Erdogan: per Cipro è necessaria una soluzione a due Stati

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(Roma 15 novembre 2020). Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha visitato l’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord, il 15 novembre, per ricordare il 37esimo anniversario dalla sua fondazione, nel 1983. Nel corso sella sua permanenza sull’isola, Erdogan ha affermato che le parti coinvolte dovrebbero ambire ad una soluzione a due Stati per risolvere la questione cipriota.

In particolare, il capo di Stato turco ha affermato: “A Cipro ci sono due popoli e due Stati separati” e, per questo, ha aggiunto che: “Devono esserci negoziati per una soluzione che si basi su due Stati separati”. Il leader turco ha poi partecipato ad un banchetto nella zona abbandonata di Varosia, a Famagosta, che si trova nei pressi dell’area cuscinetto che divide la porzione di territorio amministrata da Nicosia da quello dell’ autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord.

La Repubblica di Cipro ha definito le ultime affermazioni del capo di Stato turco “una provocazione inedita”. Il presidente del governo di Nicosia, Nicos Anastasiades, ha condannato sia la visita di Erdogan, in quanto si sarebbe trattato di un tentativo di minare gli sforzi dell’Onu nell’isola, sia quello che ha definito “l’atto secessionista rappresentato dalla dichiarazione del regime illegittimo nel Nord”.

Cipro è divisa da una “linea verde” che separa l’area amministrata dalla Repubblica di Cipro, abitata prevalentemente dalla comunità greco-cipriota e facente parte dell’Unione Europea (EU), dall’area amministrata dall’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord, riconosciuta dal solo governo di Ankara e dove vive invece gran parte della comunità turco-cipriota. Tale demarcazione territoriale risale al 1974, quando, in seguito al tentativo di colpo di Stato da parte di nazionalisti greco-ciprioti che favorivano l’annessione dell’isola alla Grecia, il 20 luglio, Ankara inviò le sue truppe “a protezione della minoranza turco-cipriota”, nella parte settentrionale dell’isola, sulla quale la Turchia ha poi stabilito il controllo.  Ad oggi, la Repubblica di Cipro occupa 2/3 del territorio di Cipro, mentre la parte restante è sotto il controllo della cosiddetta Repubblica Turca di Cipro del Nord.

In passato, i negoziati per risolvere tali dispute hanno avuto come obiettivo la riunificazione dell’isola posizionata nel Mediterraneo orientale. Tuttavia, tale ipotesi sembrerebbe più lontana da quando Ersin Tatar, leader nazionalista di destra vicino ad Erdogan ed ex premier turco-cipriota, è stato eletto presidente dopo essere risultato vincitore al ballottaggio dello scorso 18 ottobre.

Oltre alla disputa tra Nicosia e Ankara riguardo questioni di sovranità dell’isola, la Repubblica di Cipro, insieme alla Grecia, è impegnata in un periodo di crescenti tensioni, politiche e militari, con la Turchia riguardo dispute energetiche nel Mediterraneo orientale. Le tensioni tra Atene ed Ankara, in particolare, nascono dal fatto che la Turchia e la Grecia hanno opinioni contrastanti per quanto riguarda i diritti di sfruttamento delle risorse di idrocarburi nella regione del Mediterraneo Orientale, non trovandosi d’accordo sul limite dell’estensione delle rispettive piattaforme continentali.

Prima del riaccendersi delle tensioni militari, ferme ognuna sulla propria posizione, le due Nazioni, che fanno entrambe parte della NATO, avevano firmato accordi concorrenti sui rispettivi confini marittimi. In particolare, la Grecia aveva siglato un’intesa con l’Egitto il 6 agosto scorso per la definizione di una zona economica esclusiva tra i due Paesi, mentre la Turchia lo scorso 27 novembre 2019, aveva firmato un accordo simile con il Governo di Accordo Nazionale (GNA) di Tripoli, suscitando l’indignazione di Grecia, Cipro ed Egitto, che avevano accusato il presidente turco Erdogan di aver violato i loro diritti economici nel Mediterraneo. Da parte sua, alla luce dell’intesa turco-libica, però, Erdogan aveva definito “senza valore” il successivo patto tra Grecia ed Egitto e aveva ribadito che l’unico accordo ad avere validità nella regione fosse quello tra la Turchia e il governo di Tripoli.

La disputa nel Mar Mediterraneo orientale si è riaccesa di recente da quando la Turchia ha riavviato le operazioni della Oruc Reis, lo scorso 10 agosto, al largo delle isole greche di Kastellorizo e Rodi, dove Atene rivendica la propria sovranità. Da allora, Atene aveva deciso di mettere in allerta le proprie forze armate così che, in tale quadro, il 14 agosto scorso, si era anche verificata una lieve collisione tra navi da guerra turche e greche che seguivano appunto le attività della Oruc Reis.

Oltre ad effettuare operazioni per scopi energetici in acque rivendicate dalla Grecia, la Turchia svolge lo stesso tipo di azioni anche nelle acque reclamate dalla Repubblica di Cipro.

Camilla Canestri. (Sicurezza Internazionale)

(Foto: Report Difesa)