(Roma 13 Ottobre 2020). I ministri degli Esteri di Egitto, Iraq e Giordania hanno ribadito la posizione dei propri Paesi a sostegno della sicurezza degli Stati arabi e l’impegno a coordinarsi per prevenire qualsiasi forma di ingerenza esterna.
Questo è quanto espresso in una conferenza stampa congiunta, tenutasi a margine di un vertice tripartito svoltosi al Cairo martedì 13 ottobre, che ha visto impegnati il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ed i suoi omologhi da Iraq e Giordania, rispettivamente Fouad Hussein e Ayman Safadi. Nel corso dell’incontro, i tre ministri hanno evidenziato la necessità di collaborare e di coordinarsi per salvaguardare la sicurezza dei Paesi arabi, un punto su cui è stata espressa una convergenza di opinioni. Parallelamente, le tre parti si sono dette concordi nell’impegnarsi per allontanare attori esterni ed impedire loro di intervenire nelle dinamiche interne di ciascun Paese.
Shoukry, da parte sua, ha affermato di aver discusso con i due omologhi, giordano e iracheno, di diverse questioni regionali, tra cui la causa palestinese e gli ultimi sviluppi ad essa connessa, mentre ha aggiornato gli interlocutori in merito alla cosiddetta grande diga africana (GERD). Il Cairo, Amman e Baghdad hanno messo in luce l’importanza di salvaguardare i diritti della popolazione palestinese, così come di giungere a soluzioni politiche in Siria e in Libia, in modo da consentire a tali Paesi di ripristinare stabilità e sovranità. Dall’altro lato, Safadi ha affermato che il perpetuarsi del conflitto israelo-palestinese rappresenta una minaccia per la sicurezza dell’intera regione, e si è detto a fianco dell’Egitto nella questione della diga GERD, mentre ha dichiarato di apprezzare gli sforzi profusi dal Cairo in merito alla crisi libica. Circa l’Iraq, il ministro giordano ha evidenziato la necessità di salvaguardare il Paese dalle conseguenze di eventuali tensioni e divergenze regionali, in modo da salvaguardare la sicurezza dell’intera regione.
Anche per il ministro iracheno Hussein, il ruolo del Cairo è fondamentale nelle dinamiche e nelle relazioni regionali e internazionali che toccano anche Baghdad. In occasione dell’incontro del 13 ottobre, il ministro iracheno ha consegnato al presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, un messaggio da parte del primo ministro iracheno Mustafa al-kadhimi. Fonti del quotidiano al-Arabiya hanno rivelato che, in tale messaggio, l’Iraq ha inviato una richiesta di aiuto all’Egitto, chiedendo sostegno per affrontare la continua ingerenza della Turchia nel Nord del Paese, dove Ankara ha avviato un’operazione volta a contrastare principalmente il Partito del Lavoratori del Kurdistan (PKK), oltre che ai pericoli connessi all’interferenza di altri attori esterni.
Anche al-Sisi ha ricevuto, sempre il 13 ottobre, i due ministri degli Esteri giordano e iracheno. Nel corso dell’incontro, il capo di Stato egiziano ha affermato che il suo Paese cerca di raggiungere una soluzione radicale e globale per ripristinare la stabilità e la sicurezza in Libia, seguendo il percorso politico e quanto stabilito alla Conferenza di Berlino del 19 gennaio e con la Dichiarazione del Cairo del 6 giugno, il cui obiettivo è giungere alle elezioni. Secondo al-Sisi, il coordinamento congiunto, la forza di volontà e l’unità a livello arabo potrebbero portare ad imporre “linee di sicurezza nazionale” nel mondo arabo.
L’incontro del 13 ottobre si inserisce nel quadro di un meccanismo tripartito congiunto che ha visto Giordania, Egitto e Iraq discutere anche in passato di questioni regionali ed internazionali, con il fine ultimo di potenziare i legami di cooperazione tra i tre Paesi e far fronte alle sfide comuni. Uno degli ultimi meeting ha avuto luogo ad Amman il 25 agosto scorso ed ha visto la partecipazione del re giordano, Abdullah II, del presidente egiziano al-Sisi e del primo ministro iracheno al-Kadhimi. Il vertice tripartito si è concluso con la promessa di rafforzare ulteriormente la cooperazione economica e gli sforzi in materia di sicurezza tra i tre Paesi, in un momento in cui le parti condividono i timori nei confronti della crescita dei gruppi estremisti, della minaccia rappresentata dalla pandemia di coronavirus e della crescente ingerenza della Turchia.
Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)