Libano: Beirut tra l’incudine e il martello. L’ombra di Hezbollah incombe sul Paese dei Cedri

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(Roma 12 agosto 2020). Un’interessante analisi pubblicata sul sito ufficiale dell’Esercito Libanese, prende in considerazione non chi, ma cosa ha distrutto Beirut e il Libano. Una denuncia senza mezzi termini verso quello che il sito « Libanese Forces » descrive come governo fantoccio. Una frase non nuova nel contesto arabo che riporta a numerose realtà che ad oggi rischiano un’esplosione interna ed internazionale.

Il libanese si è sbarazzato del governo del « padre dei successi » Hassan Diab. Tornerà a casa sua dopo la bolla dell’illusione in cui viveva e credeva. Credendo che « questo governo » sarebbe venuto a salvare il Libano. Ma non era altro che uno strumento nelle mani di Hezbollah.

Un’accusa e un’analisi lucida che punta il dito contro i militanti dal fucile alzato al cielo e contro la corruzione da loro alimentata in 15 anni di governo. Le dimissioni di Hassan Diab e del suo entourage sono solo l’inizio della « rivoluzione ».  Questa catastrofe, per forza di cose, ha messo i libanesi difronte ad una nuda realtà. Una realtà che molti fino ad oggi rifiutavano di vedere. « Tutti i libanesi sanno che il vero mostro della corruzione è Hezbollah » continua il testo.

Una denuncia che non si ferma all’analisi dell’accaduto, ma che scava a casa del « nemico ». Hezbollah il Deus ex machina del male, che oltre alla guerra alimentata nel Medio Oriente a colpi di mortai, coltiva da anni legami con i cartelli della droga in Sud America, facendosi « bandiera » dello smercio internazionale di Captagon (droga usata in guerra per togliere la paura e le reticenze. Altamente usata dalle Milizie Hezbollah e dall’IS). Oltre ad essere accusato di aver posto le mani su uno dei ministeri più remunerativi del Paese, quello sull’Energia, che viene definito il « Fascicolo più redditizio ».

Hassan Diab parlando di corruzione radicata avrebbe tralasciato, secondo l’analisi, di ricordare che tale male sembra aver affondato le sue radici negli anni novanta. Una corruzione che ha posseduto l’aeroporto e il porto di Beirut, nascondendo e proteggendo i propri armamenti in luoghi « non convenzionali ».

Sembrerebbe infatti che il rifiuto di Hezbollah, di iniziare delle indagini internazionali sull’accaduto, sia legato al fatto che l’organizzazione non gradisce che i libanesi vengano a conoscenza della verità. Ne viene fuori il ritratto di uno stato e un governo che hanno cospirato contro il Libano e il suo popolo.

A tal proposito, si fa sempre più viva l’ipotesi che ad esplodere siano stati dei magazzini di armi ad alto potenziale esplosivo e una fonte riferisce « Sebbene i risultati delle indagini non possono essere anticipati, e nessuno può escludere l’ipotesi che l’esplosione del porto di Beirut sia stata il risultato di un attacco, lo Stato libanese, dopo quanto accaduto, ha il dovere e l’obbligo di chiedere a Hezbollah una mappa dei suoi depositi di armi in Libano ».

Come da sempre nella storia dei gruppi armati e delle varie milizie, nessuno di questi soggetti si interessa alla fine che possono fare i civili. Tutti si concentrano sul loro tornaconto e sui risultati ottenuti. Questo rende ancora più colpevole uno Stato, quando anziché proteggere il proprio popolo lo espone a rischi inutili solo per una manciata di potere, che durerà qualche anno in più sulla tacca della vita di chi « guida » un Paese.

E mentre Hezbollah e Hassan Nasrallah negano qualsiasi legame con l’accaduto e smentiscono la presenza di siti di armi all’interno del porto, arriva una dichiarazione ufficiale che fa tremare le fondamenta dell’Organizzazione. Lo scorso 10 agosto, l’ex segretario generale di Hezbollah, lo sceicco Subhi al-Tufayli, ha accusato Nasrallah di essere dietro i bombardamenti e la devastazione di Beirut e del Libano tutto.

In un discorso videoregistrato da lui stesso, Tufayli ha detto: « La resistenza è ora nelle mani di ladri e traditori, e chiaramente il Segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah è al di sopra del Presidente della Repubblica e del Presidente del Parlamento, quindi al di sopra di Hassan Diab, ed è lui che controlla la regione come fosse una persona libanese, celandosi dietro Diab. Il regime iraniano al potere… » – continua nel video- « …questa non è resistenza … dal 2000 non c’è più stata resistenza. Ci sono solo armi che servono il nemico sionista, ci sono armi che hanno distrutto Siria, Yemen, Iraq e Libano e bombardato Beirut ». Aggiungendo che: « La sicurezza locale non può muoversi senza l’approvazione dell’Iran… ».

