(Roma 11 settembre 2020). Il Mediterraneo orientale ha un nuovo leader: Emmanuel Macron. Il presidente francese, dopo aver inviato le sue navi tra l’Egeo e le acque di Cipro per unirsi alla flotta greca e fermare le mosse turche nell’area, ha deciso di muovere anche la sua rete diplomatica invitando in Corsica i capi di Stato e di governo dell’Europa mediterranea.
Il presidente francese ha usato parole dure nei confronti di Recep Tayyip Erdogan. Prima dell’inizio dell’incontro di Ajaccio, il capo dell’Eliseo ha affermato che la Turchia “non è più un partner” a causa dei suoi « comportamenti inammissibili », chiedendo all’Europa di essere ferma nella reazione alle decisioni di Ankara. Il presidente francese ha voluto in ogni caso lanciare un messaggio di dialogo nei confronti del suo omologo turco ribadendo « l’auspicio profondo di riavviare un dialogo fecondo con la Turchia ». Ma dal punto di vista generale, quello che conta per Macron è il fatto che l’Ue parli a una sola voce (possibilmente quella francese) e contro le iniziative di Ankara in tutto il bacino mediterraneo, a partire dall’Egeo per finire in Libia, nota dolente della strategia di Macron nello scacchiere nordafricano e su cui non a caso il leader francese è tornato per accusare la Turchia di « pratiche inaccettabili » delle navi di Ankara contro una fregata francese. La replica turca non si è fatta attendere, con il ministro degli Esteri che ha definito Macron « un arrogante » con « vecchi riflessi coloniali ». Poi l’affondo proprio sull’Europa: « La posizione individualista e nazionalista di Macron incoraggia la tensione e mette a rischio gli interessi fondamentali dell’Europa e dell’UE ».
La scelta di Macron di attivarsi immediatamente nell’Egeo per fermare le mosse turche ha cambiato le sorti dell’escalation nel Mediterraneo orientale. Un attivismo inaugurato con il messaggio in lingua greca rivolto ad Atene e al premier Kiriakos Mitsotakis, e che ha provocato non solo la reazione stizzita della Turchia ma anche un certo imbarazzo sia nei comandi Nato che in molte cancelliere europee. Perché è chiaro che quello che il presidente francese vuole ottenere dall’escalation (e de-escalation) nel Mediterraneo orientale è soprattutto un ruolo di guida che scavalchi i corpi intermedi per ripristinare una sfera di influenza francese in un’area che un tempo aveva un peso estremamente rilevante per Parigi. Lo sa benissimo anche Angela Merkel che non a caso ha voluto inviare il suo potente diplomatico Heiko Maas sia nella capitale greca che in quella turca. La volontà tedesca è di fare da mediatore per ude partner essenziali in un’area strategia per gli interessi di Berlino. Ma è chiaro che il dinamismo francese mette a dura gli equilibri così come la strategia della Merkel. Idem per quanto riguarda la Nato, che però paga un problema politico e di natura strategica: non può esprimere una condanna netta nei confronti della Turchia dal momento che questa ne rappresenta non solo il secondo esercito ma anche la porta sud-orientale per il Mar Nero e per il Medio Oriente.
In questo pantano politico e strategico, Parigi ha provato a fare quello che non sono riusciti a fare sia Bruxelles che Berlino. Ma adesso ha bisogno di partner. L’Italia si è unita all’esercitazione Eunomia con le marine greca, francese e cipriota, ma per adesso non se l’è sentita di rimanere coinvolta in questo blocco anti turco, dal momento che gli interessi italiani sono diversi rispetto a quelli francesi. Roma è un partner fondamentale di Atene ma condivide anche con Ankara diversi interessi, a partire dalla Libia e dall’Africa orientale fino al fronte dei gasdotti e del commercio. Luigi Di Maio, nella sua ultima intervista a « Il Foglio », ha dato un segnale molto chiaro proprio sulla necessità dei rapporti italo-turchi. Sotto questo profilo, la Francia vorrebbe coinvolgere maggiormente l’Italia, visto che il suo sostegno alle strategia dell’Eliseo sarebbe fortemente gradito (anche al comando Nato). Ma il sogno di Macron di una pax mediterranea guidata dalla Francia non è detto che combaci con quella pensata dagli strateghi italiani. La Libia in questo senso è una lezione che non va dimenticata.
Intanto però la Francia passa all’incasso militare (e finanziario). Secondo le fonti del quotidiano greco Kathimerini, Mitsotakis e Macron dovrebbero anche definire i dettagli dell’accordo per la vendita di caccia Rafale alla Grecia e si parla con insistenza di una trattativa per delle nuove fregate. Nei giorni precedenti l’incontro di Ajaccio, Mitsotakis ha discusso con il ministro della Difesa Nikos Panagiotopoulos, il capo di Stato maggiore Konstantinos Floros e con il vertice della Marina militare, Stylianos Petrakis, di un rafforzamento generale di tutte le forze armate elleniche. Per la Francia non è un mercato da sottovalutare: specialmente perché si tratta di un partner UE e NATO. Questione rilevante visto che gli Stati Uniti rafforzano la loro presenza militare in Grecia mentre la Germania vende sistemi d’arma anche alla Turchia.
(Lorenzo Vita – Inside Over). (L’articolo)