(Roma 25 agosto 2020). La giunta militare che ha destituito l’ex presidente, ha proposto l’istituzione di un governo di transizione a guida militare dalla durata di tre anni. Il leader deposto ora è libero di uscire dalla caserma dove era stato rinchiuso dopo il golpe.
Ibrahim Boubacar Keita, il presidente deposto la settimana scorsa da un golpe militare in Mali, sarà libero di curarsi dove meglio crede e vivere sotto protezione nel luogo che preferisce. Lo dice il colonello Ismael Wague, portavoce dei putschisti, che ha anche proposto l’istituzione di un governo di transizione a guida militare dalla durata di tre anni. «Ma ogni decisione in proposito dovrà essere presa con tutti i maliani», ha aggiunto Wague.
I colonnelli riscuotono al momento un’enorme popolarità per aver arrestato il capo dello Stato, il primo ministro e altre alte cariche del regime che governavano il Paese dal 2013. Ma il consenso della giunta potrebbe erodersi molto in fretta se dovesse allungare i tempi per la restituzione del potere nelle mani dei civili. In particolare a quei civili che, organizzati in un vasto movimento contestatario, dalla scorsa primavera hanno organizzato enormi manifestazioni in cui chiedevano le dimissioni del presidente e del suo governo.
Ieri si sono conclusi gli incontri con la delegazione della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cédéao) arrivata nel Paese venerdì per mediare una soluzione pacifica alla crisi politica. A guidarla c’era l’ex presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, secondo il quale, entrambe le parti della negoziazione «desiderano che il Paese vada avanti». Jonathan ha evidenziato che «sono stati raggiunti una serie di accordi», ma non c’è ancora un’intesa su tutte le questioni sul tavolo delle trattative. La prima richiesta della Cédéao era il «ripristino dell’ordine costituzionale», con il ritorno di Keita sul trono presidenziale. Una pretesa ovviamente inaccettabile dai putschisti, anche perché quando martedì scorso si sono diretti dalla caserma di Keita verso il palazzo presidenziale per arrestare il capo dello Stato, l’hanno fatto scortati da una folla festante.
I militari si sono anche impegnati a trasferire in una residenza sicura l’ex primo ministro Boubou Cissé, gli altri ministri e il capo di Stato maggiore insieme ai quali è stato fermato. Quanto al presidente, ormai libero di lasciare la caserma dove ha trascorso la settimana, avrebbe dichiarato lui stesso agli inviati della Cédéao «di non voler riprendere le sue funzioni» e che quando si è dimesso, annunciandolo in televisione martedì scorso, l’ha fatto «in modo spontaneo e senza subire alcuna pressione». La Cédéao dovrà decidere quando alleviare le sanzioni adottate mercoledì, all’indomani del colpo di stato, quali la chiusura delle frontiere con i Paesi vicini, e lo stop ad ogni flusso finanziario e commerciale verso il Mali. La decisione è attesa per domani.
Ieri, intanto, l’ambasciatore francese a Bamako e il comandante dell’operazione Barkhane (Parigi dispiega nella base di Gao circa 5000 uomini nella lotta contro il terrorismo) hanno fatto visita all’uomo forte della giunta militare al potere da una settimana, Assimi Goita. Nulla è filtrato dall’incontro durato oltre tre ore
(PIETRO DEL RE – La Repubblica). (l’articolo)