Egitto-diritti umani: Patrick Zaky alla madre, «sono depresso ed esausto fisicamente»

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(Roma 21 dicembre 2020). « Patrick non era se stesso, era diverso rispetto a qualsiasi altra visita e ci ha spezzato il cuore ». Sono le parole, riportate dalla pagina facebook « Patrick libero », della famiglia di Zaky, il ricercatore egiziano, studente dell’Università di Bologna, arrestato nel suo Paese il 7 febbraio e da allora in carcere per propaganda sovversiva. La madre gli ha potuto fare visita nel carcere di Tora il 19 dicembre. « Le sue esatte parole sono state: ‘Sono fisicamente e mentalmente esausto, non ne posso più di stare qui e mi deprimo ad ogni tappa importante dell’anno accademico mentre sono qui invece che con i miei amici a Bologna’. Parole che ci hanno lasciato in lacrime, dato che siamo incapaci di aiutare nostro figlio in questa situazione straziante », scrive la famiglia. « Inoltre, ci ha sconvolto sapere che è diventato talmente depresso da dire: ‘Raramente esco dalla mia cella durante il giorno, perché non riesco a capire perché sono qui e non voglio affrontare la realtà per cui posso andare a camminare su e giù nel raggio di pochi metri, per poi essere rinchiuso di nuovo in una cella ancora più piccola' ».

« Nostro figlio – sottolinea la famiglia – è una persona innocente e un brillante ricercatore, dovrebbe essere valorizzato, non rinchiuso in una cella. 10 mesi fa, Patrick stava lavorando al suo master e pensava di terminarlo per poi proseguire con il dottorato di ricerca. Ora come ora, il suo futuro è completamente incerto; non sappiamo quando sarà in grado di continuare gli studi, di lavorare e persino di tornare alla sua vita sociale, un tempo ricca. Chiediamo a ogni persona responsabile e a chi prende le decisioni di rilasciare immediatamente Patrick. Restituiteci nostro figlio e restituiteci tutte le nostre vite ».

(La Repubblica)

Foto-La Repubblica. (un’opera di Cristina Donati Meyer dedicata a Patrick George Zaky) (fotogramma)