Città del Vaticano. « Organizzare elezioni parlamentari anticipate senza aspettare una nuova legge elettorale e formare un nuovo governo, come chiede il popolo »: è l’appello lanciato domenica 16 agosto, dal cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei Maroniti. Da mesi, infatti, il Libano versa in una grave condizione di crisi sociale, economica e politica, aggravata dalla pandemia da coronavirus. Dopo un lungo e annoso stallo politico-istituzionale, l’esecutivo attualmente al potere è fortemente criticato dalla popolazione, vinta dal carovita, dalla fame e dal dilagare della corruzione. A tutto questo, si è aggiunta la grave esplosione avvenuta il 4 agosto in un magazzino del porto di Beirut e che ha provocato centinaia di morti e migliaia di feriti e sfollati. Nella sua omelia domenicale, il Patriarca ha esortato i leader politici a promuovere il cambiamento » perché il popolo vuole « un governo che rompa con il passato » e che « salvi il Paese, non la classe politica ». « Non c’è governo di unità nazionale senza una vera unità e non c’è governo di consenso senza consenso sulle riforme – ha ribadito il porporato – Desideriamo un governo dello Stato e del popolo, non un governo dei partiti ».
Oggi, intanto, il Patriarca maronita ha lanciato ufficialmente il « Memorandum del Libano e della neutralità attiva », già annunciato diverse settimane fa. Il concetto è in sé un appello e una richiesta di attuazione rivolta alle Nazioni Unite e spiegata alla comunità araba e internazionale. A dettarlo la situazione attuale del Paese: nello specifico il patriarca enumera e spiega tutte le ragioni storiche, di sicurezza, politiche, economiche e culturali che spingono i libanesi a voler adottare “la Neutralità ».
Neutralità è garanzia per il Paese e per il Medio Oriente
Già nell’omelia del 5 luglio 2020 il cardinale aveva lanciato un appello alle Nazioni Unite affinché lavorassero al consolidamento dell’indipendenza e dell’unità del Libano, per l’attuazione delle risoluzioni che lo riguardano e per il riconoscimento della sua neutralità. La neutralità è infatti – scrive il cardinale- la garanzia dell’unità del Paese e della sua collocazione storica, soprattutto in questo periodo di cambiamenti geografici e costituzionali. La neutralità del Libano è la sua forza e la garanzia della sua stabilità. Un Libano neutrale, può contribuire alla stabilità della regione, difendere i diritti dei popoli arabi e la pace, e ad instaurare « relazioni giuste e sicure » tra i Paesi del Medio Oriente e l’Europa, grazie al suo posto sulla riva del Mediterraneo. L’appello ora viene rilanciato dal Patriarca nel Memorandum in modo molto dettagliato, attraverso la disamina di cinque punti: le ragioni storiche di questa proposta, il concetto stesso di neutralità attiva, la sua importanza come fonte di indipendenza e stabilità del Libano, i vantaggi che ne derivano per il paese e la sua economia e infine una pagina di conclusioni.
La ragioni storiche della proposta
Risalendo alla storia del Paese il cardinale rileva che la “neutralità” del Libano pur non essendo presente, nella mente dei fondatori dello Stato del Grande Libano, vi è entrata successivamente in quanto ritenuta particolarmente adeguata alla costituzione della società del Paese. Una tendenza confermata nel 1943, nel 1945 quando fu redatta la Carta della Lega dei Paesi Arabi, e poi ricorrente nei discorsi dei Presidenti della Repubblica e nelle dichiarazioni del governo, anche nella « Dichiarazione di Baabda » dell’11 giugno 2012. Grazie a una politica saggia, il Libano è riuscito – rimarca il porporato nel suo excursus storico – a preservare l’unità del suo territorio, l’esclusione dai conflitti nella regione tra il 1943 e il 1975 che ha portato prosperità, ricchezza, aumento del reddito individuale e calo della disoccupazione. Di contro invece, ogni successivo fallimento che il cardinale registra nella storia, in relazione alla politica del Paese tanto con l’Egitto quanto con Israele e Palestina per esempio, sono riconducibili proprio « alla deviazione del paese dalla politica di neutralità che è riconosciuta, anche se senza un testo costituzionale che la sostenga ». « Così, lo Stato ha perso la sua autorità interna, il paese la sua sovranità territoriale, la nazione il suo ruolo politico, la formula di governo il suo equilibrio, la società la sua specificità civilizzatrice. Questo squilibrio ha prodotto anche conflitti interni secondari che sono stati tanto violenti quanto quelli principali. E ora il Libano oggi barcolla tra unità e divisione ».
