(Roma, 26 dicembre 2025). Dopo la fine del califfato in Siria e Iraq e la morte di al-Baghdadi, la rete jihadista continua a colpire e a ispirare violenze. Washington rafforza le operazioni militari, mentre crescono i timori per nuove azioni da parte di gruppi affiliati ed emuli in Europa e negli USA
L’attacco degli Stati Uniti lanciato in Nigeria contro il terrorismo ha riportato alla ribalta l’organizzazione dello Stato Islamico come nemico numero uno di Washington. Il bombardamento di alcune postazioni della rete terroristica è arrivato dopo che il presidente americano Donald Trump aveva ordinato, a novembre, al Pentagono di preparare un intervento militare in difesa delle comunità cristiane attaccate dai militanti islamici.
Sebbene il gruppo non controlli più gran parte della regione mediorientale, lo Stato Islamico, o Isis come viene comunemente chiamato, continua a condurre operazioni terroristiche in alcune zone dell’Asia e dell’Africa e a ispirare attentati in Usa e in Europa.
Le origini e la nascita del califfato
Lo Stato Islamico è un gruppo di ispirazione sunnita, considerato erede di Al Qaeda, regista degli attacchi alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Diventata una rete autonoma nel 2013, sotto la guida di Abu Bakr al-Baghdadi, l’Isis sfruttò l’instabilità generata in Siria dalla guerra civile per conquistare spazio. L’anno successivo, l’organizzazione militante conquistò Mosul, la seconda città più grande dell’Iraq, e si autoproclamò califfato, cioè uno stato governato secondo i principi islamici. Nell’estate dello stesso anno, il 2014, l’Isis prese il controllo di altre città sia in Siria sia in Iraq, conducendo rapimenti, esecuzioni sommarie nelle piazze pubbliche e ispirando una serie di attentati in tutta Europa.
L’uccisione di al-Baghdadi e la ripresa in Siria
Le strade con Trump si sono drammaticamente incrociate nell’ottobre del 2019 quando il presidente americano annunciò l’uccisione del leader dell’Isis, al-Baghdadi. « Abbiamo spazzato via a marzo il suo califfato », aveva aggiunto. Secondo esperti citati dal New York Times, il gruppo islamico si è indebolito in Iraq ma mostrerebbe segnali di ripresa in Siria, oltre a ispirare nuovi combattenti anche negli Stati Uniti.
Attacchi ispirati e la minaccia interna
Quasi un anno fa, l’1 gennaio del 2025, un uomo di 42 anni arrivato dal Texas travolse con il suo pickup e uccise 15 persone che stavano camminando lungo una strada centrale di New Orleans, Bourbon Street. L’attentatore aveva messo sul suo veicolo una bandiera dello Stato Islamico. Quest’anno in molti eventi celebrativi del nuovo anno sono previste misure di sicurezza rafforzate, anche perché il timore è che possano esserci emuli dell’attentatore texano. Secondo l’intelligence americana, sono almeno cinque gli attacchi condotti direttamente dallo Stato Islamico attraverso militanti addestrati nei campi in Iraq e Siria.
I principali attentati in occidente
Tra questi figura l’attentato con il bilancio più grave: i 130 morti vittime degli attacchi coordinati a Parigi nel novembre 2015, quando i terroristi spararono per strada, nei ristoranti, vicino allo stadio e al Bataclan, dove si teneva un concerto. Attentati suicida condotti alla metropolitana e all’aeroporto di Bruxelles nel marzo 2016 provocarono trentadue morti. Al lungo elenco di sangue vanno aggiunti attentati portati a termine da persone che si sono ispirate all’Isis, l’ultimo dei quali è l’attacco a Bondi Beach, in Australia, dove la gente si era radunata per celebrare la festività ebraica di Hanukkah. Padre e figlio, seguaci dell’Isis, hanno ucciso quindici persone.
La minaccia globale: l’espansione dell’isis-k
Il Pentagono ritiene che almeno ventimila combattenti dello Stato Islamico si trovino in una ventina di zone in tutta la Siria. All’Isis si è aggiunto negli ultimi dieci anni l’Isis-K, il gruppo affiliato che ha condotto attacchi in Afghanistan e che, secondo gli 007 americani, si sta sviluppando nella regione del Sahel, in Africa. La lettera K unita a Isis indica il Khorasan, la regione storica che comprende Afghanistan, Pakistan, Iran e Asia Centrale. Il gruppo è jihadista estremista nato nel 2015 e ha giurato fedeltà all’organizzazione madre. È nemico sia dell’Occidente sia dei Talebani ed è considerato tra i più pericolosi al mondo. Gruppi legati alla rete vengono segnalati in Nigeria, nella Repubblica democratica del Congo e in Mozambico.
Di Massimo Basile. (AGI)