Il Cairo si unisce ad Atene contro attività turche nel Mediterraneo orientale

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(Roma 2 agosto 2020). L’Egitto ha dichiarato, il primo agosto, che parte delle rilevazioni sismiche che sono state pianificate dalla Turchia nel Mediterraneo orientale tra il 21 luglio e il 2 agosto sconfinerebbero nella Zona economica esclusiva (ZEE) egiziana e, per questo, ha espresso ferma opposizione a tali operazioni.

Il portavoce del Ministero degli Esteri de Il Cairo, Ahmed Hafez, ha rilasciato una dichiarazione in cui è stato reso noto che l’Egitto si oppone all’intrusione nella propria ZEE di una nave turca, la quale si ritiene svolga attività in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) e della legge internazionale. Per Il Cairo, le attività turche sono da considerare violazioni dei suoi diritti sovrani nella propria ZEE nel Mediterraneo orientale e, per tanto, i risultati delle operazioni condotte in tale area non saranno riconosciuti dall’Egitto. Il Ministero degli Esteri de Il Cairo ha ritenuto le mosse turche una «violazione e un attacco ai diritti di sovranità dell’Egitto».

Lo scorso 21 luglio, Ankara aveva rilasciato un avviso Navtex, che è il sistema internazionale di sicurezza marittima, nel quale aveva annunciato che una nave turca avrebbe condotto rilevazioni sismiche tra il 21 luglio e il 2 agosto a Sud e a Est dell’isola greca di Kastellorizo, mettendo in allerta la marina greca. In tal caso, Ankara aveva annunciato che sarebbe stata l’imbarcazione Oruc Reis a condurre l’indagine. Parallelamente, nella stessa data, due caccia F-16 turchi erano entrati nello spazio aereo greco e avevano sorvolato gli isolotti di Strongyli e Megisti vicino a Kastellorizo.

Da parte sua, il 22 luglio, la Grecia aveva quindi emesso un avviso analogo, specificando che una «stazione non autorizzata» aveva trasmesso un Navtex nell’area di servizio di Atene, «riferendosi ad attività non autorizzate e illegali in un’area che si sovrappone alla piattaforma continentale greca». Il successivo 24 luglio, il quotidiano greco Ekathimerini aveva però annunciato una progressiva de-escalation delle tensioni createsi nel Mediterraneo orientale tra Grecia e Turchia e, tre giorni dopo, Atene aveva comunicato che le navi della marina turca avevano lasciato l’area al largo dell’isola di Kastellorizo. Il 28 luglio, Ankara aveva quindi annunciato la propria intenzione di sospendere l’attività di esplorazione nei pressi di Kastellorizo, per tentare di riprendere il dialogo con Atene.

Lo stesso 28 luglio, tuttavia, la Turchia aveva anche rilasciato un nuovo Navtex, con il quale aveva annunciato che la nave di ricerca sismica Barbaros avrebbe condotto attività di ricerca all’interno della ZEE di Cipro, a Sud e Sud-Est di Famagosta, per l’esplorazione di petrolio e gas, dal 28 luglio al 20 settembre. Il giorno successivo, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, aveva poi dichiarato che Ankara proseguirà con le sue attività nel Mediterraneo orientale e nell’Egeo, continuando ad esercitare quelli che ha definito i diritti sovrani del suo Paese.

Il 30 luglio, la Barbaros è stata quindi avvistata al largo delle coste di Cipro, suscitando più critiche, anche da parte greca. Il ministro degli Esteri di Atene, Nikos Dendias, ha da subito definito le azioni di Ankara «una palese violazione dei diritti sovrani degli Stati membri dell’Unione Europea», mentre il Dipartimento di Stato USA che ha ritenuto «provocatoria» la mossa turca.

L’annuncio delle rilevazioni e i Navtex da parte turca hanno incrementato le tensioni tra Ankara da un lato e Atene e Nicosia dall’altro. Queste ultime sono entrambe legate, invece, da strette relazioni con Il Cairo. A detta di alcuni, un eventuale intervento turco nel Mediterraneo orientale sarebbe motivato dalla volontà di Ankara di impedire un accordo sulla delimitazione di una ZEE proprio tra la Grecia e l’Egitto, attualmente in discussione tra i due Paesi.

Da un lato, le difficoltà tra Turchia e Cipro sono legate alle rivendicazioni di Ankara in merito ai propri diritti in alcune aree del Mediterraneo orientale, ritenute invece illecite da Nicosia, dove, il 3 maggio 2019, Ankara aveva avviatole proprie attività di trivellazione, ritenute illecite dalla comunità internazionale. A detta dei vertici turchi, invece, tali azioni sarebbero in difesa degli interessi dei turco-ciprioti. Dall’altro le tensioni con la Grecia, oltre a coinvolgere la questione di Cipro, riguardano soprattutto le dispute in materia di diritti minerari nel Mar Egeo, all’interno delle quali si inseriscono i sorvoli non autorizzati dei caccia turchi nello spazio aereo della Grecia.

(Camilla Canestri – Sicurezza Internazionale). (L’articolo)