Il concetto di neutralità attiva
Andando poi a fondo nel concetto stesso di neutralità attiva, il Patriarca evidenzia i tre aspetti complementari e imprescindibili di cui il Paese gode con questo status. Il primo è il rifiuto definitivo del Libano di entrare in coalizioni o conflitti a livello regionale e internazionale; così come l’astensione di qualsiasi Stato dall’interferire negli affari o nel suo territorio. Il secondo è l’adesione alle iniziative di solidarietà e tutela dei diritti in tutto il Medio oriente. Il pluralismo religioso, culturale e civile, come caratteristica specifica del Libano – scrive il patriarca- ne fa necessariamente una terra di incontro e di dialogo tra le religioni, le civiltà e le culture » nonchè un « ponte di comunicazione culturale, economica e civile tra Oriente e Occidente ». Il terzo aspetto è il rafforzamento dello Stato libanese affinché sia capace di garantire sia la sua sicurezza interna che esterna. La neutralità del Libano richiede anche la risoluzione della delimitazione dei confini con Israele, così come la delimitazione dei confini con la Siria.
La neutralità come fonte di indipendenza e stabilità
Altro punto affrontato dal Patriarca nel suo Memorandum, è che la “neutralità attiva” assicura al Libano l’uscita dallo stato di conflitto e di guerra, così come dagli eventi ricorrenti che si sono susseguiti dopo dichiarazione dello Stato del Grande Libano, tra il 1958 e il 1975. Si è trattato o di conflitti interni tra le componenti religiose e le comunità confessionali; o di conflitti politici geografici e nazionalistici nei paesi vicini che hanno avuto ripercussioni in patria; o di mancanza di chiarezza nei rapporti con la Siria o infine delle ripercussioni della fondazione dello Stato d’Israele, in particolare sul fronte della sicurezza nazionale. A questi conflitti hanno corrisposto – secondo il cardinale – solo soluzioni superficiali e temporanee, e la conseguenza è stata la trasformazione in un Paese conflittuale al suo interno e palcoscenico per « la guerra degli altri ». Gli scenari che si prefigurano senza una soluzione radicale a tali conflitti sono : o la dominazione esterna, o il fallimento dello Stato libanese o la sua ridefinizione per mano di altri. Ecco perché – conclude ancora una volta il patriarca Rai – il nostro appello alla “Neutralità” e al consolidamento della sovranità e della stabilità nazionale.
I vantaggi per il Paese e per l’economia
Ultimo aspetto affrontato dal Memorandum prima delle conclusioni, è quello relativo ai vantaggi, in particolare per l’economia del Paese, che la neutralità attiva apportera. Dal punto di vista globale, il Libano, rimarca ancora una volta il cardinale, scendendo nel dettaglio, ne beneficerebbe in termini di unità, sicurezza e stabilità e in termini di flessibilità e positività di tutte le componenti sociali. Sul fronte economico invece diversi settori ne trarrebbero benefici perché la neutralità porta stabilità e quindi sicurezza, creatività e slancio culturale. Quindi ne uscirebbero avvantaggiati i settori finanziari, medici e turistici, ma anche il comparto della scuola e della formazione grazie all’alto livello di istruzione tradizionale che vi si trova, soprattutto a livello universitario. Grazie a tutto questo, il Libano – scrive il Patriarca – diventerà l’asse dell’Unione Mediterranea, e diventerà il luogo in cui si intersecano gli interessi di tutte le parti. Il Partenariato Europeo e l’Unione Mediterranea sono due progetti vitali per il Libano fonte di un nuovo sistema di valori e una forza politica, economica, culturale in quest’area strategica del mondo.
Quindi, le conclusioni del Memorandum, in cui il cardinale Béchara Boutros Raï, mette insieme quanto detto e rilancia il suo appello: che le Nazioni Unite decidano sullo status di neutralità includendo per la sopravvivenza stessa del Paese e del suo ruolo di mediazione e pacificazione nell’area, la soluzione per il mezzo milione di profughi palestinesi e per gli oltre 1,5 milioni di sfollati interni siriani presenti sul suo territorio. (Gabriella Ceraso e Isabella Piro-Vatican News)