(Roma, 19 dicembre 2025). L’ambizioso “Piano A” sui beni russi congelati promosso dal cancelliere tedesco Friedrich Merz e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è naufragato. L’idea di finanziare un prestito all’Ucraina utilizzando i circa 210 miliardi di euro di asset statali russi congelati si è rivelata, come i critici avevano previsto fin dall’inizio, una proposta giuridicamente controversa e carica di rischi imprevedibili.
In un vertice europeo durato 16 ore a Bruxelles, i leader dell’Unione Europea hanno infatti mancato l’obiettivo di utilizzare gli asset russi congelati per finanziare l’Ucraina, segnando un clamoroso flop per i cosiddetti “falchi” della politica estera UE. Al centro di questa débâcle ci sono proprio loro, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, che per settimane avevano spinto con forza per un piano estremamente controverso – anche per la Bce – volto a sequestrare fino a 210 miliardi di euro di beni statali russi immobilizzati. Invece, i capi di governo hanno optato per un piano di riserva d’emergenza basato sul debito congiunto UE, promosso soprattutto dal primo ministro belga Bart De Wever e sostenuto anche dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Per quest’ultima “ha prevalso il buon senso” con una “soluzione che ha una base solida sul piano giuridico e finanziario”.
Il Belgio, presso cui la maggior parte di questi fondi è custodita dal fornitore di servizi finanziari Euroclear, ha da subito rifiutato categoricamente di assumersi la responsabilità per eventuali contropretese russe. E ha vinto.
Altro flop per i falchi
Questo esito rappresenta non solo un fallimento tecnico, ma un colpo alla credibilità dei falchi europei, che puntavano a “punire” Vladimir Putin sottraendogli direttamente risorse finanziarie. Come ha sottolineato De Wever al termine del summit, “la politica non è un lavoro emotivo” e “la razionalità ha prevalso”.
Il piano originale è stato accantonato in favore di un prestito di 90 miliardi di euro all’Ucraina su due anni, garantito dal bilancio comune UE. Un’opzione che ha convinto i Paesi del Sud Europa, ma che ha incontrato la resistenza di Germania e alleati nordici, tradizionalmente contrari a mutualizzare debiti con nazioni più indebitate.
Il summit si è concluso alle 3 del mattino con un accordo che permette a tutti di “rivendicare vittoria”, come ha dichiarato la Prima Ministra danese Mette Frederiksen: “Il risultato è che il nostro sostegno all’Ucraina è garantito”. Tuttavia, dietro la propaganda dei leader europei che oggi cantano vittoria, la realtà è diversa: l’UE politicamente non esiste e lo dimostra il fatto che Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno scelto di non partecipare al piano adottato ieri.
Smacco per Merz e Ursula
Per Von der Leyen e Merz, questo è un doppio smacco. La Commissione UE e Berlino avevano esercitato pressioni intense sui Paesi membri per finalizzare il sequestro degli asset russi, visto come un segnale forte di solidarietà con Kiev e di deterrenza verso Mosca. Invece, l’esito rafforza l’immagine di un’Europa divisa e pragmatica, costretta a finanziare l’Ucraina “dal proprio portafoglio”, come ha osservato l’analista Wolfgang Münchau in un commento acuto su X (ex Twitter).
Münchau, fondatore di Eurointelligence, ha smascherato l’ipocrisia dei falchi: “L’accordo sul sequestro è davvero morto. L’UE pagherà i 90 miliardi per l’Ucraina dalle sue tasche. Ora che sono soldi propri dell’UE in gioco, la diplomazia sta già cambiando. Macron ha detto ieri sera che l’UE dovrebbe riconnettersi con Putin. Il bellicismo nell’UE era in gran parte un’illusione monetaria – altri che pagavano. Ora che l’UE deve mettere i soldi, aspettatevi di sentire molti più appelli alla pace.”
Insomma, come spiega bene Münchau, un certo fervore anti-russo di leader come Von der Leyen e Merz era – in parte – alimentato dalla prospettiva di usare fondi “altrui” – quelli russi – senza intaccare direttamente i bilanci nazionali. Ora la musica cambia.
Merz criticato in Germania
Come osserva il Berliner Zeitung, per Merz la sconfitta è pesantissima. “Prima del vertice – sottolinea il quotidiano tedesco in un’analisi – aveva proclamato che non esisteva alcuna alternativa al suo piano, il risultato rappresenta una sconfitta amara. Ora, in ogni caso, esiste un Piano B, che secondo il Cancelliere federale non avrebbe dovuto esistere affatto. I suoi ultimatum sono stati semplicemente ignorati. La sua autorità in Europa, dopo questo vertice, è compromessa“.
Da Mosca, nel frattempo, arrivano reazioni positive. Kirill Dmitriev, rappresentante speciale del presidente russo per la cooperazione economica con i paesi stranieri e amministratore delegato del Fondo russo per gli investimenti diretti (RDIF), ha affermato che “abbandonare il piano illegale dell’Ue di utilizzare risorse russe per finanziare l’Ucraina sarebbe una grande vittoria per la legge e il buon senso”.
Di Roberto Vivaldelli. (Inside Over)