si stava preparando per celebrare i riti della Vigilia di Natale. I terroristi non ci hanno pensato due volte e hanno puntato subito la chiesa. Razziate le scorte di cibo che dovevano essere distribuite ai residenti in vista del Natale. Tardivo e inutile l’intervento dell’esercito, sul campo due ore dopo l’agguato, intorno alle 20, quando i diavoli erano ormai spariti nel nulla. Lasciando distruzione e devastazione».

Tra violenze e rapimenti

Episodi del genere sono piuttosto comuni nella parte settentrionale della Nigeria. Basti pensare che pochi giorni fa, nello Stato di Imu, alcuni terroristi hanno rapito un sacerdote, Valentine Oluchukwu Ezeagu, prelevandolo con la forza mentre si recava nello stato di Anambra per i funerali del padre. Il sequestro è solo l’ultimo di una serie di rapimenti di sacerdoti, religiosi e religiose in Nigeria.

Un fenomeno che ha spinto monsignor Ignatius Ayau Kaigama, Arcivescovo di Abuja, ad esprimere la sua profonda preoccupazione.

“Gli eventi degli ultimi mesi hanno dimostrato che serve una combinazione di sforzi e strategie per affrontare frontalmente le cause alla base dei rapimenti e il banditismo nel Paese”, ha spiegato. Infatti “il livello degli incidenti e l’apparente impunità sono diventati inaccettabili e non possono essere giustificati, per nessun motivo”, ha denunciato il prelato, sottolineando che “gli episodi di omicidi e sequestri attualmente in corso in Nigeria rappresentano ora una minaccia significativa per tutti i cittadini”.

Pesantissima la denuncia proveniente da Obiora Ike, Direttore del Catholic Institute of Development, Justice, Peace and Caritas (CIDJAP), pervenuta all’Agenzia Fides: “Sono oltre 100.000 le persone uccise in dieci anni in massacri e omicidi a sfondo religioso, la più alta cifra in qualsiasi Paese al mondo in questo momento”. Ricordiamo che, nonostante numeri del genere, la Nigeria non è in guerra con un altro Paese.

Federico Giuliani. (Inside Over)