(Roma-16 luglio 2020). Ancora difficoltà e proteste in Libano contro il carovita e la corruzione in un contesto di crisi aggravata dalla pandemia. La comunità internazionale, afferma il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, non risponde sufficientemente alle richieste di aiuto di Beirut e guarda con preoccupazione la presenza al governo degli sciiti filoiraniani hezbollah. Il porporato propone una soluzione: l’Onu voti lo status di neutralità del Paese.
Da mesi il Libano attraversa una profonda crisi sociale, economica e politica, aggravata dalla pandemia. Dopo uno stallo politico-istituzionale durato almeno due anni il Paese ha ora un governo fortemente criticato dalla piazza. Continuano infatti le manifestazioni popolari contro il carovita e la corruzione. Gran parte della popolazione è alla fame, afferma ai nostri microfoni il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, e ora occorre una svolta, affinchè la comunità internazionale si rivolga al Libano per rispondere alla richiesta di aiuto fatta da Beirut.
Una neutralità necessaria
La crisi politica ha generato le difficoltà economiche e sociali. Nel parlamento libanese c’è una profonda divisione, dovuta alla presenza del gruppo sciita filoiraniano degli hezbollah, che ha un forte coinvolgimento nelle questioni internazionali dei Paesi vicini. Tutta questa situazione sta portando alla fame gran parte della popolazione. La mobilitazione della Chiesa, delle Caritas e delle organizzazioni umanitarie è forte di fronte ad una disoccupazione che naviga al 50%. C’è ovunque un grande bisogno, ma, prima di intervenire in aiuto del Libano, la comunità chiede la soluzione delle questioni politiche e riforme. Ma in questo momento – afferma il cardinale Béchara Boutros Raï – l’azione del governo è bloccata da una forte opposizione interna. Di fronte a queste difficoltà è opportuno, per il porporato, chiedere all’Onu la dichiarazione di Status di neutralità per il Libano. Questa decisione sbloccherebbe – afferma – la posizione di attesa della comunità internazionale.
Il pluralismo, salvezza del Libano
Nella situazione attuale l’assetto istituzionale pluriconfessionale libanese rappresenta una garanzia per la pacifica convivenza e il dialogo. Cristiani maroniti, sunniti e sciiti hanno un loro preciso ruolo nella presidenza, nel governo e nel parlamento. La condivisione del potere e delle responsabilità di governo garantisce una risposta efficace ad ogni eventuale frizione. Non sarebbe stato possibile, al contrario, per un Paese di poco più di 4 milioni di abitanti, accogliere almeno 2 milioni di profughi siriani, in fuga da una guerra decennale, e palestinesi. Ma di certo, ricorda il cardinale Béchara Raï, non è semplice gestire una situazione del genere. La soluzione ideale sarebbe che i profughi tornassero nei luoghi d’origine, ma finchè c’è una guerra in corso ciò non è possibile. Bisogna salvare questo Paese accogliente, esorta il cardinale, e lo status della neutralità è la soluzione ai gravissimi problemi che stiamo affrontando.
(Giancarlo La Vella – Città del Vaticano). (Vatican News)