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Arrestato in Libia il generale Almasri. E’ di nuovo polemica politica in Italia

(Roma, 06 novembre 2025). L’ufficiale rinviato a giudizio per avere torturato migranti e provocato la morte di uno di loro. Le opposizioni: « Figuraccia del nostro governo ». Chigi, « a conoscenza del mandato di cattura libico già prima del rimpatrio »

La procura generale libica ha ordinato l’arresto di Osama Almasri Najim. Lo scrive l’emittente libica Libya24 sul suo profilo Facebook. Almasri è stato rinviato a giudizio per avere torturato migranti e provocato la morte di uno di loro.

Almasri, già capo della polizia giudiziaria, è ora « in detenzione preventiva » disposta dal procuratore generale Sadiq al Sour, ha spiegato l’emittente Alahrar, dopo indagini sulla morte di un prigioniero nella Fondazione per la riforma e la riabilitazione, struttura carceraria di Tripoli. Vi sarebbe state violenze su almeno 10 detenuti e le prove raccolte erano tali da giustificare l’arresto, ha spiegato la tv.

Almasri è da tempo oggetto di un mandato d’arresto della CPI per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dal 15 febbraio 2015. In base a questo mandato era stato arrestato lo scorso 19 gennaio in un hotel di Torino, poi rilasciato due giorni dopo su ordine della Corte d’Appello di Roma per irregolarità procedurali e immediatamente portato a Tripoli a bordo di un aereo noleggiato dallo Stato italiano.

Per questa vicenda il tribunale dei ministri aveva chiesto l’autorizzazione a procedere, poi negata da Montecitorio il 9 ottobre scorso, per il Guardasigilli Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.

Le opposizioni, « figuraccia del governo italiano »

Tutte le opposizioni chiedono alla Camera una informativa urgente del governo Meloni dopo la notizia dell’arresto di Almasri da parte della Libia. « Il governo fa fare al nostro Paese una figuraccia internazionale », attaccano Pd, M5s, Avs, Iv, Azione e Più Europa. « Il governo ha ridotto l’Italia a dover prendere lezioni di diritto dalla Libia », è il tenore degli interventi che si sono succeduti in Aula.

Federico Cafiero De Raho per M5s è stato il primo ad intervenire alla ripresa della seduta dell’Aula di Montecitorio, chiedendo una informativa urgente del governo alla luce della « immagine deprecabile » che l’esecutivo ha fatto fare al Paese, « quello che non abbiamo fatto noi lo fa la Libia, e ora il governo deve spiegarci perchè ha posto in essere un atteggiamento così grave. Vorremo avere informazioni dettagliate dal governo, è inaccettabile che noi lo riaccompagniamo a casa e la Libia arresta Almasri per gli stessi motivi per cui noi lo rimandiamo a casa ».

Anche Avs con Marco Grimaldi si è associata alla richiesta: « Spero che il governo abbia tirato un sospiro di sollievo, che sia stato felice » dell’arresto, ha ironizzato il vice capogruppo dei rossoverdi. La « verità è che oggi un torturatore, un assassino, uno stupratore è stato finalmente arrestato. Siamo riusciti a fare una figuraccia mondiale in tutto il globo terracqueo… », ha concluso tornando ad ironizzare sulle parole pronunciate dalla premier Meloni in occasione della lotta ai trafficanti di esseri umani.

La responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani ha incalzato: « Quanto accaduto è di una gravità inaudita. Dopo la tragedia di Cutro Meloni disse che avrebbe rincorso i trafficanti di uomini in tutto il globo terracqueo e uno di quei criminali noi lo avevamo arrestato e ringrazio le forze di polizia che hanno eseguito il mandato di arresto emesso dalla Cpi. Ebbene Nordio è venuto qui a raccontarci tre o quattro storie diverse, Piantedosi ha detto che era per sicurezza nazionale e Mantovano ha ritenuto di riaccompagnarlo a casa con un volo di Stato. Abbiamo perso credibilità, è una vicenda inaccettabile e ci avete anche preso in giro… siete scappati alle responsabilità giudiziarie ma ora non potete scappare dalle responsabilità politiche ».

Serracchiani ha quindi chiesto a maggioranza e governo di « fermarsi » sul conflitto di attribuzione sollevato per Bartolozzi, « perchè oltre all’ignominia continuate a utilizzare in modo strumentale le istituzioni ». Per Davide Faraone di Iv « i fatti si commentino da soli, l’Italia ha preso lezioni di giustizia dalla Libia, non certo la culla del diritto… avete perso la faccia e l’avete fatta perdere al Paese. Per favore non mandateci più Tajani… Scegliete un ministro a sorte e che sia almeno qualcuno che ci dice come stanno le cose… », ha poi concluso.

Per Benedetto Della Vedova di Più Europa « la cosa particolarmente grave e anche umiliante per l’Italia è che avevamo provato in ogni modo e per tempo a chiedere un atteggiamento diverso al governo che invece ha reagito cambiando posizione, raccontando una storia diversa a seconda del ministro e delle circostanze e dopo il danno si aggiunge la beffa: una lezione da stato di diritto che viene dal governo libico ». Infine il capogruppo di Azione Matteo Richetti: « C’è molto da riflettere sulla gravità delle azioni messe in campo dal governo ».

Tajani, « non me ne sto occupando »

« Non me ne sto occupando ». Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani rispondendo a chi, in Transatlantico alla Camera, gli chiedeva un commento sull’arresto di Osama Al-Masri.

Palazzo Chigi, « a conoscenza del mandato di cattura prima del rimpatrio »

« L’esecutivo italiano era bene a conoscenza dell’esistenza di un mandato di cattura emesso dalla Procura Generale di Tripoli a carico del libico Almasri già dal 20 gennaio 2025″. E’ quanto si apprende da fonti di governo, che spiegano come in quella data il ministero degli Esteri italiano avesse ricevuto, pressochè contestualmente con l’emissione del mandato di cattura internazionale della Procura presso la Corte Penale internazionale de L’Aja, una richiesta di estradizione da parte dell’Autorità giudiziaria libica. Questo dato – proseguono le stesse fonti – ha costituito una delle fondamentali ragioni per le quali il governo italiano ha giustificato alla Cpi la mancata consegna di Almasri e la sua immediata espulsione proprio verso la Libia. Tutto ciò – spiegano – è facilmente riscontrabile da chiunque sul sito della Corte, ed è stato ampiamente illustrato in sede di Tribunale dei ministri, di Giunta per le autorizzazioni della Camera e nell’Aula della stessa Camera: è pertanto singolare che questo elemento, obiettivo e pubblico, rappresenti una assoluta novità per tanti esponenti delle opposizioni ».

« La novità reale rispetto al 20 gennaio 2025 è invece – sottolineano le stesse fonti – quanto avvenuto a Tripoli con gli scontri armati scoppiati nel maggio 2025, innescati dall’uccisione di Abdelghani Gnewa Al Kikli. A seguito di ciò, la Forza Rada, di cui Almasri è esponente di spicco, è stata indebolita militarmente e politicamente, e ha subito un ridimensionamento, con una importante cessione di fatto del monopolio delle funzioni di sicurezza delegate e della capacita’ di controllo del territorio. Proprio questo contesto di ridotta autonomia della Forza Rada – concludono – ha reso oggi il fermo di Almasri non solo materialmente possibile, ma anche funzionale a obiettivi interni del Governo di Unità Nazionale libico ».

(AGI)

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