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L’Arabia Saudita a Trump : normalizzazione con Israele solo in cambio dello Stato palestinese

(Roma, 14 novembre 2025). Alla vigilia dell’incontro del 18 novembre tra Mohammed bin Salman e Donald Trump, l’Arabia Saudita ha ribadito a Washington che la normalizzazione con Israele non avverrà senza un impegno concreto verso la creazione di uno Stato palestinese. È la stessa posizione che Riad sostiene da anni, ma il contesto è mutato: dopo la guerra di Gaza, il principe ereditario saudita deve tenere insieme il suo ruolo di alleato strategico degli Stati Uniti e la sua immagine di custode dei luoghi santi dell’Islam, in un mondo arabo ancora profondamente ostile a Israele.

Una diplomazia prudente e strategica

MBS, consapevole della delicatezza del dossier, cerca di evitare errori diplomatici che possano alienargli il consenso interno e quello regionale. La sua priorità, prima di ogni annuncio ufficiale, è allineare le posizioni con Washington e ottenere da Trump garanzie più esplicite a favore della causa palestinese. Come osserva Jonathan Panikoff, ex vice responsabile dell’intelligence statunitense per il Medio Oriente, il principe intende “usare la sua influenza per spingere la Casa Bianca a riconoscere apertamente la necessità di uno Stato palestinese sovrano”.

La resistenza israeliana e l’impasse politica

Israele, tuttavia, resta fermamente contrario a ogni prospettiva di Stato palestinese. Il premier Benjamin Netanyahu non intende né concedere un ruolo all’Autorità Palestinese a Gaza, né impegnarsi in un processo negoziale che limiti la libertà d’azione israeliana. Ciò rende quasi impossibile soddisfare le condizioni di Riad. Per i sauditi, senza un ritiro chiaro da Gaza, lo spiegamento di una forza di protezione internazionale e il ritorno dell’Autorità Palestinese, la normalizzazione rimarrebbe una resa politica, non un accordo di pace.

Il patto di difesa con Washington

Sul tavolo del 18 novembre, oltre al dossier israelo-palestinese, vi sarà un accordo di difesa destinato a ridefinire la relazione strategica tra Stati Uniti e Arabia Saudita. Il patto, modellato sull’intesa con il Qatar, rafforzerà la cooperazione militare e tecnologica e garantirà a Riad un ombrello di sicurezza americano. Tuttavia, non sarà il trattato vincolante che il Regno desiderava: più che una garanzia definitiva, rappresenta un compromesso politico utile a MBS per consolidare il legame con Washington e contenere l’influenza iraniana nel Golfo.

Geopolitica del possibile

In un Medio Oriente dove ogni alleanza è negoziata sul filo dell’ambiguità, l’Arabia Saudita gioca su più tavoli: rassicura gli Stati Uniti, misura le proprie distanze da Israele e cerca di preservare il consenso del mondo islamico. Trump punta a presentare un successo diplomatico, ma Riad non intende concederglielo senza contropartite reali. La normalizzazione resta un obiettivo strategico, ma differita nel tempo: una carta da giocare quando le condizioni — politiche, regionali e simboliche — saranno finalmente favorevoli.

Di Giuseppe Gagliano. (Inside Over)

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