Mediterraneo orientale: Ankara prolunga le operazioni della Oruc Reis

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(Roma 25 ottobre 2020). La Turchia ha annunciato che prolungherà le rilevazioni della sua principale nave esplorativa, la Oruc Reis, nel Mediterraneo orientale fino al prossimo 4 novembre, emettendo un avviso Navtex, il sistema internazionale di sicurezza marittima. La Grecia ha annunciato che invierà un reclamo a riguardo, il 25 ottobre, e ha emesso un “anti-Navtex” con il quale ha comunicato ai naviganti che l’avviso turco è illegale e ha chiesto loro di non prenderlo in considerazione.

Secondo quanto affermato da Ankara, la Oruc Reis continuerà ad operare in una località a Sud dell’isola di Rodi insieme a due altre imbarcazioni, la Ataman e la Cengiz Han.

Sostenendo che si tratti di un’azione illegale, il Ministero Affari Esteri della Grecia ha denunciato la mossa turca definendola un “comportamento inaccettabile” e ha dichiarato che invierà un reclamo alle autorità di Ankara in merito, sostenendo che le operazioni della Turchia interessano un’area rientrante nella propria piattaforma continentale. Per la Grecia l’ultimo annuncio della Turchia andrebbe contro ai tentativi di distensione nel Mediterraneo orientale e danneggerebbe qualsiasi prospetto di un dialogo costruttivo tra i due Paesi. Per Atene, Ankara si starebbe comportando come « un reietto » in cerca di attenzioni, tentando di destabilizzare la regione e di accendere tensioni, contravvenendo altresì alla legge internazionale.

La Oruc Reis avrebbe dovuto interrompere le proprie attività nel Mediterraneo orientale già dallo scorso 22 ottobre ma, nella sera del 21 ottobre, la Turchia aveva dichiarato che avrebbe esteso le proprie operazioni di ricerca energetica nel Mediterraneo orientale, prolungando la missione dell’imbarcazione fino al 27 ottobre. A fine settembre, Ankara aveva deciso di interrompere le attività della Oruc Reis per consentire la ripresa del dialogo diplomatico sul Mediterraneo orientale ma, dallo scorso 12 ottobre, la nave era tornata operativa, attirando la pronta denuncia di Grecia, Francia e Germania.

La questione del Mediterraneo orientale è stata oggetto dell’ultimo vertice europeo dello scorso 2 ottobre, durante il quale è stato deciso che la Turchia sarebbe stata punita se avesse continuato con tali operazioni nella regione. Ciò nonostante, Ankara aveva affermato che tale mossa avrebbe ulteriormente danneggiato le proprie relazioni con l’Unione Europea (UE).

La Turchia e la Grecia hanno opinioni contrastanti per quanto riguarda i diritti di sfruttamento delle risorse di idrocarburi nella regione del Mediterraneo Orientale, non trovandosi d’accordo sul limite dell’estensione delle rispettive piattaforme continentali. Prima del riaccendersi delle tensioni militari, ferme ognuna sulla propria posizione, le due Nazioni, che fanno entrambe parte della NATO, avevano firmato accordi concorrenti sui rispettivi confini marittimi. In particolare, la Grecia aveva siglato un’intesa con l’Egitto il 6 agosto scorso per la definizione di una zona economica esclusiva tra i due Paesi, mentre la Turchia lo scorso 27 novembre 2019, aveva firmato un accordo simile con il Governo di Accordo Nazionale (GNA) di Tripoli, suscitando l’indignazione di Grecia, Cipro ed Egitto, che avevano accusato il presidente turco Erdogan di aver violato i loro diritti economici nel Mediterraneo. Da parte sua, alla luce dell’intesa turco-libica, però, Erdogan aveva definito “senza valore” il successivo patto tra Grecia ed Egitto e aveva ribadito che l’unico accordo ad avere validità nella regione fosse quello tra la Turchia e il governo di Tripoli.

La disputa nel Mar Mediterraneo orientale si è riaccesa di recente da quando la Turchia ha riavviato le operazioni della Oruc Reis, lo scorso 10 agosto, al largo delle isole greche di Kastellorizo e Rodi, dove Atene rivendica la propria sovranità. Da allora, Atene aveva deciso di mettere in allerta le proprie forze armate così che, in tale quadro, il 14 agosto scorso, si era anche verificata una lieve collisione tra navi da guerra turche e greche che seguivano appunto le attività della Oruc Reis.

La disputa energetica nel Mediterraneo orientale rientra poi all’interno della cosiddetta questione cipriota, avvero la disputa tra Nicosia e Ankara sulla sovranità dell’isola. Cipro è divisa da una “linea verde” che separa l’area amministrata dalla Repubblica di Cipro, abitata prevalentemente dalla comunità greco-cipriota, dall’area amministrata dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord, dove vive invece gran parte della comunità turco-cipriota. Tale demarcazione territoriale risale al 1974, quando, in seguito al tentativo di colpo di Stato da parte di nazionalisti greco-ciprioti che favorivano l’annessione dell’isola alla Grecia, il 20 luglio, Ankara inviò le sue truppe “a protezione della minoranza turco-cipriota”, nella parte settentrionale dell’isola, sulla quale la Turchia ha poi stabilito il controllo.

Camilla Canestri. (Sicurezza Internazionale)