(Roma 26 novembre 2020). Uno squadrone di bombardieri americani B-52 ha effettuato una missione a lungo raggio in Medio Oriente come segnale di avvertimento nei confronti dell’Iran. Il Comando centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha reso nota l’iniziativa specificando che gli “equipaggi di volo dei B-52”, facenti parte del 5th Bomb Wing, con sede nel North Dakota, “hanno condotto una missione a breve termine e a lungo raggio in Medio Oriente il 21 novembre”. Sono stati inviati in una località anonima della regione “per scoraggiare l’aggressione iraniana e rassicurare i partner e gli alleati degli Stati Uniti”, continua la dichiarazione del CENTCOM. Ai B-52 si sono uniti i jet da combattimento F-15 e F-16, tutti in grado di lanciare attacchi su bersagli selezionati, se necessario. “La capacità di spostare rapidamente le forze dentro, fuori e intorno al campo per cogliere, trattenere e sfruttare l’iniziativa è la chiave per scoraggiare potenziali aggressioni”, ha detto al Times il tenente generale Greg Guillot, comandante della nona aeronautica americana.
Il dispiegamento è stato annunciato nel mezzo delle continue tensioni tra Iran e Stati Uniti anche quando il presidente Donald Trump si prepara a lasciare l’incarico. A inizio mese, inoltre, erano emerse notizie sulla presunta intenzione di Trump di pianificare attacchi aerei contro gli impianti nucleari iraniani. Sebbene il presidente non sia andato avanti con l’iniziativa, ci sono ancora preoccupazioni sul fatto che gli Stati Uniti o Israele potrebbero essere pronti a lanciare offensive contro l’Iran proprio nelle ultime settimane della presidenza Trump.
Teheran, dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare, l’8 maggio 2018, ha deciso di arricchire le sue scorte di uranio dieci volte oltre i limiti fissati dall’intesa, firmata, il 14 luglio 2015, anche alla presenza dell’Unione Europea e dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L’accordo, che le potenze mondiali hanno raggiunto con l’Iran, ha cercato di limitare il programma nucleare di Teheran per impedirgli di sviluppare armi nucleari in cambio dell’allentamento delle sanzioni economiche americane. Il neo presidente Joe Biden, che entrerà in carica ufficialmente il 20 gennaio, ha affermato che potrebbe aderire nuovamente all’accordo se il governo iraniano dovesse riprendere a rispettare i termini dell’intesa. “Vuole lavorare con gli alleati per rafforzare il trattato ed estenderlo, respingendo più efficacemente le altre attività destabilizzanti dell’Iran” hanno affermato fonti a lui vicine.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato, domenica 22 novembre che, “non dovrebbe esserci un ritorno al precedente accordo nucleare”. “Dobbiamo attenerci a una politica intransigente per garantire che l’Iran non sviluppi armi nucleari”, ha detto in una velata richiesta al presidente eletto Biden. Teheran nega che il suo programma atomico sia finalizzato allo sviluppo di armi.
Il 25 novembre, gli USA hanno annunciato che imporranno nuove sanzioni contro quattro entità collegate con la Repubblica Islamica dell’Iran. La notizia è stata riferita dall’inviato speciale degli Stati Uniti per l’Iran, Elliott Abrams, che ha rivelato che si tratta di entità russe e cinesi, coinvolte in attività volte a promuovere il programma missilistico iraniano. Abrams, parlando durante un evento virtuale del Beirut Institute, ha avvertito che Washington continuerà a esercitare pressioni contro Teheran, con nuove sanzioni previste fino a gennaio, relative ad armi, armi di distruzione di massa e diritti umani. A partire da gennaio 2021, la questione passerà in mano alla nuova amministrazione, guidata dal presidente Joe Biden.
A tal proposito, il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha mostrato segnali di apertura verso il presidente USA neoeletto. Quest’ultimo ha riferito di essere disposto ad aderire nuovamente all’accordo sul nucleare del 2015, a condizione che anche l’Iran ritorni ad adempiere ai propri impegni. Condizione per Teheran è, invece, l’annullamento delle sanzioni imposte negli ultimi anni. “Se il signor Biden è disposto a rispettare gli impegni degli Stati Uniti, anche noi possiamo immediatamente tornare ai nostri impegni nell’accordo … e le negoziazioni sono possibili nel quadro del P5 + 1″, ha affermato Zarif, aggiungendo: “Siamo pronti a discutere di come gli Stati Uniti possano rientrare nell’accordo. La situazione migliorerà nei prossimi mesi. Biden può revocare tutte le sanzioni con tre ordini esecutivi”.
Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)