Emmanuel Macron impone la sua agenda: nuova Schengen senza Italia

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(Roma 14 novembre 2020). Creare una sorta di club esclusivo per tagliare fuori tutti i Paesi di frontiera dell’Unione europea che non effettuano adeguati controlli sugli immigrati entrati nei rispettivi territori. Unire il dossier sulla libera circolazione a quello sul terrorismo, così da rivedere gli accordi di Schengen e ridisegnare l’Europa. E, infine, incrementare la sicurezza a discapito dell’accoglienza e degli Stati costretti ad accogliere perché situati lungo le principali rotte migratorie. È più o meno questo il piano che ha intenzione di attuare la Francia, ancora scottata dai recenti attentati terroristici che hanno macchiato di sangue Nizza e Parigi.

Emmanuel Macron non è stato chiaro ma si è fatto capire: il presidente francese vuole rivedere Schengen, anche a costo di creare una mini-Schengen. Non è un caso, infatti, che all’ultimo vertice sul terrorismo con Germania, Olanda e Austria, non fossero presenti Italia, Grecia, Portogallo, Spagna e Malta. All’indomani dei recenti attacchi al cuore dell’Europa, Macron, almeno nei fatti, ha voluto addossare il ritorno di fiamma del terrorismo islamico alle falle presenti nelle frontiere esterne dell’Ue, in primis nella frontiera marittima italiana.

D’altronde il terrorista di Nizza era sbarcato pochi giorni prima a Lampedusa, riuscendo ad attraversare l’Italia indisturbato per poi approdare in Francia e dare adito al suo folle piano. Anche (e soprattutto) alla luce di un simile episodio, è spuntata l’ipotesi di sigillare le frontiere tra Italia e Unione europea (leggi: Francia, Austria e Slovenia), escludendo di fatto da Schengen un Paese fondatore dell’Ue.

Un campanello d’allarme

Il fatto che l’Italia non fosse presente al citato vertice sul terrorismo avrebbe dovuto far suonare un campanello d’allarme nei corridoi di Palazzo Chigi. Non sappiamo se Giuseppe Conte abbia declinato l’invito o non fosse stato proprio preso in considerazione dai promotori dell’evento. In entrambi i casi, il premier avrebbe dovuto far di tutto per essere presente a quel tavolo. Se non altro per far valere le ragioni dell’Italia, prima accusata da Macron di essere “vomitevole” per non accogliere gli immigrati, poi di non essere in grado di controllare a sufficienza i propri confini.

La commissaria Ylva Johansson, per appesantire il carico, ha ricordato che “il 22% dei migranti che arrivano nel Nord Europa non sono segnalati all’entrata”. Un’altra stoccata all’Italia. In mezzo a tutto questo, tralasciando la politica di ridistribuzione dei migranti mai davvero applicata, Bruxelles ha sposato una linea piuttosto ambigua. Quale ? La perfetta sintesi si trova nella delega assegnata da Ursula von der Leyen al commissario greco Margaritis Schoinas: non si deve puntare all’accoglienza dei migranti ma alla promozione dello stile di vita europeo. L’Italia non può essere esclusa da un discorso che la riguarda da molto vicino e che addirittura la chiama direttamente in causa. Eppure da Roma nessuno ha battuto un colpo.

L’agenda di Macron

Per via degli attentati avvenuti in Francia e Austria la riforma del diritto d’asilo Ue rischia di subire l’ennesimo rallentamento. Il motivo è semplice: Macron si è preso il centro della scena e ha imposto la propria agenda. Un’agenda, ha scritto La Stampa, che prevede la riforma delle regole di Schengen, con la conseguente frenata della discussione in corso sulla rivisitazione di Dublino.

Facciamo un po’ di chiarezza. Per quanto riguarda i richiedenti asilo, il trattato di Dublino stabilisce nell’articolo 13 che “quando è accertato (…) che il richiedente ha varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un Paese terzo, la frontiera di uno Stato membro, lo Stato membro in questione è competente per l’esame della domanda di protezione internazionale”. Il trattato di Schengen si riferisce invece a una zona di libera circolazione dove i controlli alle frontiere sono stati aboliti per tutti i viaggiatori.

Tornando alla diatriba europea, il piano di Macron – in sostanza blindare i confini – costringerebbe l’Italia e gli altri Paesi di “primo approdo” dei migranti a fare i conti con i richiedenti asilo chiusi a lungo negli hot spot in attesa di controlli. Insomma, i Paesi europei chiedono controlli alle frontiere e maggiore sicurezza. Dal canto suo, stretto all’angolo, il ministro dell’Interno italiano, Luciana Lamorgese, ha provato a replicare: “Al momento rileviamo uno sbilanciamento tra la responsabilità per gli Stati di primo ingresso e la solidarietà degli altri”. Detto altrimenti: serve una “strategia europea omnicomprensiva”, che prenda in esame tanto la sicurezza esterna dello spazio europeo quanto la dimensione interna e investigativa, “di condivisione delle informazioni e di contrasto delle cause della radicalizzazione”. Ma il presidente francese sembrerebbe essere orientato verso altre soluzioni.

Federico Giuliani. (Inside Over)