Migliaia di cittadini libanesi sono scesi in strada oggi a Beirut per protestare e commemorare le vittime delle esplosioni che hanno colpito la zona del porto della capitale martedì scorso. Il « Sabato della rabbia » si è subito trasformato in un sabato di guerriglia urbana: migliaia di manifestanti hanno preso il controllo del centro della città e occupato diversi palazzi del potere, a partire dal ministero degli Esteri. Il primo bilancio degli scontri è pesante: un agente morto e almeno 230 feriti, di cui una sessantina ricoverati.Il primo ad essere assaltato è stato il ministero degli Esteri. Nel « quartiere generale della rivolta », come era stato ribattezzato dai manifestanti prima che lo abbandonassero in serata, sono state rimosse e bruciate le foto del presidente della Repubblica Michel Aoun davanti alle telecamere dei canali libanesi.
Poi sono stati presi d’assalto anche i ministeri dell’Economia, dell’Ambiente, dell’Energia e del Commercio così come la sede dell’Associazione delle banche. I dimostranti non ce l’hanno fatta invece a raggiungere il Parlamento, protetto da un cordone di sicurezza di polizia (I miliziani di Nabih Berri, presidente della Camera dei deputati) ed esercito.
La rabbia della piazza non ha risparmiato nessuno. « Siete tutti assassini », hanno ripetuto i cittadini, che si sono presentati con i manichini dei principali « imputati » per la tragedia nel porto e per il fallimento dello Stato, appesi a un finto patibolo: il presidente Michel Aoun, il premier Hassan Diab e il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah: « Tutti da impiccare ».
In centinaia hanno scandito « Hezbollah terrorista » scatenando l’ira dei militanti islamisti che hanno tentato di sfondare il cordone della polizia e di attaccare i ribelli senza riuscirci. Le forze dell’ordine hanno sparato pallottole di gomma e gas lacrimogeni. (TV/Media)