(Roma 08 settembre 2020). Al termine della giornata trascorsa in Libano dal premier Giuseppe Conte, afferma che torna in Italia con un bagaglio di conoscenze più ampio e approfondito che consentirà all’Italia di aiutare meglio Beirut nella sua fase di ripartenza.
Ci lega un particolare rapporto di amicizia con il Libano e questa «è l’occasione per intensificarli», dice il presidente del Consiglio parlando ai giornalisti al termine degli incontri. «Qui l’emergenza è a tutto tondo, che si trascina da tempo. Una emergenza finanziaria, sociale, poi l’emergenza della pandemia», a cui si è aggiunta l’esplosione nel porto di Beirut dice Conte. E non nasconde che a Beirut «c’è una grandissima sofferenza da tutti i punti di vista», da cui «se ne può uscire solo con un patto politico forte, un patto tra le migliori forze della società, culturali ed economiche».
Senza il Libano possiamo fare poco
Serve la partecipazione politica del Libano perché la comunità internazionale possa aiutare i libanesi. Gli altri paesi possono fare poco senza una prospettiva di riforme, di coesione sociale e di volontà politica di fare le riforme necessarie al Libano. «L’Italia sarà in prima fila», ha ribadito Conte dopo averlo ricordato durante il primo punto stampa del mattino.
«Occorre che il popolo libanese riesca a esprimere con decisione, con determinazione e con coraggio, un percorso riformatore che va attuato da subito perché domani è già tardi».
Aiutare i libanesi o le autorità governative ?
Una domanda che viene posta a Conte in lingua inglese riguarda gli aiuti dell’Italia e il modo in cui saranno erogati. Conte comprende la domanda e afferma che anche la società civile gli ha posto la stessa domanda, perché c’è il timore che «le autorità governative attuali possano non accelerare il percorso riformatore che la società civile si aspetta». «Da questo punto di vista sono stato chiaro. La comunità internazionale deve fare la sua parte, ma anche le autorità locali e tutte le forze politiche, culturali e sociali ed economiche devono fare la loro parte». Gli aiuti, spiega il presidente del Consiglio italiano, arriveranno solo se ci saranno degli obiettivi, delle finalità.
Presso l’Ambasciata italiana, Giuseppe Conte ha incontrato gli esponenti della società civile, tra cui studiosi, esponenti di Ong, ha incontrato anche il presidente dell’Ordine degli avvocati di Beirut. Presso l’ambasciata italiana a Beirut Conte ha incontrato anche i rappresentanti dell’opposizione, «per avere un quadro più completo in questo momento». Il premier italiano afferma che tra le forze sociali ascoltate è emersa anche la volontà di dare un nuovo assetto costituzionale al libano. La richiesta è di superare l’attuale costituzione libanese che si basa su «presupposti confessionali» che «come diremmo in Italia, tra virgolette, «laico» afferma Conte. Elaborare questo percorso spetta alle «forze sane libanesi» e non all’Italia dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.