Dal suo canto, il figlio maggiore dell’ex primo ministro libanese Rafik Hariri, Bahaa Hariri, ha rotto il silenzio su quello che definisce l’attentato al porto di Beirut, sottolineando che Hezbollah ha la sua responsabilità. Chiedendo l’intervento di un comitato di indagine internazionale sull’incidente.

Hariri avrebbe altresì sottolineato che « La milizia di Hezbollah ha il completo controllo del Libano, compreso il porto di Beirut dove è avvenuta l’esplosione. Il paese è crollato ed ora è completamente collassato a causa della presenza di questa irresponsabile autorità nel governo e della sua alleanza diretta con Hezbollah », ha continuato « Chiedo la formazione di un comitato internazionale per indagare sull’incidente, poiché il popolo libanese non crede al proprio governo attuale, e non si fida di alcun risultato raggiunto dal comitato locale che si è formato ».

Hariri ha elogiato la recente posizione del patriarca maronita in Libano, il cardinale Bechara Al-Rahi, sulla « necessità della neutralità del Libano ».

Nonostante si ipotizzi che l’esplosione sia stata « accidentale », ciò non ha assolto Hezbollah né ha escluso la sua responsabilità sull’incidente. Questo a causa delle attività sospette operate dalla milizia nel porto di Beirut. Una delle ipotesi più accreditate sarebbe quella per cui l’Iran, a causa della difficoltà e dei pericoli nel trasportare missili nel sud del Libano, avrebbe deciso di creare un Hub apposito da utilizzare, in sostituzione dei trasporti, come fabbrica per la creazione di missili all’interno del Libano stesso. A rafforzare la tesi, il fatto che il nitrato di ammonio (elemento base per l’industria missilistica), nonostante fosse lì dal 2013 non sia mai stato trasportato altrove ed evaso.

A margine e non troppo su questa vicenda, sono riprese le proteste dei libanesi davanti ai palazzi del potere. Uomini e Donne che scossi da un “urto” così devastante hanno finalmente aperto gli occhi sulla realtà che li vede coinvolti in prima linea.

Come in Matrix sono stati messi davanti alla scelta: « Pillola blu o pillola rossa? ». Come in ogni « copione » che la vita ci offre, la scelta più coraggiosa risulta sempre la più dolorosa. La situazione vissuta dai libanesi si è palesata come la realtà e non l’eccezione del momento. Come già accennato, adesso è l’inizio della « rivoluzione » in senso lato.

Un popolo che non osserva più passivo, che ha sempre lottato e che si è svegliato dalla sedazione in cui era stato catapultato. Davanti ai palazzi del potere urlano alla giustizia e pretendono rappresentanti degni del popolo del Paese dei cedri. Forse questa tragedia, metterà fine a quel gioco politico che impone costantemente la presenza di Hezbollah, guidando la scelta del presidente, del gabinetto e sperperando i beni che appartengono ai libanesi.

I libanesi temono che a causa della corruzione dovuta alla presenza di Hezbollah, la regione possa essere isolata dal resto del mondo arabo ed internazionale. Le domande che si pongono sono semplici. Come possono i Paesi amici sostenere il Libano, se questo mette a capo del proprio governo esponenti terroristi? Avere presenze del genere al potere inevitabilmente sostiene i loro piani, quindi chi potrebbe sostenerci se prima non cambiamo i vertici? Come vincere un’organizzazione simile, che condanna a morte i suoi cittadini e manipola le loro vite?

Probabilmente, solo una seria inchiesta internazionale, scevra da contaminazioni interne e che metta luce sull’accaduto, potrebbe palesare ancor meglio i dubbi in essere sulla situazione. Ma per sradicare definitivamente questo cancro in seno a « Beirut » sarà necessaria la collaborazione e la volontà di tutti i libanesi. Cambiamento che dovrà partire prima di tutto dalle loro azioni, dalla loro volontà. Se loro, non crederanno e non si impegneranno per stravolgere l’attuale realtà, nessun Paese esterno potrà aiutarli nel giusto modo. Ma i libanesi sono un popolo forte ed orgoglioso e rinasceranno come la Fenice dalle ceneri di questo ennesimo disastro.

(Giusy Criscuolo – Report Difesa).  (L’articolo)