(Roma 21 Ottobre 2020). Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato, martedì 20 ottobre, lo scioglimento di un gruppo pro-Hamas, attivo in Francia, accusato di essere “direttamente implicato” nell’omicidio dell’insegnante decapitato quattro giorni fa. Il presidente, in un discorso pubblico davanti alla nazione, ha poi affermato che le azioni contro l’estremismo islamico “verranno intensificate”.
La decisione di chiudere il Collettivo Cheikh Yassine, che sostiene la causa palestinese e prende il nome dal fondatore di Hamas, è stata annunciata dopo un incontro tra Macron e un’unità per la lotta contro l’islamismo, nel sobborgo di Bobigny, a Nord-Est di Parigi. Il gruppo è stato creato da Abdelhakim Sefrioui, un attivista islamico-radicale che è ora in custodia della polizia come parte delle indagini sull’omicidio di Samuel Paty, l’insegnante francese ucciso da un 18enne di origini cecene. Sefrioui è autore di uno dei video in cui il padre di una ragazza della scuola accusa Paty di aver insultato l’Islam e di essere un “delinquente”. La stessa moschea di quartiere, ora colpita, per decisione delle autorità francesi, da una chiusura di almeno sei mesi, aveva condiviso il filmato sulla propria pagina Facebook.
L’insegnante aveva mostrato ai suoi allievi alcuni cartoni animati del Profeta Maometto durante una lezione di educazione civica sulla libertà di espressione, a inizio ottobre. Tale comportamento aveva attirato le ire di alcuni genitori di ragazzi musulmani, che avevano avviato una campagna di odio online contro l’insegnante.
Paty, 47 anni, è stato aggredito, venerdì 17 ottobre, mentre tornava a casa dalla scuola media dove insegnava, a Conflans-Sainte-Honorine, circa 40 chilometri a Nord-Ovest di Parigi. Il presunto colpevole è stato ucciso dalla polizia subito dopo l’omicidio. Almeno16 persone sono state arrestate finora con l’accusa di essere coinvolte nell’attacco.
Il primo ministro, Jean Castex, ha dichiarato ai parlamentari, martedì 20 ottobre, che il governo prenderà di mira “tutte le associazioni di cui è stata stabilita una complicità con l’islamismo radicale”. Il ministro dell’Interno, Gerald Darmanin, ha promesso che non ci sarà “tregua per i nemici della Repubblica”. Nei giorni scorsi, decine di migliaia di persone hanno preso parte a manifestazioni in tutto il Paese per onorare Paty e difendere la libertà di espressione.
La decapitazione di Paty è il secondo attentato con coltello rivendicato nel nome dell’Islam da quando, il 2 settembre, è iniziato a Parigi il processo contro 14 presunti complici dei terroristi islamici che, il 7 gennaio 2015, hanno attaccato la sede della rivista satirica Charlie Hebdo. Il 25 settembre, due giornalisti di “Premiere Ligne Television”, un’emittente televisiva che si trova nello stesso ufficio dell’ex sede del settimanale satirico, sono stati aggrediti da un giovane pakistano che voleva vendicarsi per la ripubblicazione delle vignette che 5 anni fa avevano scatenato l’attentato contro la redazione della rivista. Le vittime sono tuttavia sopravvissute dall’attentatore e il ragazzo è stato arrestato dalle forze di sicurezza francesi.
Nel frattempo, Charlie Hebdo ha fatto sapere che la prossima edizione presenterà in prima pagina una vignetta dal titolo “La Repubblica decapitata” insieme a disegni di figure che rappresentano varie professioni. “Questi assassini vogliono decapitare la democrazia”, si leggerà nella copertina del giornale.
Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)