(Roma, 03 novembre 2025). Il presidente Sergio Mattarella, inserito nella lista nera dei “russofobi” insieme ai ministri Tajani e Crosetto è stato preso di mira almeno tre volte
L’attacco all’Italia per il sostegno all’Ucraina perpetrato dalla portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova e stavolta fatto sfruttando la tragedia del crollo della Torre dei Conti a Roma, non è certo il primo. Già altre volte esponenti del governo russo, o appunto i loro portavoce, avevano preso di mira il nostro Paese per la vicinanza a Kiev dimostrata fin dall’inizio dell’invasione nel 2022.
La lista nera dei “russofobi”
Solo lo scorso giugno il presidente Sergio Mattarella, già oggetto di altri affondi da parte di Mosca, è stato inserito in un elenco pubblicato sul sito del Ministero degli Esteri russo, sorta di blacklist dei «russofobi» mondiali. In buona compagnia, visto che accanto al suo nome c’erano anche quelli di altri 13 leader di Paesi occidentali, Ue e Nato – compresi il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron, il segretario generale dell’Alleanza atlantica Mark Rutte e l’Alto commissario per la politica estera dell’Ue Kaja Kallas.
Nello specifico, a Mattarella veniva rinfacciato un parallelo da lui tracciato tra tra «la natura dell’odierna aggressione russa in Ucraina» e quella del «progetto del Terzo Reich» durante un discorso pronunciato a Marsiglia lo scorso 5 febbraio. All’epoca, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, anche lui nella lista nera di Mosca insieme al collega della Difesa, Guido Crosetto, convocò l’ambasciatore russo a Roma, Aleksej Paramonov per dirgli che l’inclusione di Mattarella costituiva una provocazione nei confronti della nostra Repubblica e del popolo italiano. Precisando che l’Italia non si era mai espressa in termini “russofobi”.
La lectio magistralis di Mattarella a Marsiglia
D’altronde la lectio magistralis tenuta da Mattarella a Marsiglia lo scorso 5 febbraio – motivo della sua inclusione nella lista nera – era stata già attaccata dalla portavoce del Ministero degli Esteri moscovita, appunto Maria Zakharova durante uno dei suoi briefing settimanali coi giornalisti. Dove aveva parlato di «dichiarazioni offensive», «parallelismi storici infondati e falsi», «elucubrazioni blasfeme». Affermando pure: «È strano e assurdo sentire elucubrazioni così blasfeme proprio da parte del presidente di un Paese che conosce bene cosa sia stato il fascismo».
Ricordando pure che, mentre la Russia «liberò l’Europa dal nazismo», il «regime di Mussolini si rese responsabile coi nazisti di crimini di guerra». Tanto da invitare il presidente a «riflettere sul fatto che oggi l’Italia, insieme ad altri Paesi Nato, continua a fornire armi letali al regime neonazista di Kiev sostenendolo incondizionatamente nei suoi crimini».
Il discorso di Mattarella a Hiroshima
Un’altra invettiva verso il presidente Mattarella era stata pronunciata a marzo, dopo la sua visita di Stato in Giappone dove aveva tenuto un discorso a Hiroshima, città simbolo della devastazione nucleare. Lì aveva pronunciato un severo monito contro la normalizzazione della minaccia atomica, chiamando direttamente in causa la Russia, denunciando quella che aveva definito una “rinnovata e pericolosa retorica nucleare” e facendo riferimento al blocco delle trattative sul Trattato di non proliferazione, al ritiro russo dal trattato che vieta i test nucleari e alle minacce indirette contro l’Ucraina.
La reazione di Mosca non si era fatta aspettare nemmeno in quell’occasione: la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, lo aveva subito accusato di perpetrare “menzogne e disinformazione”, negando che la Russia avesse mai minacciato l’Europa con armi nucleari.
Le bacchettate di Lavrov per la bocciatura della risoluzione ONU
Ancor prima, nel gennaio 2024 era stato il ministro degli Esteri Sergey Lavrov a bacchettare ancora l’Italia: per aver bocciato la risoluzione Onu proposta da Mosca di condanna dell’esaltazione del nazismo. Alla collega di Repubblica che gli aveva direttamente chiesto se la simpatia per il popolo italiano menzionata più volte da Vladimir Putin si estendesse al governo Meloni, aveva addirittura risposto per iscritto: «Le relazioni russo-italiane stanno attraversando la crisi più profonda e il governo di Roma ne è certamente responsabile». Per poi aggiungere: «È difficile immaginare quale ruolo potrebbe svolgere nella risoluzione del conflitto ucraino un Paese come l’Italia che, fin dall’inizio dell’Operazione militare speciale, è stato all’avanguardia di una linea ostile anti-russa”.
Le accuse dell’ambasciatore russo a Roma
Nel tempo, accuse molto dure al nostro Paese sono arrivate pure da parte dell’ambasciatore Alexei Paramonov che ha più volte alzato i toni contro Roma e la linea del governo Meloni. L’ultima lo scorso settembre. Quando ha parlato di «sconcerto» per «la reazione della leadership politica italiana all’incidente della presunta incursione di droni nello spazio aereo polacco, infondatamente attribuita alla Russia». In precedenza aveva invece affermato: «L’Italia ha perso l’occasione di ospitare il vertice tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente americano Donald Trump a causa della « russofobia della classe dirigente »».
Di Anna Lombardi. (La Repubblica)