Tragico disastro in Libano. Due potenti esplosioni hanno devastato il porto di Beirut, travolgendo nell’onda d’urto persone, veicoli ed edifici. Il bilancio provvisorio comunicato dal ministro della Salute, Hassan Hamad, parla di almeno 70 morti e 3.700 feriti. E si diffonde il timore per la nube tossica provocata dall’incendio di sostanze chimiche. Tra i feriti c’è un militare del contingente italiano dell’UNIFIL, in modo non grave; altri sono sotto osservazione perché in stato di choc. I danni provocati dalle deflagrazioni sono ingenti. Diverse persone sono intrappolate sotto le macerie degli edifici distrutti dalle esplosioni. Secondo quanto reso noto da una fonte della sicurezza, le deflagrazioni sarebbero scaturite da « un carico di nitrato di sodio » sequestrato un anno fa e tenuto nel magazzino. Il nitrato di sodio viene usato in composti esplosivi. L’onda d’urto ha investito un’estesa area della città, danneggiando diversi edifici e provocando il panico tra la gente. Gli ospedali della capitale sono al collasso. La Croce Rossa Libanese ha rivolto un appello urgente per chiedere sangue, « tutti i tipi di sangue ». Sono stati attivati centri di raccolta in tutto il Paese.
La Croce rossa libanese ha precisato che sono « più di 30 le nostre squadre che stanno rispondendo all’esplosione ». Sul proprio account Twitter ha lanciato un appello perché siano lasciate libere le strade per il passaggio delle ambulanze. Secondo quanto riferisce su Twitter la corrispondente del quotidiano emiratino The National, Joyce Karam, una delle due deflagrazioni avrebbe avuto luogo nelle vicinanze della residenza dell’ex primo ministro Saad Hariri. Il presidente Michel Aoun ha convocato per questa sera una « riunione urgente » del consiglio superiore della Difesa. Fonti politiche israeliane hanno affermato che « Israele non è coinvolto » nell’esplosione. La Farnesina, attraverso l’Unità di crisi e l’ambasciata in Libano, si è attivata per prestare ogni possibile assistenza ai connazionali presenti nel Paese e continua a monitorare la situazione. Lo riferiscono fonti del ministero degli Esteri. Diversi media ricordano che il Tribunale speciale dell’Onu sull’assassinio dell’ex premier Rafik Hariri – padre di Saad – debba a breve emettere il suo verdetto. I quattro imputati, in contumacia, sono membri delle milizie sciite filo iraniane di Hezbollah, che hanno sempre negato di avere avuto un ruolo nella morte dell’ex premier. Poco prima, sempre a Beirut, erano scoppiati scontri tra le forze di sicurezza libanesi e i manifestanti scesi in piazza nei pressi del ministero dell’Energia per protestare contro le interruzioni di energia elettrica che possono durare fino a 20 ore. Stando a quanto riportato dai media libanesi, i dimostranti hanno marciato verso il ministero per protestare contro la « corruzione e anni di malgoverno » e gli scontri sono scoppiati quando gli agenti hanno cercato di allontanarli. Il Libano sta attraversando la peggiore crisi economica dai tempi della guerra civile. Ieri, il ministro degli Esteri Nassif Hitti si è dimesso ammonendo sul rischio che il Paese stia diventando « uno Stato fallito », deplorando « l’assenza di una reale volontà di intraprendere una riforma strutturale e totale, necessaria e richiesta dalla nostra società e dalla comunità internazionale ». Hitti era membro del governo nato alla fine di gennaio, dopo le dimissioni di Saad Hariri e del suo esecutivo causate dalle proteste di piazza.